Con i dettami tecnici del Gambalunga 500 nasce questa versione di 250 cc. Questa moto si deve a una intuizione di Enrico Lorenzetti, detto il “filaper” in milanese. Conquista tre titoli mondiali: prima con Bruno Ruffo (1949 e 1951) e poi col pilota “alto e lungo”, che diventerà il campione del mondo 250 nel 1952.
Il Gambalunghino è il frutto di un trapianto al quale viene sottoposto un Albatros 250, che riceve pezzi vitali prelevati da un Gambalunga 500, da qui lo scontato nome di “Gambalunghino”. L’incidente è quello che accade al super “privato” Enrico Lorenzetti dopo aver ritirato il suo splendente Albatros fresco di revisione al Reparto Corse di Mandello: sulla strada del ritorno verso Milano, il carrello che portava la moto si sgancia e frana addosso a un pilone, rovinando la moto. Si ritorna alla Guzzi, per ripristinare l’Albatros, ma non ci sono i pezzi di ricambio per ripristinare la moto per la prossima gara internazionale, il GP della Svizzera a Ginevra. Poiché Lorenzetti conosce benissimo il Gambalunga 500 (nel 1948 vincerà il titolo europeo della 500 in gara unica a Belfast, in Irlanda del Nord) chiede che le parti danneggiate della sua moto vengano sostituite con quelle della quasi sorella di maggiore cilindrata. L’operazione avviene e vengono montati l’intero avantreno con la forcella a levette oscillanti e il freno a tamburo da 250 mm; Il serbatoio dell’olio, che sull’Albatros è sopra il serbatoio del carburante, migra sotto la sella col vantaggio di un migliore raffreddamento. A questa configurazione il Filaper aggiunge la colorazione argentea, proprio quella del Gambalunga. Per la cronaca in Svizzera il pilota milanese si piazzerà al quarto posto preceduto in vetta da un concreto Ambrosini sulla Benelli oltre che da Wood e Mastellari con le Guzzi. Ma la moto trasformista è veloce e Lorenzetti vince il campionato italiano di prima categoria.
Nel 1949 le Guzzi 250 ufficiali (quelle di Fergus Anderson, Gianni Leoni e Fergus Anderson) sono praticamente la copia di quella di Lorenzetti. Bruno Ruffo si aggiudica il mondiale di categoria mentre il Gambalunghino vince tre delle quattro prove che sommano il campionato, compreso il TT (con Manliff Barrington) sulla distanza di 425 km!
Dati tecnici versione 250
Motore: monocilindrico quattro tempi raffreddato ad aria, alesaggio per corsa 68x68 mm, cilindrata 246,95 cc, distribuzione monoalbero a coppie coniche e due valvole in testa inclinate a 58°, rapporto di compressione da 9 a 11,5:1 secondo le versioni.
Accensione: a magnete con anticipo fino a 41°, candela grado termico vecchia scala Bosch 260-280.
Alimentazione: carburatore Dellorto SST 35/1 con diffusore da 35 mm, capacità serbatoio benzina 23 litri.
Lubrificazione: a carter secco, con doppia pompa, a ingranaggi di mandata, a palette di recupero, capacità serbatoio 3 litri.
Frizione: a dischi multipli in vapori d’olio.
Cambio: in blocco a quattro marce. Rapporti: 1,96 in prima, 1,46 in seconda, 1,21 in terza e 1,00 in quarta.
Trasmissioni: primaria a ingranaggi a denti diritti sulla sinistra, rapporto 2,00 (36- 72); secondaria a catena sulla destra, rapporto 3,066 (15 pignone, 46 corona). Rapporti totali: 12,018 in prima, 9,014 in seconda, 7,419 in terza e 6,132 in quarta.
Telaio: a doppia culla in tubi con piastre centrali in alluminio e bracci di sostegno del parafango posteriore in lega leggera, inclinazione cannotto di sterzo 27°30’, avancorsa 60 mm.
Sospensioni: anteriore a levette inferiori con ammortizzatori negli steli della forcella, posteriore forcellone oscillante in tubi con doppia molla sotto il motore e ammortizzatori a frizione.
Ruote e pneumatici: cerchi a raggi in lega leggera con pneumatici 2,75-21” ant e 3,00-21 post.
Freni: ant e post a tamburo laterale da 280x25 mm ant e 200x30 mm post.
Dimensioni (in mm) ne peso: Lunghezza 2.140, interasse 1.430, larghezza manubrio 530, altezza manubrio 900, altezza sella 785, altezza pedane 310, altezza minima da terra 140. Peso 128 kg a vuoto.
Prestazioni: potenza max 28 CV a 8.000 giri/min, velocità max 185 km/h.