La nuova versione 1987 della Elefant, quella che mostriamo in queste pagine, è targata Lucky Explorer come quella dakariana, è maggiorata da 650 a 750 cc rispetto al modello del 1985 aumentando l’alesaggio (passa da 82 a 88 mm, sfrutta una immagine pregnante di gloria africana e sfoggia una carenatura quasi integrale, disegnata da Daniele Vitali che ha già lavorato su altre Cagiva da fuoristrada e non. Il parafango anteriore è aderente al pneumatico, la grafica e la colorazione sono essenziali, le dimensioni sono sempre generose, ma nel complesso appare più armonica nella linea e certamente più bilanciata grazie alla continuità del gruppo cupolino serbatoio. In sella, il timore reverenziale che scaturisce dalla affascinante, ma sempre possente mole, assume un aspetto concreto. Il primo impatto coincide infatti con una sensazione di notevole peso, con l’impossibilità di porre solidamente i piedi a terra per chi è al di sotto dell’altezza media (siamo a quota 905 mm) e con dei comandi al manubrio ed a pedale che sono eccessivamente duri da azionare. Mettendosi in marcia, la situazione migliora notevolmente: l’abitabilità in sella è buona, il manubrio è ha larghezza adeguata a gestire la moto in fuoristrada e permettere una guida comoda, ma risulta un poco troppo diritto. Col passare dei chilometri aumenta anche la padronanza, anche se questa settecinquanta non è certo (al pari della sorella precedente) una moto maneggevole e leggera nella guida. Il bicilindrico risponde rapido alle sollecitazioni dell’acceleratore: nella marcia a bassa velocità (sull’asfalto come sugli sterrati), nei repentini cambiamenti d’inclinazione il baricentro, piazzato piuttosto in alto, costringe ad azioni di forza sullo sterzo che richiede rapide correzioni.