Loris Capirossi è perentorio dopo le prime gare: ”Chi dice che le due tempi hanno ancora qualche vantaggio non capisce niente. Noi siamo il passato, le quattro tempi sono il presente e il futuro”. L’equivalenza introdotta nel 2002, primo anno dove le 500 2T si confrontano con le nuove 4 tempi di cilindrata quasi doppia (esattamente il limite è di 990 cc), non viene risolta fino in fondo: di fatto la supremazia delle grosse quattro tempi è assoluta, indiscussa. E non sono solo la straordinaria Honda a cinque cilindri e uno straordinario Valentino Rossi a fare la differenza: su 16 Gran Premi il dinamico duo italo-giapponese ne vince 11, lasciandone due a Max Biaggi e alla sua Yamaha M1, mentre la RC211V spinge sul gradino più alto del podio pure Tohru Ukawa e Alex Barros (due volte).
Il cambio epocale è spinto dalle aziende, con la Honda in primo piano. L’idea che accompagna il nuovo corso risiede nella voglia di dare una impronta più ”pulita” anche in una classe che esprime la massima capacità tecnica. E i motori a quattro tempi hanno sicuramente un potenziale di innovative soluzioni tecniche tutte da esplorare, mentre il due tempi appare, a cominciare dalla configurazione a quattro cilindri a V, ormai plafonato nelle varie scelte. Ci sarebbe da tentare la strada dell’iniezione pure sui 2T, ma il vecchio e affidabile carburatore non sbaglia un colpo. Che fine fanno le due tempi nel Motomondiale del 2002? Ricoprono il ruolo di comprimarie annunciato da Capirossi, con il miglior risultato del sesto posto finale di Norifumi Abe con la Yamaha YZR500, un podio in seconda posizione per Daijiro Kato (un altro lo raggiunge con la RC211V in Repubblica Ceca) e la sua Honda NSR accomunato a quello di Alex Barros ad Assen in Olanda, una pole per Jeremy McWillians al GP d’Australia sulla tre cilindri Proton KR3 di Kenny Roberts e una per Olivier Jacque al Sachsenring in sella alla Yamaha. Il pilota francese ”rischia” pure di vincere il GP tedesco confermando che le chanche di vittoria la 2T se la prende solo sui circuiti più tortuosi e con un corto rettilineo dove non si possono sfruttare gli oltre 200 CV (ma pure 220 per la Honda) dei vigorosi 4T e dove maneggevolezza e leggerezza fanno la differenza.
La YZR500 ha circa 180 CV e si dimostra molto a punto. Il francese la guida in stato di grazia: mancano tre giri alla fine della gara e Jacques già pregusta la sua prima vittoria in 500 e uno splendido risultato per una due tempi. Ci pensa Alex Barros a interrompere il sogno travolgendo Olivier in una caduta al termine di una frenata impossibile. Insomma, il momento del definitivo addio al motore a due tempi nella massima categoria del Motomondiale arriva senza che ci siano i decisi acuti di un propulsore che spaventava - a volte atterriva e disarcionava - tanti piloti. In mani decise e abili sapeva esaltare la guida di questi piloti. Valentino Rossi ricorda i tempi della mezzo litro sul numero di Motociclismo del luglio 2002: ”La 500 è una moto da trattare con delicatezza, altrimenti ti sbatte a terra in un attimo. Una moto che solo una decina di driver sono in grado di sfruttare appieno”. Kenny Roberts Junior, figlio dell’altro e più vittorioso Kenny, e pur sempre campione del mondo 500 nel 2000 con la Suzuki, ha una sua opinione sul dualismo 2-4 tempi: ”Avete mai guidato una moto da cross dell’ultima generazione? Se non l’avete fatto non potete capire appieno la differenza tra i due motori. Una 2T è una moto nervosa, imprevedibile, che ti tiene sempre sulla corda, ti può scappare da sotto il sedere quando meno te lo aspetti. La 4T ha un’accelerazione più regolare e progressiva e, in definitiva, è più facile da guidare”.