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Honda CTX700, che strano oggetto

Honda insiste con queste strane moto basse e lunghe, coi piedi davanti, dall'aspetto fin troppo scooteristico. Ma a guidarle hanno un loro perché: è il tipico caso in cui i pregiudizi crollano quando si passa ai fatti

Honda ctx700, che strano oggetto

Al Salone, Honda ha presentato la CTX700 e io ho pensato: "Ancora con 'ste moto sedute per terra? Ma a chi piaceranno?". Poi ne ho guidata una e mi sono sorpreso a pensare che, quasi quasi, la preferisco alla più canonica NC700X.

Io sono arrabbiato, con Honda. Negli anni 80 ha fatto moto che mi facevano sognare, una la posseggo tuttora (l'Africa Twin RD04: qui un dossier sulla 650 cc, ndr), ma è ormai troppo tempo che le fa più pratiche che emozionanti. Che poi io sono uno di quelli che le moto le cerca pratiche: ma mi piacerebbero con una certa personalità. Se Yamaha è riuscita a mettercela nella sua MT-09, perché non dovrebbe riuscirci la Honda? Tuttavia, è già il secondo Sentiero Pensiero che dedico a una Honda, perché alla fine il segno lo riesce a colpire comunque. Prima avevo parlato del suo cambio automatico a doppia frizione, adesso parlo di questa strana CTX, o meglio: di ciò che ci aspettiamo e che non ci aspettiamo da una moto (guardate nella gallery le foto di tutte le moto citate).

 

I PREGIUDIZI

Tutti noi abbiamo una certa idea di moto che ci piace. Un po' è l'istinto, un po' è ciò che dobbiamo fare. Un ragazzo che cresce in un paese di montagna ed ha amici trialisti facilmente comprerà una moto da trial. Uno che si esalta a guardare la MotoGP in TV desidererà una moto stradale sportiva.  Eccetera, eccetera. Quindi, così come siamo orientati verso le moto che ci interessano, così avremo diverse categorie di moto che non ci piacciono, spesso per pregiudizi, o perché non ci servono. Ma può capitare di guidare una di queste moto e scoprire che ci piace tanto, per motivi che non immaginavamo. Per quel che mi riguarda, il voltafaccia più vergognoso l'ho fatto nei confronti delle Harley Davidson. Uno dei motivi è quello che si dice sempre in questi casi: sto invecchiando, è vero. A vent'anni, ma anche a trenta, trovavo naturale, come un dovere, andare il più forte possibile in moto. Non pensavo che ci fosse un'alternativa, per divertirti in moto dovevi andare al limite. Si frena quando, da piccoli, si scende dallo scivolo? No, non avrebbe senso. Così pensavo che si dovesse usare la moto: gas a cannone. I miei colleghi di Motociclismo sono tutti sui 25-35 anni e vanno sempre a manetta; io resto indietro tutte le volte che giro con loro. Pure Aldo Ballerini, che ha passato i 50 da un pezzo e fisicamente è un rottame, ha ancora 'sta mania del gas aperto, perché è caduto nel pentolone della smanettonite da piccolo. Mentre io sono invecchiato e, adesso, per godere in moto mi basta stare a cavallo di un mezzo di carattere, per sentirlo vivere e ascoltare la musica del motore quando cambio marcia. Non è che mi dispiaccia guidare sulle strade di montagna e piegare in curva, ci mancherebbe, ma non voglio guidare al limite, non voglio che il 100% della mia concentrazione sia tutto per la striscia d'asfalto dove tirare la staccata. Fatta questa premessa, torniamo alle Harley-Davidson.

 

NEGLI ANNI 80...

...quando ho iniziato a leggere Motociclismo, le Harley erano poco considerate, da questa rivista. C’era una bonaria presa in giro, nei loro confronti. Costavano poco e, in Italia, non le comprava quasi nessuno, a parte fedelissimi intenditori. Erano viste come dinosauri prodotti da un'azienda incapace di stare al passo coi tempi, esattamente come le Jawa, le CZ e le MZ che provenivano dall'Est Europa. Quando Carlo Talamo decise di elevarle allo status di moto "da fighi che avevano capito tutto", alzando i prezzi (se vuoi lanciare un oggetto, spesso devi alzarne il prezzo a livelli folli, senza senso: vedi il successo della BMW HP2), io pensai che fosse un abilissimo parolaio, come quelli che hanno lanciato oggetti scadenti made in Russia tipo gli orologi Paketa o le fotocamere Lomo. Dietro a Carlo Talamo andò tanta gente che non faceva una buona pubblicità, alle Harley: sembravano tutti ragionieri, banchieri, avvocati e pubblicitari che, al venerdì sera, sostituivano la giacca e la cravatta col gilet di cuoio e la bandana in testa e facevano finta di essere dei duri, limitando il loro raggio d'azione al pub da fighetti. Negli anni 90, un amico mi fece provare la sua Sportster 883 e ci vidi solo i difetti: avantreno pesantissimo, sospensioni deficitarie, freni scarsi. "Hai speso sedici milioni di lire per 'sta roba – dicevo – ma perché?". "Tu non capisci niente di moto" mi rispondeva quello... e aveva ragione.

Nel 2003 ho preso casa in via Paolo Sarpi a Milano, vicinissimo a via Niccolini, dove si trova la Numero Uno, con svariate vetrine traboccanti di Harley-Davidson. Beh, tutte le volte che passavo di lì le moto non le guardavo neanche!

Ho cambiato idea nel 2007, quando Motociclismo mi fece partecipare alla comparativa tra Harley-Davidson 1200 Nightster e Triumph Bonneville. Mi resi conto che, per quanto la Bonneville fosse perfetta – erogazione fluida fin dai bassi, sella comoda, ciclistica facile e maneggevole – io ero esaltato dalle sensazioni animali che la Nighster trasmetteva a profusione. E capii che Carlo Talamo sapeva quello che diceva. Aveva le pedane avanzatissime, contronatura, eppure cominciai ad apprezzare pure quella guida a piedi avanti, tipo tazza del bagno, o poltrona con poggiapiedi, che ho sempre trovato assurda, ma che è comune a cruiser, scooteroni e strani esperimenti Honda. La moto, da guidare, era un insulto al portafoglio (nel senso che costava tanto, ma aveva una ciclistica piuttosto messa male): le sospensioni erano flaccide in compressione e troppo veloci nel ritorno, al punto che bastava un avvallamento dell'asfalto per andare a fondo corsa e venire sparati verso l'alto, con raccapricciante allargamento della traiettoria, cui non potevi rimediare inclinando di più la moto, perché aveva le pedane per terra. Anche la frenata era un'esperienza frustrante. Pensavo: "Questa moto non sarebbe meno figa, se stesse in strada!". Si sa, infatti, che molti Harleysti cercano di giustificare la precaria tenuta di strada delle loro moto spiegando che fa parte della filosofia del mezzo. In realtà, esistono anche H-D che la strada la tengono benissimo, come la Road King. Ho guidato altre Harley, dopo quel 2007 e ogni volta ne sono sceso esaltato. Ma non è quello, il punto. Io pensavo: "Perché negli anni ‘90 la 883 mi aveva fatto schifo, mentre adesso ogni Harley che guido mi rende felice? Solo perché sto invecchiando?". Può darsi. Ma, se Motociclismo non mi avesse mai fatto partecipare a quella comparativa, io adesso continuerei a non capire gli harleysti.

 

GLI SCOOTER

Un pregiudizio al contrario lo ho verso gli scooter. Come ripeto sempre, io mi sono formato negli anni ‘80, quando le Harley erano considerate dai più moto sfigate e gli scooter erano messi sullo stesso piano delle moto. Vespe e Lambrette venivano comprate da motociclisti che le usavano come moto, anche per andarci 5.000 km più in là. Per cui, quando a metà anni ‘80 sono comparsi i primi scooter automatici, come il Benelli S50, il Gilera GSA 50 o lo Honda CH 250 Spacy, li accolsi come motociclette vere. Li provai pure: mi piaceva la fludità data dalla trasmissione automatica e dall'assenza di freno motore, apprezzavo la praticità di poter mettere al volo una borsa tra le gambe, ma presto mi stufai della loro assenza di "musica": senza cambio, non ti diletti col salire e lo scendere dei giri, ti perdi il cambiare tonalità tra una marcia e l'altra... Fu in questa fase che Honda presentò il CN 250 Fusion (Helix negli Usa), ovvero la sua primissima moto con le gambe avanzate. All'epoca, molti motociclisti la trovarono una novità geniale, una rivisitazione del concetto di scooter con idee innovative e personali per quanto riguardava la posizione di guida, la protezione, il trasporto degli oggetti e dei bagagli. La posizione era comoda come quella di una cruiser, anzi, di più. Conobbi un tipo che equipaggiò un CN in maniera tale da poter portare un intero windsurf, completo di albero, boma e vela, usando la tavola a mo' di tetto, per girarci le isole greche in totale relax. Il papà del BMW C1!

In seguito uscirono altri scooter concepiti in questo modo, come il Majesty di Yamaha o il Burgman di Suzuki. Una volta parlai con due signori che mi spiegarono che loro, una volta passati i 50 anni, avevano ancora voglia di girare l'Europa in moto, ma che gli acciacchi del fisico stavano minando questo piacere. Si erano presi due Burgman 400 e scoprirono che, con quelli, riuscivano ad andare fino a Gibilterra in appena due tappe, da Genova, senza fare alcuna fatica.

 

MA OGGI GLI SCOOTER NON MI PIACCIONO

Oggi considero gli scooteroni alla stregua delle auto. Delle cose utili, guidate da persone che li interpetano come fossero elettrodomestici. Tra motociclisti e scooteristi non c'è empatia, vogliamo cose diverse, gli uni sognano, gli altri vanno solo al lavoro. Se proprio mi tocca di guidare uno scooter, non mi diverto. Vado all'Eicma, vedo che tolgono i veli a un Kymco dipinto di verde e mi rattristo: "Kawasaki, anche tu. Avevi resistito finora...". Odio tutto, degli scooter: la plastica, il look Mazinga, la totale assenza di fascino e il fatto che non producano la "musica" dei cambi marcia. Quando vedo uno che cambia lo scarico al T-Max, non lo capisco. Mi sembra uno che compra un impianto Bose per ascoltare il Pulcino Pio. Aumenta solo il volume, ma non c'è sinfonia. I Massive Attack non dimorano qui. Alcuni scooteristi mi vedono girare per la città con l'enduro tassellata e non capiscono: ma perché non ti fai un bello scooter, mi chiedono. Perché no, rispondo, perché se devo andare al lavoro tutti i giorni, almeno fatemi divertire. E allora uno mi dice: "Ok, ma se devi comprare le pizze al take away come fai con la moto?". Come faccio sempre: non me le metto tra le gambe, ma le lego sulla sella con un elastico, capirai che svantaggio incredibile...

 

DN-01, INCOMPRESA MA STRAORDINARIA

Sicché, se penso alla Honda CN250 ritengo ancora che sia un veicolo geniale, ma anche che ha dato vita a una genia di nipoti degeneri. E in Honda si vede che quei concetti li hanno tenuti cari: "moto automatica, con posizione di guida rilassata e sella vicina a terra". È l'unica a concepire moto di quel tipo, ci crede e continua a inventarle anche se il mercato resta sempre perplesso. Ricordate la PC800, la Pacific Coast del 1989? Non era una moto col sedere per terra e non era neanche automatica, ma era un tentativo di innovare la moto da turismo, con una carrozzeria estesa a tutto il veicolo e le borse integrate in essa. Neanche la Gold Wing era così estrema. Il pubblico non ha gradito più di tanto, neanche quando dette moto sono state usate come mezzi di servizio al Giro d'Italia. Così, la Casa giapponese s'è abbassata al compromesso. Nel 1997, ha sostituito la PC800 con la ben più tradizionale Deauville 650.

Ma il CN le è rimasto in testa e fare altri scooter a zampe avanzate, come il Pantheon e il Forza, non l'ha soddisfatta. Il CN era pensato meno scooter di questi. Honda voleva convincere i motociclisti a una nuova via. E così ecco la DN-01 del 2005, forse la più ardita tra le proposte Honda da turismo. Un CN alla massima potenza, ma moto, non scooter. Cambio automatico, non il mesto variatore, ma un Badalini. Se chiudo gli occhi e penso a lei, mi viene in mente una gigantesca formica, affusolata e sottile. O il solito Giger, artista visionario creatore di Alien.

La moto non ha avuto un grande successo, è stata messa in commercio solamente dal 2008 al 2010 ed era prevedibile, ma è stata apprezzata ed ha anche rappresentato un biglietto da visita delle capacità di inventare filoni nuovi da parte di Honda. Penso che il mio pensiero sia stato comune a tanti: bellissima, spettacolare, ma non la comprerei mai. L'ho anche guidata e il suo assetto rasoterra, con le gambe tutte avanti, da un lato spiazza – la moto è dinamismo, mentre così hai la sensazione di non riuscire a piegarla ai tuoi voleri quando fai i tornanti – e dall'altro affascina, del resto è la classica posizione di guida delle Harley-Davidson...

 

CTX 700

Alla fine, la DN-01 è uscita di scena. Ma il concetto di moto con le gambe avanti è rimasto in testa alla Honda. La stessa Gold Wing offre quasi quel tipo di guida lì, in cui sei comodo, rilassato e ti gusti il paesaggio (anche se le pedane non sono molto avanzate, rispetto alla CTX700). Idem la nuova FB6, la "bagger". Ma non mi aspettavo che sarebbe uscita un'altra moto di questo tipo. Le vendite stanno premiando la serie NC, concepita con piglio automobilistico: una piattaforma unica per diversi veicoli, compreso uno scooter, l'Integra. Ho preso in simpatia queste moto, perché costano e consumano poco, sono maneggevoli e facili da guidare, hanno tanta coppia in basso e sono disponibili con il cambio automatico a doppia frizione che, nella modalità manuale, mi diverte parecchio. Avevo chiesto espressamente una NC700X per la mia 24 ore sulle Alpi, perché sapevo che sarebbe stata l'ideale. Però, quando all'Eicma ho visto che ne veniva presentata anche la versione "bagger", ovvero la CTX che ha ispirato questo "Sentiero Pensiero", ho pensato: "Ma perché? Cosa vuole essere? Il tramite lo scooter e la moto? Ma non lo era già l'Integra?". Lì per lì manco m'è piaciuta di linea. Bocciata, non mi interessava. Ci sono milioni di moto in giro, mica devono piacermi tutte.

Poi, qualche giorno fa, arrivo in redazione e c'è questa moto parcheggiata fuori dal Centro Prove, che aspetta di spaventare il banco motore con i suoi 45 CV alla ruota. Al primo colpo d'occhio mi piace. È la versione carenata, non la N nuda. Dal vivo non sembra uno scooter, ma una bagger, con le sue (bruttacchiotte) borse laterali, la posizione relax e il parabrezza basso. Una bagger piccola, che bello. Una bagger come la FB6, ovviamente meno affascinante, ma facilissima da guidare, da posteggiare, da manovrare. C'è un abisso, a livello di impatto, tra una moto carismatica, ma pesante quasi 400 kg, che ti fa pensare continuamente a cosa stai facendo e dove ti stai infilando e una come la CTX700, che è pratica e facile come un paio di ciabatte. Ispira simpatia, anche se di colore è tutta nera, borse comprese. Allora chiedo di poterla usare anche io. E mi diverte, caspita! Una moto che mai avrei potuto pensare potesse piacermi. È questo che mi piace del motociclismo: hai le tue idee, pensi che siano chiare e definitive, poi provi una moto che a pelle non ti dice nulla e invece ti sorprende.

 

LA MOTO DI BATMAN

A casa, i miei figli l'hanno vista e ne sono rimasti colpiti: "Ma che moto è?". Stavo per cercare di spiegare a un bambino di tre anni cos'è una bagger, quando ho virato per un ben più spettacolare "È la moto di Batman!". Ovazioni. Loro sono fan di Batman, specie di quello di Nolan, per via del migliore Joker di sempre. Bene, da quel momento l'ho vissuta come la moto di Batman. Ha una posizione di guida comodissima, che permette di avere tutto sotto controllo: la strada e il panorama. Rispetto alla NC700X della 24 ore alpina, ha un cambio molto migliore. Infatti, mentre quello della Crosstourer 1200 mi era sembrato perfetto, al contrario sulla 700 c'era una breve esitazione dopo avere premuto il tasto. Alla fine mi ero adattato a sfiorare appena il comando di salita, ma su questa CTX praticamente non c'è ritardo. So che le nuove NC750X non hanno solamente 70 cc in più, ma anche un cambio rivisto; però pensavo che sulla CTX700 fosse stato montato paro paro il vecchio 670 cc, cambio compreso. Dove, invece, questa moto mi fa rimpiangere l'altra è nell'assenza del "pozzo" centrale, quello messo al posto del serbatoio, che si apre stando in sella e contiene un sacco di roba (nel mio caso, ci avevo messo tenda, sacco a pelo e materassino!). Sulla CTX, il serbatoio è in posizione canonica, il portaoggetti "a pozzo" non c'è e la sua funzione viene presa dalle borse laterali, che sono tutt'altro che esaltanti; inoltre, si aprono con la chiave d'accensione, che entra per metà e poi va sforzata pur schiacciando il coperchio con la mano, col rischio di deformarla. Non sembrano borse di mamma Honda. Quello che, invece, è tipicamente Honda è il carattere freddino, quella cosa difficile da spiegare, per cui questa moto va benissimo, è molto piacevole e invoglia a viaggiare (ma non in autostrada: per avere quel mini-parabrezza protegge meglio del previsto, ma nel complesso, tra aria che ti arriva e gambe avanzate, sopra i 110 km/orari non sei comodissimo), ma non sembra... un essere vivente. È curioso che abbia la stessa impostazione in sella di una Harley (inevitabile non paragonarla alla nuovissima Street 750), ma un carattere completamente all’opposto. Meno male, però, che il vero carisma non lo fa la moto, ma quello che ci fai.

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