Il progetto del team satellite riguarda, nel concreto, il 2022. Il Coronavirus ha cambiato i vostri piani in tal senso?
“Ancora non li ha cambiati. Speriamo sempre di poter partire tra due anni con la squadra satellite. Nei piani di Dorna, dal 2022, deve partire un nuovo contratto con i vari Team. Per questo poteva essere il momento giusto per affiancare altre due moto. Da qualche mese a questa parte non se n’è più discusso molto e non si tratta di una cosa semplice perché in questo non abbiamo esperienza. In più occorre l’accordo con una squadra esistente. Ora siamo fermi, però continuiamo a pensare di volerlo fare”.
Campionato MotoGP ridotto. Quali piste sono “amiche” alla Suzuki GSX-RR? E su quali fareste a meno di correre?
“Tolgo subito l’Austria. Purtroppo sembra che lì ci saranno due gare. Sulle altre piste invece non abbiamo grossi problemi e vanno tutte bene”.
Il Covid-19 ha stravolto la stagione 2020. Se fosse confermato un calendario solo in Europa, che peso avrebbe per Suzuki non poter andare a correre in Asia?
“Quest’anno è un anno speciale e bisogna accontentarsi di quello che viene. Se ci saranno delle gare solo in Europa andrà bene così. Sappiamo che non si tratti della situazione ideale ma riuscire a correre sarebbe in ogni caso meglio che niente. È importante anche solo fare quelle 10 gare che si stanno ipotizzando. Alla fine, stiamo organizzando un prodotto televisivo, accessibile solo in digitale dato che non ci saranno spettatori. I tifosi asiatici potranno vedere la stagione allo stesso modo di quelli europei”.
Vedendo i risultati dei test, dove piazzeresti in classifica la Suzuki 2020?
“La nostra moto non eccelle nelle prestazioni del motore, ma ha un ottimo equilibrio generale che le permette di dire la sua in molte piste. In base ai test svolti posso dire di essere molto soddisfatto. Sia Rins che Mir hanno lavorato molto bene e sarebbero stati competitivi. Joan ha cambiato mentalità, ha ora una marcia in più. Se dovessi fare un bilancio sarebbe positivo. Piazzerei la Suzuki nella lotta dei primi 5 o 6 piloti. La nostra ambizione è portare sempre tra i primi cinque almeno uno dei due piloti”.
I rinnovi di contratto con Mir e Rins sono stati facili o complessi da finalizzare?
“Devo dire facili. Entrambi i piloti sono contenti del lavoro svolto e si sono dimostrati felici di rimanere. Allo stesso tempo noi siamo felici di tenerli con noi. Su Mir avevamo anche un’opzione, ma non c’è stato bisogno di esercitarla. Tutti volevamo la stessa cosa. I piloti ci hanno sempre fatto sapere che sarebbero felici di stare a lungo in Suzuki. Io credo, in più, che possano inserirsi tra i top rider e per questo non abbiamo cercato altro. Anzi, Mir è stato preso dopo un solo anno di Moto 2, questo fa capire quanto crediamo in lui”.
Prima ci hai detto che Mir è cambiato, ha fatto un passo avanti. Il rinnovo del suo contratto dipende da questo? Avreste lo stesso puntato su di lui se avesse faticato maggiormente?
“Onestamente, Joan ci ha convinti subito. Un anno fa, aprile 2019, andai in Giappone per una riunione e già in quel momento l’obiettivo era fissato: continuare con Alex e Joan fino al 2022. Il rinnovo è arrivato adesso per rispettare le procedure aziendali, non per altro”.
Quali sono le principali differenze tra Mir e Rins nella guida della GSX-RR?
“Mir è più violento, soprattutto in staccata. Ora è migliorato molto e stressa molto meno le gomme. A fronte di un risultato che posso definire simile, Rins è più pulito e guida in modo meno nervoso la moto”.