Eccoci giunti alla Comparativa Supersportive 2020. Quattro delle moto a confronto sono così potenti da far apparire timida e fuori forma la quinta, la Suzuki GSXR1000R, una bestia sputa fuoco da 198 CV all’albero e 302 km/h. I riflettori sono puntati sulla nuova Honda CBR1000RR-R SP, che tra i suoi primati ha quello del nome col maggior numero di “R” mai visto prima: cinque, considerando anche il nickname Fireblade. L’effetto “wow” per chiunque sia appassionato di pista e di meccanica arriva però dai numeri del motore: oltre 215 CV all’albero di potenza di picco e un regime massimo di rotazione di circa 15.000 giri/min. Tantole basta per soffiare alla BMW S 1000 RR lo scettro di quadricilindrica di 1.000 cc più potente del mercato. È probabile, questo va detto, che la Ducati Panigale V4 R sia capace di numeri ancora più impressionanti. Tuttavia, i soli dati di cui disponiamo (che parlano di 229 CV all’albero...) sono relativi a un esemplare dotato di kit racing, e sono quindi non confrontabili con quelli delle moto in prova. Derubata del primato di potenza tra le “mille” dopo solo un anno dall’arrivo sul mercato, la belva di Monaco posa insieme alle rivali a testa alta e col petto in fuori. I suoi 213,5 CV sono un dato comunque sconvolgente e per di più culmine di una curva di erogazione esemplare. Il vantaggio ai bassi e medi nei confronti della CBR è imbarazzante e tale da permettere alla RR di rivaleggiare con (quando non di primeggiare su) le due “millecento”. La RSV4 1100 Factory è un po’ il Valentino Rossi della categoria. La longevità della sua carriera ha dell’incredibile. I primi successi in pista risalgono ormai a dodici anni fa, epoca in cui le rivali attuali non erano nemmeno idee nella testa dei progettisti. Eppure oggi è ancora qui, ai blocchi di partenza, con lo stesso entusiasmo di sempre, una competitività inossidabile e il guizzo del fuoriclasse. La novità dell’anno sono le sospensioni semiattive, che aiutano il telaio a rendere (ancora più) sfruttabile la miglior potenza del lotto: 217 CV all’albero, dato di un soffio superiore a quello della Ducati. La Panigale V4 S non è una novità assoluta come la nuova Fireblade, ma poco ci manca. Rispetto all’anno scorso cambiano carenatura, sospensioni e funzionamento del ride-by-wire.
Vi starete chiedendo il perché della mancanza della Kawasaki e della Yamaha. Lasciateci dire che siamo i primi a essere dispiaciuti della loro assenza. La versione stradale della supersportiva che da anni vince il Mondiale SBK e la sua rivale “big bang”, presenza fissa sul podio quando non vincitrice di molte nostre comparative, non dovrebbero mancare in questo confronto. La verità è che Ninja e R1 hanno ricevuto l’invito a partecipare come tutte le rivali, ma l’hanno declinato. Il no di Akashi è tutto sommato comprensibile. La ZX-10R ha qualche annetto sulle spalle e non ha mai brillato nei nostri confronti in pista. Pensare di farlo contro le rivali di ultima generazione sarebbe stato perlomeno azzardato, in effetti. Preso atto della cosa, non possiamo che unirci idealmente alla richiesta ormai insistente del pluricampione Jonathan Rea, il quale attende da tempo una Ninja tutta nuova. Per quanto con quella attuale sembri trovarsi piuttosto bene… Meno condivisibile, invece, la scelta di Iwata, che a poche ore dall’inizio della prova si è tirata fuori dai giochi dichiarando la R1 “non disponibile”. La buona notizia è che le due defezioni, per quanto non trascurabili, alterano solo di poco il peso specifico della prova. Che rimane mostruoso.