La carriera del filaper è di quelle da grande protagonista: 5 volte vincitore del campionato italiano, trionfo Europeo nella 500 (l’Ulster) e il coronamento con il mondiale 250 del 1952, e tutti questi titoli in sella a una Moto Guzzi. Da pilota privato, nel 1939, compra un Albatros 250 e un Condor 500, il massimo per chi non è un driver “ufficiale”, ma Carlo Guzzi non è convinto del talento di Lorenzetti: “L’è un crucant” (nel gergo, “croccante” è un pilota non proprio da prima fila). Il milanese torna dalla Svizzera, rientra a Mandello e fa sapere al gran patron Guzzi che quel crucant ha vinto a Losanna la 250 e pure la 500. Lorenzetti muore a Milano nel 1989, a 78 anni. Riposa nel cimitero di Cesena perché gli piaceva la Romagna. Vicino a lui ha Duilio Agostini e Alano Montanari, gli amici dello squadrone Guzzi del 1953. Nell’archivio di Motociclismo c’è una foto significativa che ritrae i tre piloti in compagnia di Bruno Ruffo, Ken Kavanagh e Fergus Anderson e dell’attrice svedese Märta Torén. Quell’anno il dream team della Casa italiana si destreggia nella 250 con il terzo posto di Anderson e il quarto di Lorenzetti, nella 500 la quattro cilindri dell’ing. Carlo Gianini nulla può contro la Gilera, sempre quattro cilindri ma ben più potente, di Geoff Duke. È la mono 350 bialbero, quella con la carenatura a becco d’uccello sviluppata nella galleria del vento di casa Guzzi, che va fortissimo e vince il mondiale con Anderson. Questa moto porterà sulle rive del lago di Como altri 4 titoli iridati: di nuovo Anderson nel 1954, Bill Lomas 1955 e 1956, infine Keith Campbell nel 1957.
Qui sotto, alcune immagini scattate al Museo Moto Guzzi di Mandello del Lario.