Nel corso dei nostri rilevamenti e in special modo durante il Long Test, l’Africa Twin non ha sofferto di particolari difetti o rotture, ad eccezione di un cuscinetto della ruota posteriore che ha preso un eccessivo gioco verso la fine della prova. Le borse laterali (optional da 675 euro) hanno una chiusura macchinosa e un attacco alla moto non preciso che talvolta lascia dubbi sul giusto incastro; in più non si sono rivelate totalmente stagne. Poco convincenti le manopole riscaldabili (optional da 337 euro) tiepide anche nella massima posizione (la quinta). Tolto questo, sospensioni e motore non richiedono interventi di rilievo. Le prime, che hanno una notevole escursione dettata dalla vocazione al fuoristrada, sono sottoposte ad elevati stress. Specialmente la forcella, se ha alle spalle decine di migliaia di chilometri, potrebbe perdere un po’ di scorrevolezza. Il bicilindrico fronte marcia, dal canto suo, è solido e affidabile: dopo la nostra maratona di 50.000 km è stato smontato completamente e abbiamo registrato usure entro le tolleranze stabilite, nulla di cui preoccuparsi, dunque. Comunque è buona norma verificare il consumo di olio, benché il carter ne ospiti parecchio (4,2 litri col cambio tradizionale, 4,5 litri col DCT). Ricordiamo infine che i supporti pedana della prima serie sono in alluminio e, in caso di caduta, specie in offroad, possono facilmente spezzarsi. Sono fatti apposta: devono rompersi per non trasferire l’urto al telaio. Peccato però che il ricambio costi circa 300 euro… Dal 2018 gli attacchi sono diversi e realizzati in acciaio, che si piega senza rompersi. Tuttavia i due modelli non sono intercambiabili. Quindi, se l’esemplare che avete intenzione di acquistare non le ha già montate, suggeriamo di montare le barre di protezione che proteggono la parte bassa di motore e telaio, pedane comprese. Per chi fa fuoristrada poi, è buona opzione sostituire il paracoppa originale con uno più esteso, come quello della versione Adventure Sports.