Statistiche web

Honda CB350 Four: piccolo è bello!

La Four più piccola è la prima quattro cilindri di 350 cc a essere vista su strada. Deriva strettamente dalle sorelle Honda CB di 750 e 500 cc, ma non ha la stessa diffusione e successo. In Italia arriva dal 1973 al 1975 e soffre della concorrenza a due tempi, ma piace per la sua eleganza, le finiture e l’affidabilità

1/9

Minuta, ma non piccola, la quattro cilindri riecheggia la più voluminosa e possente Honda CB750 e si distingue per la “pulizia” della linea, la dotazione della componentistica e l’armonia cromatica. Ampia la sella, grandi le dimensioni di faro e fanale posteriore, e davvero scenografica la fuga quattro in quattro degli scarichi.

Moto contingentate, limite di peso minimo e poi di cilindrata (380 cc), il mercato delle moto 350 che arrivavano al di fuori dell’Italia non è così vasto negli anni 70; manovre che tendono a proteggere il mercato interno. Ma una delle moto più interessanti, intriganti nello stile e nella dotazione tecnica, ha proprio questa cilindrata e si chiama Honda CB350 Four. Praticamente è una copia ridotta, pure nelle dimensioni, della CB750 e della CB500. In comune il numero, la disposizione frontale dei cilindri, la linea asciutta e la grande comoda sella. La moto di 350 cc riprende i temi stilistici e tecnici delle altre due, ma la cilindrata contenuta incide sulle prestazioni massime. Insomma, è una moto piccola, seppure perfettamente equilibrata, e il suo motore non è il massimo in fatto di grinta ai bassi e medi regimi. Per farla correre a dovere deve essere ampiamente usata verso la zona rossa del contagiri. Quel frullare verso i 9.000 può essere coinvolgente, ma il risultato non corrisponde del tutto alle aspettative. La sua diffusione non è quella prospettata dall’importatore JAP di Bologna, ma una fiammata nelle vendite arriva dal Codice della strada che impedisce la guida delle moto superiori a 350 cc a chi non ha ancora compiuto 21 anni. La Honda costa 840.000 lire, ma sulla via della concorrenza trova la 3 cilindri Suzuki GT 380 (896.000 lire) e la bicilindrica Yamaha RD 350, due giapponesi decisamente più potenti e agili.

Motociclismo prova la piccola Four sul numero di febbraio del 1973, anno nel quale viene messa in vendita in Italia. “Questa 350 è destinata a soddisfare le crescenti richieste di medie cilindrate ultramoderne provenienti da quasi tutti i mercati, compreso quello americano. La CB350 Four è la prima quattro cilindri da strada realizzata da tutta l’industria mondiale. Vanta la distribuzione monoalbero, l’avviamento elettrico, e il cambio a cinque marce, il tutto integrato in una tecnologia d’avanguardia e in una cura del particolare fuori del comune”. E si continua con gli apprezzamenti: “La guida della 350 Four è quanto di più facile ed istintivo si possa immaginare: anche se pesa 170 kg a secco, l’interasse di 1350 mm e la buona geometria del telaio rendono la moto maneggevolissima. Sul rettilineo ci siamo entusiasmati dall’urlo del motore, che oltre gli 8.000 giri è davvero eccezionale. La lancetta del tachimetro, però, non è così veloce come l’orecchio potrebbe far supporre. Anche la velocità massima, cronometrata a 159 km/h a 10.300 giri di strumento, è onesta, ma niente di più e delle sospensioni c’è da dire che sono troppo morbide per garantire una perfetta stabilità sul veloce”. Ma la Honda 350 è davvero una scelta fortunata per il turista: “Perché oltre all’assetto riposante e alle sospensioni piuma offre un motore silenzioso, robusto e sufficientemente elastico. Vibrazioni non se ne sentono per niente, ma i fruscii delle catene e il ticchettio della distribuzione si trasformano in un urlo acuto poco rassicurante. Anche frizione e cambio, maltrattati duramente durante le prove di accelerazione hanno sempre risposto senza esitazione. Della frizione diciamo che è un po’ brusca d’innesto, ma è sufficiente un breve periodo di rodaggio per familiarizzarsi. Più difficile invece abituarsi a quegli strappi della trasmissione - ben noti a tutti gli Hondisti - che le varie catene e i parastrappi determinano ogni volta che si chiude completamente l’acceleratore per poi ripartire”. Infine la rivista pone un positivo accento sulla frenata: “Potente e progressiva davanti, fin esuberante dietro” e sul consumo “estremamente favorevole: in autostrada, tenendo medie superiori ai 120 km/h, non siamo mai scesi sotto ai 17 km/litro”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA