Iniziamo subito con una gran, bella, notizia. Non avendo stravolto la base di partenza, ma avendola aggiornata, la nuova Suzuki V-Strom 1050 rimane la “solita”, familiare, appagante e rassicurante V-Strom. Facile nell’approccio, con la posizione di guida naturale, comoda, e con il suo motore fluido, elastico. Il bicilindrico a V di 90° è pieno ai bassi e grintoso agli alti. Adesso, però, la V-Strom è migliorata sotto molti aspetti. Se alle caratteristiche appena descritte ci aggiungiamo infatti un’elettronica completa e davvero semplice da utilizzare, una risposta al gas diretta e “naturale’, e un cambio quickshifter con innesti ravvicinati, ben contrastati ma senza impuntamenti... beh, possiamo dire che Suzuki ha messo la toppa a quelle che potevano essere alcune lacune della versione precedente. Bella anche la grafica della nuova strumentazione, con il contagiri sul lato sinistro e la velocità al centro. Tutti i parametri sono sempre ben leggili, peccato solo che manchi la connettività con il cellulare, che la Casa ha già sulla propria sport tourer, la GSX-S1000GT.
Passiamo ora alla sorella DE. Basta salire in sella per capire che, nonostante la somiglianza, le differenze sono tante. A partire dalla seduta, che qui non è regolabile (sulla 1050 lo è fra gli 855-875 mm da terra) e si trova a 880 mm dal suolo. Non sono pochi, tutt’altro, ma il serbatoio snello e la vita stretta aiutano i “meno alti” a toccar terra in modo sufficiente. Già che siamo in tema, vi diciamo che la sella è dura, ma in maniera sana, non è cedevole, e permette di macinare tanti km senza affaticarsi. Il cupolino basso (-80 mm) e fumé è bellissimo esteticamente, ma un po’ più stretto e non tanto efficace come quello della sorella (e regolabile solo utilizzando un cacciavite). A livello di comfort, il busto è ben riparato dall'aria, ma spalle e casco rimangono più esposti. Il flusso d'aria, però, essendo costante non crea turbolenze fastidiose. Nella prova della precedente versione della V-Strom 1050 avevamo evidenziato che “per guidare in piedi servirebbe un manubrio ben più alto”, ed ecco appunto… sulla DE che, come detto nasce anche per le avventure in off road, cambia la posizione di guida. Il manubrio, oltre ad essere più largo di 20 mm per lato, è posizionato più in alto (+21,3 mm) e più vicino al busto del pilota (di 9 mm). Anche le pedane, oltre ad essere maggiorate e in acciaio, sono più avanzate (15,5 mm) e più lontane dal suolo (+5,6 mm). Queste modifiche offrono una buona posizione di guida quando si sta seduti, con schiena dritta, braccia distese, pedane ben posizionate e gambe più rilassate. Una posizione che diventa davvero azzeccata quando poi si guida in piedi.
Appena ci si mette in movimento c’è una bella sensazione di feeling e padronanza del mezzo, quella che ti permette di slalomare a passo d’uomo tra le auto e fare inversione nella stradina senza mettere i piedi a terra. Con il suo bel manubrione largo, la sensazione di controllo è tanta. Appena si alza il ritmo, la DE perde un po’ dell’agilità della V-Strom che conosciamo. Lo sterzo “leggero” da manovrare nella fase di inserimento e neutro in percorrenza della 1050 diventa leggermente più massiccio su questa DE. Serve uno sforzo maggiore per buttare in piega la moto, a favore però di una stabilità da riferimento, che infonde molta fiducia su asfalto. Anche i freni sono ai massimi livelli, con tanta potenza e altrettanta modulabilità (la frenata combinata aiuta chi, sbagliando, utilizza perlopiù il freno anteriore). Sospensioni dalla lunga escursione abbinate al cerchio a raggi da 21” anteriore mangiano letteralmente qualsiasi buca ed imperfezione dell’asfalto, come se si viaggiasse su di un cuscino d’aria. Forcella e mono hanno una buona taratura, di compromesso tra sportività e comfort. Dove l’asfalto è sconnesso la schiena ringrazia, dove l’asfalto è buono si guida senza troppi dondolii. Le vibrazioni sono pressoché inesistenti nella prima parte del contagiri, emergono solo in alto su pedane e sella. Ma la V-Strom 1050DE non nasce per la guida con il coltello tra i denti, per cui questo è un aspetto piu che trascurabile. Lei nasce (anche) per l’off road, così, inseriamo il traction control su “G”, e ci buttiamo nello sterrato.
Come detto, grazie ad una triangolazione corretta, stare in piedi sulle pedane è un piacere, tutti i comandi sono nel posto giusto. Le sospensioni copiano alla perfezione quando il fondo è irregolare e il motore ci regala delle grandi derapate in uscita di curva. Questo perché, la nuova modalità G del traction control è studiata per permettere un certo slittamento del posteriore (sufficiente per un sorriso a 78 denti), ma restando in sicurezza. Nonostante il suo aspetto imponente, la DE gode di un raggio di sterzata abbastanza ridotto, ciò è molto utile e apprezzabile soprattutto quando bisogna fare inversione su qualche sentiero stretto. Un punto debole dell’endurona giapponese sono le curve più lente in off road, qui il peso e la stazza della moto si fanno sentire e per guidarla bisogna lavorare maggiormente con le gambe. C’è da considerare che la Suzuki V-Strom 1050DE non nasce puramente per il fuoristrada, è quella che potremmo definire più una maxienduro da viaggio, ma possiamo affermare che all’occorrenza è in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di percorso e sa difendersi bene anche quando l’asfalto finisce.
Ora ancor di più in questa nuova versione DE, la V-Strom 1050 rimane la solita, amichevole, immediata moto tuttofare. Una moto che punta più sulla sostanza, che sull'apparenza.