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Turismo: Polonia, bassa Slesia

Facendo base nella "Venezia polacca", Breslavia, la storica capitale della Bassa Slesia, abbiamo disegnato un "otto" che a sud incontra belle strade di montagna, (tanti) castelli, miniere e insolite conformazioni rocciose; a nord la regione degli stagni di Milicze, fitte faggete e grandi riserve naturali

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Polonia, bassa Slesia: le ultime curve della strada incantata che attraversa Góry Stołowe

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Quello che vi proponiamo è un viaggio di confine su belle strade di montagna, attraverso paesaggi simili a mondi virtuali fatti di strane rocce e boschi bui per quanto son fitte le piante.

La nostra base è Breslavia, la città dai mille soprannomi e dalle centinaia di gnomi, capitale del voivodato della Bassa Slesia, molto contesa in passato, oggi poliglotta e multietnica. Un itinerario il nostro che si configura, abbiamo detto, come un "otto" e che prevede un anello a sud fra alture, castelli, palazzi, mondi sotterranei, curve e saliscendi, e uno a nord del capoluogo tra stagni e grandi parchi. La regione ha il maggior numero di fortezze di tutta la Polonia, oltre a distinguersi per una grande concentrazione di centri termali, per una lunga tradizione mineraria e per un dialetto buffo e poco comprensibile, nato da un mix tra polacco, tedesco e ceco.

La Venezia polacca

Breslavia in polacco si chiama Wrocław, con la "l" munita di stanghetta obliqua che si legge come una nostra u, e la "c" letta come una nostra zeta sorda. Ma essendo una città giovane, piena di energia e ben disposta verso i cambiamenti, gradisce essere chiamata "Wroc-love", uno slogan inventato qualche anno fa per la promozione della città. "Love" per comunicare la sua anima passionale, il suo volto romantico e la sua facilità di essere amata dai turisti e da chi vi si trasferisce.
Fra i tanti soprannomi, Breslavia si è guadagnata quello di "Venezia". Nel mondo questo appellativo è stato assegnato, in modo più o meno discutibile, a tanti centri, spesso per via della quantità di canali e dei legami con l'acqua. È questo il caso: percorrendola di sfuggita o in moto non se ne ha del tutto la percezione, ma se si indossano delle scarpe comode e ci si mette a contare gli affacci sul fiume e il numero di kayak che girano beati nei canali, qualcosa di speciale salta all'occhio. Il centro storico si sviluppa su 12 isole collegate da 112 ponti. Qui l’acqua in effetti è tra i protagonisti, anche in modo irruente, vista la serie di alluvioni fra le quali l'ultima nel 1997, chiamata "alluvione del millennio". ll 12 luglio di quell'anno un'inondazione diffusa fra Polonia, Germania, Austria e Repubblica Ceca mise in ginocchio la città per quasi un mese, cosa che si ricordano tutti i cittadini ancora oggi. D'altra parte l'Oder (Odra in polacco), uno dei fiumi-scandalo più inquinati del 2022, è anche tra quelli più pagaiati, paragonabile a una grande ciclopedonale. Siamo in Nord Europa e i progetti qui vanno tutti nella direzione della sostenibilità, quindi anche delle due ruote. Il nostro viaggio ce lo ricorderemo pure per l'accoglienza riservataci.

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Polonia, bassa Slesia: a Breslavia, lungo la strada della cattedrale che collega il quartiere di Ostròw Tumski con "l’isola di sabbia", cuore storico e religioso della città, si trova questo enorme murale dedicato a Papa Wojtyla

Breslavia ha 679.289 abitanti, di cui 360 gnomi. Non è uno scherzo, bensì un'iniziativa partita nel 2001, che oramai sembra (positivamente) fuori controllo: qualsiasi percorso facciate a piedi in giro per Breslavia, vi imbatterete continuamente in piccoli gnomi indaffarati in svariati mestieri o azioni. Sono sempre in aumento, e rappresentano uno degli aspetti più giocosi (nonché turistici) di questa città. Non potete perdervi "il motociclista" e "l'italiano", piuttosto facili da scovare nel centro storico. Se vi incuriosisce questo aspetto fantasy potete avere dettagliate informazioni su dove si trovano i singoli gnomi (detti "krasnal"), sui loro autori e su come piazzarne uno nuovo sul sito www.visitwroclaw.eu. Sappiate che questa moda divertente ha origini serie, essendo nata negli Anni 80 durante la protesta del movimento anticomunista detto "Alternativa Arancione", i cui membri usavano l'arte, le performance e l'ironia per comunicare le loro idee. Tra i loro travestimenti c'erano spesso dei cappelli arancioni simili a quelli degli gnomi, e anche nelle loro vignette apparivano elfi, nani ecc... da qui si dice sia iniziata la diffusione delle piccole statue che popolano diversi angoli della città.

Breslavia si gira facilmente a piedi, non è enorme, ma ha tante cose da visitare quindi richiede almeno due giorni pieni, se non tre. Merita senz'altro una visita il nuovissimo museo di ecologia ambientale legato all'acqua, chiamato Hydropolis, interattivo e multilingue, come anche la Sala del Centenario, meglio se verso sera per poi godersi lo spettacolo multimediale delle fontane affacciate sul grande parco (gratuito, verificare orari e giorni di apertura sul sito https://halastulecia.pl). Tra una cosa e l'altra potete rilassarvi pagaiando sull'Oder o facendo un tour sull'acqua con una barca elettrica a energia solare, o con uno dei battelli disponibili per i turisti nella stagione calda. Raccolte un po' di energie, non lasciate la città senza aver visitato l'edificio circolare che contiene una sola gigantesca opera d'arte di 15 metri di altezza e 120 di lunghezza, un dipinto intitolato "Panorama di Racławice", dove è rappresentato un episodio dell'Insurrezione di Kościuszko, il tentativo eroico di difendere l'indipendenza polacca nel '700, miseramente fallito (essendoci spesso lunghe file e posti esauriti per visitare questo luogo, consigliamo di prenotare online in largo anticipo: www.panoramaraclawicka.pl).

Birdwatching tra gli stagni

Dopo tutte queste esplorazioni urbane, è normale sentire voglia mettersi in moto, anche perché dalle informazioni di base che vengono date da qualsiasi sito o infopoint nascono enormi aspettative, soprattutto per quanto riguarda le montagne. Scegliamo sempre di percorrere strade minori, per addentrarci il più possibile nei paesaggi e scoprire piccoli gioielli che fanno di questo itinerario una gran bella sorpresa.
Iniziamo dunque dirigendoci a nord, per compiere il primo anello della durata minima di un giorno intero. A poco meno di un'ora dal centro di Breslavia, ci troviamo su belle strade asfaltate che attraversano fitte faggete, con qualche saliscendi divertente. La presenza umana si dirada nettamente e si cominciano a costeggiare una serie di stagni pieni di uccelli che riempiono la superficie blu dell'acqua, o sorvolano la zona mostrando le loro grandi ali. Siamo nel mezzo del parco paesaggistico della Valle di Barycz, tra gli stagni di Milicz, un habitat di 285 specchi d'acqua noto per la pesca e per l'avifauna, da osservare al meglio salendo su una delle tante piattaforme sopraelevate di legno. Per cercare di scorgere cormorani, cigni, cicogne, aironi, gru, svassi, aquile di mare o altre specie tra le 300 qui presenti, saliamo sulla Torre "degli uccelli azzurri", nella località di Grabownica. Il tratto più bello è la strada 439, tra Milicz e Żmigród, da cui deviare verso Jamnik a circa metà per vedere meglio la zona e fermarsi magari a mangiare dell'ottimo pesce fritto o grigliato. Rientrate da qui a Wroclaw per passare un'altra bella serata in città lanciandovi nella vita notturna, senza dimenticarvi di preparare bene le borse e l'abbigliamento per il giorno successivo, dove saranno utili delle comode scarpe per un trekking.

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Polonia, bassa Slesia

Il secondo anello si snoda a sud del capoluogo e merita di essere percorso in almeno due giorni, prevedendo il tempo necessario per fermarsi in montagna, nel caso foste degli amanti delle passeggiate, del campeggio, della natura o dei bike-park.

La prima sosta è la cittadina di Ząbkowice Śląskie, nota anche come Frankenstein, il suo primo nome risalente alla sua fondazione nel medioevo. Qui, oltre a una torre molto storta che svetta in una viuzza del centro storico, va visitato il Castello dei Duchi, semi diroccato, in parte restaurato. Non esiste nulla di documentato, ma si dice che ci siano molte corrispondenze con il racconto di Mary Shelley e che lei stessa abbia soggiornato qui durante la composizione del romanzo "Frankenstein". Che ci crediate o no a queste attinenze, vi suggeriamo di risalire in sella e di gridare "Frau Blucher!" per vedere se i cavalli delle vostre moto scalpitano nominando quel nome come nel mitico film tratto dal romanzo, per poi ripartire verso altri tre castelli, tutti caratteristici e diversi tra loro.

Il primo è il palazzo di Marianne Orange-Nassau, regina dei Paesi Bassi, una delle signore più anticonformiste dell'800 europeo, che visitò nel 1838 per la prima volta Kamenząbkowice, ereditata da sua madre, decidendo di costruirvi una residenza estiva circondata da un parco di 200 ettari. Nel 1945 i discendenti della famiglia scapparono all'avvicinarsi dell’Armata Rossa, che devastò completamente l'edificio, gli arredi e le opere d'arte. Il suo recupero è iniziato solo da pochi anni e prosegue grazie al supporto di diverse fondazioni e donazioni, che hanno permesso oggi fosse in gran parte visitabile.
Il secondo è il forte prussiano settecentesco di Srebrna Góra, che ha un bel percorso di visita e un museo. La strada per arrivare qui si fa interessante, perché iniziano le prime montagne: la strada 385 regala curve, tornanti e panorami suggestivi. A pochi chilometri a nord della nostra strada c'è il parco paesaggistico dei Monti del Gufo (Góry Sowie in polacco), noti per ospitare uno dei luoghi più agghiaccianti della Seconda Guerra Mondiale, parte del progetto chiamato Projekt Riese, iniziato tra il 1943 e 1945, mai concluso. L'idea era di costruire una rete di sette strutture sotterranee con uno sviluppo di diversi chilometri fino al castello di Książ, allora territorio tedesco, ora invece polacco e parte del nostro itinerario. Il progetto di questa città ipogea non è del tutto noto, perché ogni documento fu accuratamente distrutto, ma gli studi portano a pensare che dovesse diventare un quartier generale e un bunker bellico, in aggiunta a una rete di fabbriche nascoste per produzione di materiale bellico. A parole è impossibile raccontare le dimensioni di questo luogo, per questo è molto interessante visitarlo con una guida del Museo di Osòwka, a Sierpnice, capace di spiegare infiniti dettagli e aneddoti di questa fetta di storia ancora oscura (per prenotare la visita scegliendo tra i vari tour disponibili consultate la pagina https://www.osowka.pl).
Osservando le rocce, i numerosi corsi d'acqua, la varietà dei terreni e della vegetazione si capisce facilmente che questa terra ha una geologia particolare. Grotte, miniere, formazioni rocciose incredibili sono ovunque, in un numero tale che spesso non sono segnalate e rimangono difficili da scovare. È una caccia al tesoro da affrontare con il GPS a portata di mano, grazie al quale raggiungiamo "Zloty Stok", letteralmente "Miniera d'oro". Un sito molto ben fatto e accessibile con la guida usando un trenino, per poi iniziare un tour a piedi in varie gallerie. Anche qui è meglio prenotare, coprirsi bene e credere fermamente di trovare ancora qualche pagliuzza sbrilluccicante da investire per comprare magari una Honda NT1100 DTC come quella da noi usata in questo viaggio.

Montagne o tavoli?

Ci troviamo a meno di un chilometro dal confine ceco, basterebbe girare la moto in direzione sud e si passerebbe una delle frontiere minori per sbucare nella regione di Olomouc. Noi questa volta proseguiamo verso ovest, per tuffarci sulle strade più belle della regione, che anche se brevi rimangono memorabili. Fari accesi e visierino parasole alzato sono l'ABC per attraversare queste foreste, spesso talmente fitte da vedere la luce dei fari sull’asfalto.
La strada 392 porta al Czana Gora Resort, un complesso sciistico e bike park recentemente ampliato e rinnovato, che offre tante attività sportive durante tutto l’anno a una quota tra i 900 e i 1.200 metri. Da qui si prosegue sempre sulla stessa provinciale di montagna scendendo un poco di quota, per poi iniziare la lenta e divertentissima strada 389 in direzione nord, guidando con il sorriso in un paesaggio che sembra un incrocio tra la Finlandia e la Valsusa e fermandovi solo per raccogliere i mirtilli nella pineta incantata. In un batter d'occhio (troppo breve!) entrerete nel Parco Nazionale dei Monti a Tavola (Gòry Stołowe), che in una ridotta manciata di ettari stupisce per le conformazioni incredibili di roccia. Per vedere in poco tempo i must di questo posto occorre entrare con l'apposito biglietto, accettare che ci sia una marea di gente, e camminare mezzoretta lungo il tracciato detto "delle rocce erranti", con passaggi stretti tra rupi (che a volte assumono la forma di animali, persone o cose) e affacci a strapiombo sul paesaggio circostante. Se avete tempo, fermatevi qui almeno un giorno affittando uno chalet o dormendo in un camping e concedetevi una bella camminata sui sentieri ben segnati del parco. Se, al contrario, siete di fretta, proseguite fino al paesino di Karłòw e fermatevi nel parcheggio vicino al ristorante Szczeliniec: vedrete davanti a voi una montagna molto strana, con tante persone in cima che brulicano come formiche. La strada più bella è un classicone per la gente della zona, ma si rivela una grande sorpresa per noi che la percorriamo per la prima volta per attraversare il Parco Nazionale delle Montagne a Tavola.
Il quarto e ultimo castello è quello di Książ, il più sontuoso, dalle sembianze da film Disney. Completamente restaurato sia all'esterno che all'interno, circondato da splendidi giardini, è da consigliare agli appassionati di dimore reali e di arredi barocchi. Costruito nel tredicesimo secolo, venne poi ripetutamente distrutto, ricostruito e ampliato, fino ad essere occupato dai tedeschi e incluso nel progetto Reise, di cui abbiamo scritto prima.
L'ultima sosta è un po' difficile da scovare, ma merita la deviazione perché unica nel suo genere. Stiamo parlando della Chiesa della Pace di Świdnica, il più grande tempio barocco in legno d’Europa, la cui costruzione risale al diciassettesimo secolo e dal 2001 è parte del Patrimonio UNESCO. Visitate anche l’'rea circostante, chiedete se è previsto qualche concerto d'organo, e poi tornate verso la moto passeggiando tra le lapidi storte un po' coperte di muschio dell'antico cimitero.

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Polonia, bassa Slesia: il Palazzo del Centenario, che offre uno spettacolo multimediale di acqua, luce e musica

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