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Turismo: le bellezze del Cuneese

In sella ad una Suzuki V-Strom 1050 XT Pro abbiamo percorso un quasi-anello tra la pianura centrale e le prime montagne della provincia di Cuneo: strade secondarie e semplici sterrati tra il paesaggio agricolo in piena fioritura e i panorami in quota ancora addormentati sotto qualche chiazza di neve, cercando la vista più ampia tra il Monte Malanotte e la Certosa del Monte Bracco

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Il Monviso visto da Cussano 

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La ATL di Cuneo ha realizzato un’interessantissima mappa con otto itinerari turistici dedicati espressamente alle motociclette, che spaziano in lungo e in largo tra Alpi, Pianura Padana, Langhe, Roero e Monferrato. La troverete allegata nel numero di Motociclismo di Maggio, ma qui sotto vi parliamo di un mix tra tre itinerari presenti in quella mappa, che abbiamo parzialmente modificato sia introducendo delle stradine più strette e poco trafficate, sia tracciando una parte di montagna alternativa ai passi più alti che, all’epoca del nostro tour, a inizio aprile erano ancora chiusi per neve (anche il resoconto completo del viaggio lo troverete su Motociclismo di maggio).

Il nostro giro, che abbiamo percorso in sella ad una Suzuki V-Strom 1050 XT Pro, parte da Fossano e da qui puntiamo subito verso Savigliano mentre sullo sfondo c’è un’imponente quinta di montagne, da cui spunta inconfondibile sua maestà il Monviso. Savigliano è una piccola cittadina che vi stupirà se avrete modo di lasciare parcheggiata la moto per mezzora e fare una passeggiata tra la piazza centrale e le pasticcerie dove assaggiare il tipico aperitivo Paulin o i dolci “Saviglianesi” al rum. Da qui riprendiamo il nostro zigzag country, un tuffo nel passato sulle strade e sui sentieri del Piemonte contadino, su un fitto dedalo di carrabili polverose tracciate tra campi e rogge per raggiungere piccoli villaggi, cascine e case isolate, su un disegno dettato dall’agricoltura, dove la strada passa sempre in secondo piano rispetto alla divisione delle proprietà terriere. Il nostro viaggio prosegue nella campagna tra Cavallermaggiore e Cavallerleone e dopo aver attraversato il Torrente Maira, procedendo per qualche km verso nord, arriviamo diretti di fronte alla facciata del Castello di Racconigi.

Virando verso est, il mitico Monviso ci appare perfettamente in traiettoria, come ci attendesse per cena. Dalla sua vetta, in realtà, ci separano ora ben 60 km in linea d’aria, oltre a un dislivello di 2.581 metri, distanze che affrontiamo in sella alla nostra muscolosissima V-Strom 1050. Procedendo ancora nella pianura agricola, lambendo qualche piccola cittadina come Moretta e Villafranca Piemonte, si arriva a Barge, un borgo di origine romana dove svettano le rovine di due castelli medioevali arroccati sulle rocce. Da qui si volta pagina, la strada inizia improvvisamente a salire e agguantiamo finalmente le prime curve in pendenza in uno dei punti dove, improvvisamente, dalla pianura nascono le Alpi. Il tratto montano inizia con la salita verso la Certosa del Monte Bracco e dopo una breve discesa sullo stesso tratto di salita, superato il valico della Colletta, a 620 m, proseguiamo verso Paesana e Sanfront, antichi feudi dei Marchesi di Saluzzo e poi dei Savoia. Costeggiando il Po, che qui è agli inizi del suo viaggio, concludiamo la prima tappa a Saluzzo.

Il secondo giorno è quello dei passi “minori”, un continuo salire e scendere dove ogni valico è diverso dall’altro e ha motivo di essere conquistato. Partendo da Saluzzo, prima di salire per un primo warm-up sul piccolo Colle di Isasca, non resistiamo alla tentazione di deviare un attimo verso il piccolo borgo di Castellar, arroccato su una collina, che scopriamo essere il paese degli spaventapasseri. Ci tuffiamo poi a gas aperto in Val Varaita per affrontare la salita fino ai 1.380 m del Santuario di Valmala, dove si scollina passando in Valle Maira facendo tappa a Dronero, almeno per passare in moto sulla sterrata sotto il famoso Ponte del Diavolo. Salutata la città si riparte in salita verso Montemale, fino a sfiorare i 1.000 metri di altitudine arrivando al castello Rejno Jano, che domina la Valle Grana con una delle viste panoramiche più ampie sulla pianura: dalle Langhe fino all’imbocco delle valli da una parte, alle vette delle Alpi Cozie dall’altra.

Il passaggio a Piatta Soprana fa rimanere in quota con un po’ di saliscendi per arrivare a uno dei valichi più frequentati dai ciclisti, famoso soprattutto per essere una delle tappe della granfondo “La Fausto Coppi”. Dai suoi 1.140 metri scendiamo verso sud attraversando il fondovalle della Val Grana, per poi spostarci a quote basse, per fare una piccola ma piacevole deviazione e scavalcare anche il piccolo Passo San Maurizio, noto per il Santuario dedicato alla Madonna degli Alpini, costeggiare lo Stura, buttare un occhio sulle case di Roccasparvera arroccate su un grande masso e, da Festonia, cullarsi con le decine di tornanti che portano ai 1.305 metri della Madonna del Colletto, altro valico imperdibile con vista da pit-stop fotografico. Qui, scendendo in Valle Gesso, inizia una serie di interessanti posti da visitare, come la Necropoli di Valdieri, le Grotte del Bandito e il Santuario di Monserrato. Sperando non siate sazi di curve, il fine tappa prevede ancora una breve salita al Colle delle Crocette, riconoscibile per la Cappella Crouzette, per poi concludere la giornata visitando la Certosa di Pesio, dove potete entrare per vedere i cortili, la Sala Capitolare e l’antica Chiesa romanica.

Dopo il pernottamento molto strategico a Chiusa di Pesio, si parte scaldando le gomme sul piccolo Colle del Morté, per poi affrontare uno dei valichi più lunghi e più alti, dove ogni versante regala sensazioni diverse accontentando ogni tipo di centauro, mentre guardandosi intorno si notano cave, rocce di vario tipo e le montagne sembrano come trasformarsi parendo a volte dolomitiche, altre vulcaniche, altre marziane. Ebbene questa è anche una zona di grotte visitabili, dove c’è solo l’imbarazzo della scelta su quale sito esplorare, dedicandoci almeno un paio d’ore, sempre con guida. Passata Frabosa Sottana, noi preferiamo proseguire per goderci il sole mattutino sui tornanti che salgono da Artesina a Prato Nevoso, sul versante ovest, dove scolliniamo sulla Colla del Prel (1.608 m), non prima di aver fatto la salita alla nostra Cima Coppi: il Monte Malanotte (1.742 m) che, oltre ad essere una piattaforma da cui lanciarsi col parapendio, vale anche qualche minuto di contemplazione a motore spento di un panorama a 360 gradi.

Da qui la discesa sul versante est attraverso le Selle di Penna Soprana (1.534 m) e Penna Sottana (1.480 m), dove sembra di attraversare un pezzo d’Irlanda, tra muretti in pietra e praterie fangose. Due chilometri più avanti di Fontane eccoci alle grotte di Bossea, in Val Corvaglia, piene di primati tra cui l’essere state le prime aperte al pubblico in Italia, già nel 1874. Dopo questo ennesimo valico fatto a piedi nelle viscere della terra, scendiamo lungo la Val Corsaglia fino a Mondovì, finale di tutto rispetto del giro.

In questo giro variegato tra stradine di pianura, passi alpini, centri storici, trasferimenti autostradali e sterrati facili abbiamo cavalcato la Suzuki V-Strom 1050 XT Pro, versione top di gamma delle Sport Enduro Tourer Suzuki. Viaggiare su una bicilindrica da 107 CV con valigie laterali e puntale in alluminio, barre paramotore e pedane poggiapiedi maggiorate di serie è comodo e sicuro, anche grazie al Suzuki Intelligent Ride System composto dal pacchetto di 7 sistemi elettronici: il Motion Track Brake (FrenaInPiega) System, lo Hill Hold Control System (PartiFacile), lo Slope Dependent Control System (FrenaSicuro), il Load Dependent Control System, il Cruise Control, il Suzuki Drive Mode Selector, e il Traction Control, un pacchetto che rende la guida rilassante e molto smart, anche se per i puristi dell’enduro potrebbe sembrare troppo carica di elettronica non disinseribile.

A seconda del percorso e delle condizioni meteo potete scegliere tra 3 mappature per una risposta immediata del gas, una touring/urban con gas generoso ma controllato e, in ultimo, una rain con gas parzializzato. Anche il controllo di trazione può essere regolato a 3 livelli o disinserito. Il monoammortizzatore Kayaba è regolabile nel precarico con un pratico pomello. Variabile l’altezza della sella (850 mm, si solleva di 20 mm con attrezzo nel sottosella) e parabrezza registrabile con comoda leva. Una potenziale globetrotter da 247 kg (peso dichiarato) e un serbatoio da 20 litri che risulta comoda e maneggevole quando in marcia, amichevole anche grazie all’elettronica molto presente, perfetta per chi ama viaggiare senza pensieri macinando chilometri su un terreno non troppo impervio, godendo di tutta la sua potenza nei tratti veloci.

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