Ma forse, nel frattempo, ho trovato una chiave di lettura per spiegare questa passione verso la moto e l'inverno. Quando ero piccolo lessi il romanzo di uno scrittore, che non era Jack London, che parlava della corsa all'oro: si parlava del viaggio in nave da San Francisco, con i vari avventurieri a bordo; dello sbarco in Alaska e della traversata fino al Klondike attraverso il Chilkoot Pass, descritta in toni epici, con quelli che ce la facevano, quelli che soccombevano, quelli che si fermavano a dormire per strada con l'attrezzatura studiata per non congelare… Non sono stato l’unico a esaltarmi leggendo queste cose, che metto sullo stesso piano di altri racconti di sopravvivenza in condizioni estreme come le traversate polari, le scalate himalaiane… o la Dakar.
Ecco, nel suo piccolo, l'Elefantentreffen ha quel fascino lì: la traversata delle Alpi in gennaio, equipaggiati a dovere per non soccombere al freddo, per arrivare in un luogo dove migrano migliaia di motociclisti da tutta Europa. Questo spiega perché abbia ispirato così tante mototendate invernali. In realtà, i ragazzi del 6% esprimono un concetto più esteso: sicuramente sono affascinati dalle atmosfere dei mesi freddi, ma il messaggio che fanno passare è che in moto è bello viaggiare 12 mesi all'anno, con qualsiasi clima e temperatura. Ogni anno, ai primi di dicembre, organizzano il Base Camp, una tendata che si disputa da otto edizioni in Centro Italia. Quest'anno, come nel 2021 e nel 2018, s'è disputato sull'Everest del Chianti, ovvero il Monte San Michele (892 m), in provincia di Firenze. Non è un luogo molto nevoso, per cui questo rende il raduno abbordabile anche da chi non è maniaco dell'inverno. La prima edizione s'è svolta nel febbraio 2016 a Roccamorice (PE). La seconda, nel mese di dicembre 2016, al Castello di Salle (PE). L'anno dopo ad Accumoli (RI), nel 2019 a Trivigliano (FR) e nel 2020 non si è tenuta, causa Covid-19.
Devo però muovere una critica: la sensazione è che la maggior parte di chi fa mototurismo invernale lo faccia soltanto per partecipare a queste tendate. Per raggiungerle fa un trasferimento e non un viaggio. Ovvero, prende l'autostrada e fa il percorso più breve, senza divagazioni. Arriva, monta la tenda e inizia a cucinare. La maggior parte del tempo, a queste tendate, viene passata accanto al fuoco a mangiare, a bere e a chiacchierare, dal venerdì sera al sabato notte. Poi, la domenica, tutti smontano le tende all'alba e tornano a casa, sempre in autostrada. Questa cosa succede anche all'Elefantentreffen e pure alle tendate di Motociclismo All Travellers. A me piace stare intorno al fuoco, ma non per un intero weekend, per cui a questi raduni cerco sempre di abbinare dei viaggi di arrivo e di ritorno a casa interessanti. Applausi, quindi, al gruppo 6%, che ha organizzato un sabato da passare tutto in sella, in giro per il Chianti e oltre, scegliendo tra il giro su asfalto e quello in fuoristrada.
Altra questione: come farle, queste tendate? Dure e pure, ovvero in posti dove non ci sia nulla, oppure appoggiandosi a qualche rifugio/albergo? Nel primo caso sei costretto a dormire in tenda e a mangiare/cucinare all'aperto, il che rende l'evento più sanguigno e genuino. Nel secondo, si allarga l'evento a una platea meno estrema. Lo facevamo anche ai tempi di Motociclismo All Travellers, anche se io ero talebano e storcevo il naso. E lo fanno anche quelli del 6%. Puoi quindi scegliere dove dormire e dove mangiare, visto che c'è la cena sociale aperta a tutti, nel locale ristorante. Io continuo a essere talebano, perché si crea un netto scollamento tra chi sta all'aperto e chi in albergo, però capisco che si riescano ad avere più partecipanti. Inoltre, una volta che c'è il rifugio nulla vieta ai talebani di entrare per farsi un bel tè caldo…
Inverno ed estate
Per arrivare in Toscana abbiamo scelto di fare un viaggetto di contrasti, attraversando gli Appennini e scendendo sul Mar Ligure. Quindi abbiamo puntato sul valico asfaltato più alto che si trova sulla linea… più o meno retta tra Milano e il mare: il Tomarlo (1.485 m), seguito poi dal Cento Croci (1.055 m) e dalla discesa su Levanto.
Sul Tomarlo trovavamo la prima neve dell'inverno: candida, fresca, appena arrivata. È meraviglioso trovarsi in montagna all'inizio dell'inverno, sapendo che hai tutta la "brutta" stagione davanti, con le vacanze di Natale, i pandori, le cioccolate calde. Mentre a Levanto abbiamo assistito a un tramonto spaziale, col cielo tutto rosso, e abbiamo provato il piacere di quando sai che l'estate sta per arrivare (anche se mancano sette mesi), con le vacanze, le cene all'aperto, le fritture di calamari e i bagni in mare. Ecco cosa intendiamo con viaggetto di contrasti. E tutto questo nel giro di poche ore! A Levanto, tra l’altro, è stato inevitabile mangiarci una bella focaccia, con mozzarella di bufala e acciughe. Dopodiché, autostrada fino al Chianti.
Per quanto riguarda l'abbigliamento, sono giunto alla conclusione che su asfalto, soprattutto in autostrada, quando fa freddo sia meglio usare i guanti riscaldati. In fuoristrada, invece, guanti estivi con le manopole riscaldate. Mi trovo molto bene con uno dei rari completi giacca-pantalone prettamente invernali in circolazione, il T.ur J-zero. Nella nuova gamma T.ur presentata ad Eicma manca una proposta da grande freddo, ma sembra che il prossimo autunno il J-Zero avrà un erede.
Su San Michele siamo arrivati nella tarda serata del venerdì 2 dicembre. Pioveva. Accoglienza calorosa (questi eventi sono sempre speciali, dal lato umano) e clima sopportabile (di notte, la minima è andata a quattro gradi sopra lo zero). Ci siamo cucinati i risotti liofilizzati con i fornellini, ma sapevamo che il giorno dopo ci sarebbe stata una gara di chef, col tema "cucina da campeggio".