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Enrico Lorenzetti, il ragazzo che viene dal sole

Eicma 1952: Lorenzetti sfila con la “normale” 500, la prima Guzzi in produzione, davanti al padiglione della Meccanica della Fiera di Milano. La moto è stata restaurata nel 1994 ed è ora al museo di Mandello

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Per gli amici milanesi Enrico Lorenzetti è il “filaper”, che nel dialetto lombardo vuol dire “filo”; per gli inglesi è “il ragazzo che viene dal sole". Grazie alla vittoria del GP d’Europa sul circuito stradale dell’Ulster, in Irlanda nell’agosto del 1948, il pilota della Moto Guzzi, dall’aspetto elegante, alto e sottile (per l’appunto, “filaper”), conquista il titolo di campione europeo della 500 e si prende la prima pagina di Motor Cycle. Ci sta tutta la citazione “solare” del magazine britannico riferita al nostro pilota: l’Ulster è una gara massacrante, corsa sotto una pioggia battente che imperversa senza tregua sui corridori. Dei 95 piloti alla partenza, solo 25 arrivano al traguardo; Lorenzetti termina la competizione con il viso che reca i segni della fatica e della grandine. La gara della 500 dura quasi tre ore (2h e 52’, per l’esattezza); si disputa su 15 giri del circuito, ovvero 398,22 km! L’italiano con il Gambalunga, la monocilindrica di Mandello del Lario, batte gli inglesi Johnny Lockett in sella alla Norton bialbero ufficiale e Leslie Graham (pilota di bombardieri della RAF) con la bicilindrica AJS Porcupine (Porcospino) così chiamata per via della voluminosa e fitta alettatura di teste e cilindri.

DA FILAPER A CRUCANT

La carriera del filaper è di quelle da grande protagonista: 5 volte vincitore del campionato italiano, trionfo Europeo nella 500 (l’Ulster) e il coronamento con il mondiale 250 del 1952, e tutti questi titoli in sella a una Moto Guzzi. Da pilota privato, nel 1939, compra un Albatros 250 e un Condor 500, il massimo per chi non è un driver “ufficiale”, ma Carlo Guzzi non è convinto del talento di Lorenzetti: “L’è un crucant” (nel gergo, “croccante” è un pilota non proprio da prima fila). Il milanese torna dalla Svizzera, rientra a Mandello e fa sapere al gran patron Guzzi che quel crucant ha vinto a Losanna la 250 e pure la 500. Lorenzetti muore a Milano nel 1989, a 78 anni. Riposa nel cimitero di Cesena perché gli piaceva la Romagna. Vicino a lui ha Duilio Agostini e Alano Montanari, gli amici dello squadrone Guzzi del 1953. Nell’archivio di Motociclismo c’è una foto significativa che ritrae i tre piloti in compagnia di Bruno Ruffo, Ken Kavanagh e Fergus Anderson e dell’attrice svedese Märta Torén. Quell’anno il dream team della Casa italiana si destreggia nella 250 con il terzo posto di Anderson e il quarto di Lorenzetti, nella 500 la quattro cilindri dell’ing. Carlo Gianini nulla può contro la Gilera, sempre quattro cilindri ma ben più potente, di Geoff Duke. È la mono 350 bialbero, quella con la carenatura a becco d’uccello sviluppata nella galleria del vento di casa Guzzi, che va fortissimo e vince il mondiale con Anderson. Questa moto porterà sulle rive del lago di Como altri 4 titoli iridati: di nuovo Anderson nel 1954, Bill Lomas 1955 e 1956, infine Keith Campbell nel 1957.

Qui sotto, alcune immagini scattate al Museo Moto Guzzi di Mandello del Lario.

1/51 La bellezza sta nei dettagli
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