Per la Casa di Hinckley la Trident è una moto che ha conosciuto due vite: la prima nel 1969, da vera sportiva (ma fragile e pure sfortunata perché si scontra contro la corazzata Honda CB750 Four); la seconda nel 1991, quando va in produzione la bordata delle moto costruite sotto la nuova proprietà di John Bloor, il magnate inglese che nel 1983 ha rilevato il Marchio ex Meriden. Tutte e due le vecchie moto hanno in comune l’essere rigorosamente nude e il numero dei cilindri, ovvero tre. Tocca ora a questa originale naked, il cui stile nasce dalla collaborazione tra la Casa di Hinckley e il designer Rodolfo Frascoli, portare sulle fiancatine la gloriosa sigla. Per questo, il nuovo modello non poteva non rispettare la tradizione: anche la nuova versione, infatti, è una moto nuda spinta da un motore a tre cilindri.
Il cuore della Trident 660 deriva dalle precedenti Street Triple 675: è un motore tre cilindri in linea di 660 cc, 12 valvole, con distribuzione a doppio albero a camme in testa e raffreddamento a liquido. Vero che non è un motore completamente nuovo, ma sulla Trident 660 il propulsore è stato aggiornato in ben 67 componenti e ha ricevuto un nuovo impianto di scarico, con terminale compatto posizionato in basso, e un set up elettronico dedicato. Alesaggio e corsa misurano rispettivamente 74 x 51 mm. Così configurato, i dati parlano di 81 CV di potenza massima a 10.250 giri/min e un picco di coppia di 64 Nm a 6.250 giri/min, con oltre il 90% della coppia massima sempre disponibile lungo la maggior parte del contagiri. Il cambio a 6 marce è assistito da una frizione antisaltellamento; come optional è disponibile in quickshifter up&down.
Per rendere la moto compatibile con la patente A2, è disponibile un kit in postmontaggio che prevede un set up elettronico dedicato. Il picco di potenza massima viene così ridotto a 47.8 CV a 8.750 giri/min e la coppia si attesta a 51 Nm a 5.250 giri/min. L’operazione è reversibile in concessionaria.
Il telaio, di tipo perimetrale in tubi di acciaio, lavora abbinato ad un forcellone a doppio braccio, anch’esso in acciaio. Per quanto riguarda le sospensioni troviamo unità Showa: all’anteriore una forcella a steli rovesciati da 41 mm, con funzionalità separate e con un’escursione di 120 mm, al posteriore un monoammortizzatore di tipo monoshock regolabile nel precarico e con escursione massima di 133,5 mm.
L’impianto frenante Nissin è composto da 2 dischi anteriori di 310 mm morsi da pinze a due pistoncini e da un disco posteriore di 255 mm con pinza a pistoncino singolo.
I cerchi sono in alluminio a razze da 17” , Il peso in ordine di marcia è di 189 kg e il serbatoio da 14 litri. La sella si trova a 805 mm dal suolo.
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