L’esperienza africana per la Cagiva inizia nel 1985, con una bicilindrica derivata dalla Elefant 650 di serie: mostra i colori della francese Ligier sul serbatoio, ma la moto è stata tutta costruita sulla riva del lago di Varese, sotto la guida di Roberto Azzalin. Il motore bicilindrico Ducati, qui maggiorato a 750 cc, si rivela l’ideale per affrontare il deserto grazie alle sue prestazioni (siamo intorno ai 70 CV) e ancor di più per l’erogazione lineare e piena sin dai regimi inferiori.
Con la Cagiva vanno in gara la leggenda Hubert Auriol (ha al suo attivo le vittorie con la BMW boxer nelle edizioni 1981 e 1983, e trionferà con l’auto nel 1992), Gilles Picard e Giampaolo Marinoni: i due piloti francesi finiranno all’ottavo e al dodicesimo posto mentre il bergamasco si ritira per la rottura della frizione. Marinoni andrà incontro a un nefasto destino, quando nella edizione del 1986 cade a pochi chilometri dell’arrivo; si rialza e termina la gara, ma morirà all’ospedale di Dakar, dopo un intervento al fegato, per una infezione.
La Elefant migliora progressivamente, scostandosi nettamente dal modello di serie anno dopo anno, sino a diventare una vera moto “ufficiale”. A dare un sostanzioso contributo al miglioramento delle prestazioni è la versione che nasce nel 1987, quando viene usato un motore di 850 cc alimentato da un carburatore doppio corpo Weber come quello montato sulla sportiva Paso di Ducati, ma il risultato è un motore scorbutico. Oltre a questo si aggiunge la sfortuna che priva Auriol di una meritata vittoria, quando nella penultima tappa cade e si frattura entrambe le gambe. Nel 1988 ancora un motore più potente nel telaio Cagiva, ma non servono tanti cavalli per essere veloci nel deserto.
L’anno dopo è la prima volta di Orioli con il marchio di Varese: l’erogazione si addolcisce e si evolve pure il telaio, con l’aiuto di componentistica usata da Honda per la sua NXR, quindi compaiono le sospensioni Showa, i freni che arrivano da Nissin, carburatori Keihin. Il risultato di tutte queste modifiche si rivela vincente e si concretizza con la Elefant del 1990 che varia pure nel telaio, dalle quote riviste, e modificato nella zona di attacco del forcellone. Le altre novità tecniche della moto 1990 si concentrano nel motore, che cresce di cilindrata oltre i 950 cc. Nuova è la frizione, differente e con un disco in più (ora sono 9): è più progressiva nell’uso, risolvendo uno dei problemi di cui si era lamentato Orioli sulla moto del 1989. Anche il complesso dello scarico, costruito da Termignoni, è diverso nell’intreccio dei collettori per avere più coppia ai bassi regimi.