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KTM 690 Adventure: l’Africa in Brianza

La moto che a Mattighofen non hanno mai realizzato: una adventure monociclindrica più abbordabile della esclusiva 690 Rally Replica. Se l'è costruita in casa un appassionato comasco, che la usa per viaggiare in fuoristrada e - talvolta - girare in fettucciato...

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Special KTM 690 Adventure

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Tante volte abbiamo chiesto agli uomini KTM perché non abbiano mai realizzato una 690 Adventure (a parte l'esclusiva Rally Replica, ovviamente) limitandosi ad offrire le versioni Enduro e SMC. La risposta è sempre la stessa: "Non ne venderemmo abbastanza per giustificare l'investimento". Eppure siamo convinti che spazio per lei ci sarebbe e non per forza in una nicchia di mercato, perché una potente e leggera monocilindrica per affrontare l'offroad senza rinunciare alla protezione di una carena per i viaggi manca, nel panorama attuale. C'è allora chi ha deciso di costruirsela da sé. Come il comasco Raffaello Ape che, partendo da una KTM 690 Enduro del 2008, ha realizzato la sua moto dei sogni, traendo ispirazione proprio dalla 690 Rally Replica, moto prodotta tra il 2007 e il 2009 per i piloti privati. La carena in fibra di vetro, certaemente la parte più vistosa del progetto, fa parte di un kit che comprende anche la torretta porta-strumenti della Perfect Fairing (ma sono diversi i produttori che realizzano kit per vestire le grosse monocilindriche austriache e le Husqvarna 701). I serbatoi aggiuntivi anteriori invece sono quelli, in ABS, proprio della Rally Replica. Adesivi acquistati online e verniciatura fatta in casa completano l'estetica. La moto, acquistata usata con 19.000 km all'attivo, non richiede grossi interventi al motore. Tuttavia Raffaello aggiunge un radiatore dell'olio, per ospitare 300 ml di lubrificante in più; inoltre realizza uno scarico basso, meno ingombrante di quello originale che corre sul lato sinistro ad altezza polpaccio, e lo chiude con un silenziatore Akrapovic sorretto da ben due staffe: "Per aver maggior rigidità e sicurezza, in viaggio. - afferma Raffaello - Se si rompe uno, ho sempre l'altro...".

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Special KTM 690 Adventure

Il motore riceve anche una modifica importante all'aspirazione: l'impianto di iniezione è sostituito da un tradizionale carburatore (Keihin) e ciò comporta l'adeguamento della centralina e del volano, oltre che dell'air-box. Il "passo indietro" è dettato dall'esigenza di far digerire alla moto anche i carburanti sporchi o contaminati che si possono trovare nei Paesi africani. Eh già, perché l'intenzione del proprietario è quella di portarla nel Continente Nero, sogno realizzato intorno al capodanno 2017. Per lo stesso motivo, ovvero per praticità e solidità in luoghi polverosi (che possono essere anche le sterrate italiane, dove Raffaello si diverte a viaggiare spesso, con la sua special) è eliminato il blocchetto di accensione, soggetto a sporcarsi di sabbia e pulviscolo: un semplice interruttore stagno sulla torretta lo sostituisce. Anche le sospensioni sono oggetto di modifiche sostanziali. La forcella è quella originale, modificata nei pompanti e nell'idraulica; il posteriore è quello della 690 Enduro R. L'escursione cresce: 295 mm davanti, 300 mm dietro. Il grosso è fatto. Rimane una miriade di dettagli da rifinire: adeguare l'impianto elettrico semplificato, allargare le pedane e allungare la leva del cambio, realizzare una protezione per il radiatore, montare un portapacchi robusto, spostare in posizione più aerata il raddrizzatore di corrente, ricostruire la sella, più alta (101 cm da terra!). I lavori sono eseguiti tutti in casa. Raffaello, 33 anni, è designer e progettista nel settore del mobile, ma le sue conoscenze gli permettono di disegnare e realizzare anche componenti specifici per questa moto, come i supporti speciali, distanziali, staffe. Sempre però mantenendo la funzionalità del modello di serie. "La KTM 690 è una moto da gara - afferma - perché è razionale. La puoi smontare e rimontare in un batter d'occhio". E poi lui la usa spesso anche per fare enduro e per girare in qualche fettucciato: le cadute capitano e tutto deve essere robusto e facilmente riparabile o sostituibile.

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Special KTM 690 Adventure

Da vedere è molto bella, questa special, e ha il fascino di aver tentato l'avventura africana e di essere riuscita a tornare a casa. La KTM 690 Enduro nasce già di serie con un'impostazione poco votata alla maneggevolezza - se rapportata ad altre offroad più specialistiche - e questa moto estremizza ancora di più il concetto. Con le sospensioni più alte si affrontano meglio le asperità, ma si alza anche il baricentro. Il risultato è quello di non riuscire sempre a dare carico all'anteriore, facendo quindi fatica a curvare nello stretto. A questo si aggiunge il limitato angolo di sterzo tipico delle prime 690, problema acuito su questa special per l'aggiunta di una griglia di protezione al radiatore, che riduce ulteriormente la battuta dello sterzo. Si ha poi la sensazione di essere su una moto molto "lunga", con l'anteriore lontano. E la sella watussiana, almeno sulle prime, non fa sentire troppo sicuri in inserimento e in percorrenza. Una volta fatta la curva, però, questa KTM dà il meglio di sé. In rettilineo apprezziamo l'erogazione del motore e la sua spinta sempre generosa, ma non estrema. Il propulsore è elastico, rotondo; le marce entrano dolci e precise anche senza frizione. Di potenza ce n'è tanta, lo si avverte ad ogni apertura del gas, e questa 690 mette voglia di accelerare ancora di più, anche per godere del sound di aspirazione che arriva da sotto al casco, dove il filtro aria è quasi scoperto. La scelta del carburatore non fa rimpiangere l'iniezione, soprattutto ai bassi regimi dove la risposta risulta pronta a ogni tocco del gas.

Ma, più di tutto, il bello di questa moto è la stabilità che diventa puro e semplice piacere di guida. Quando la strada si apre, lei chiede solo di lanciarla al massimo, tanto ci pensa l'ottima ciclistica ad assorbire tutte le asperità del fondo. Le sospensioni sono morbide e scorrevoli; tuttavia questa special non risulta bilanciatissima, con il posteriore che tende a lavorare piuttosto basso (forse anche per il serbatoio posteriore pieno, mentre i due anteriori sono scarichi, durante la nostra prova: moi avremmo fatto il contrario). In piedi si guida perfettamente, è ben dimensionata, non è neppure larga tra le gambe, dato che i due serbatoi anteriori e la carena si sviluppano lontano dagli spazi di movimento. Sul dritto la sella alta si fa apprezzare: sostenuta, ma comoda, è indispensabile se si va a caccia di tanti chilometri, perché disegna un'ergonomia perfetta per i viaggi. Del resto questa special nasce per affrontare il deserto: è lì che dà il meglio. Per il resto - se già pensate di replicarla per parcheggiarla davanti al bar - fa la parte di un cammello in centro a Milano.

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