Si sale in sella con un filo di apprensione, con in testa quel numerino letto sulla scheda tecnica: “400 kg a secco” che diventano ovviamente di più in ordine di marcia. La Pursuit però toglie subito i cattivi pensieri: la sella, oltre ad essere molto comoda, è bassa e permette di toccare benissimo anche a chi non è esattamente un corazziere, inoltre ci si sente subito a casa, una casa molto confortevole. Abbiamo apprezzato in particolare il supporto lombare e la possibilità di arretrare e avanzare con grande facilità. Nonostante la frizione sia un pelo dura da azionare, è molto progressiva e aiuta nelle manovre da fermo e nel traffico cittadino. Ecco, gli stop and go e le inversioni devono essere effettuate con concentrazione per non sbilanciarsi, ma poi la Indian stupisce una volta superati i 10 km/h: diventa molto amichevole e maneggevole, ed estremamente neutra nelle reazioni.
Il cambio è un po’ ruvido e rumoroso, ma il propulsore “Power Plus” è talmente ricco di coppia e progressivo da limitare molto l’uso del cambio. Il bicilindrico a V di 60° della Pursuit è piacevole fin dalla prima accelerata per il suono educato ma grintoso, accetta la piena apertura poco dopo i 1.000 giri/min ma è dai 1.500 che sprigiona una meravigliosa spinta, burrosa in tutti i rapporti. Le tre mappe di gestione del motore, Rain, Standard e Sport sono completamente diverse tra loro: la Rain è molto dolce ma progressiva e non inficia il piacere di guida anche su asfalto bagnato, la Sport scatena tutti i 122 CV del propulsore PowerPlus ma mette un po’ di apprensione nella gestione del gas e rende la moto più nervosa, la Standard è invece un compromesso perfetto. Anche qui come per le moto concorrenti di Milwaukee ci sono le “good vibrations”, ma sono davvero limitate e avvertibili solo dal fondoschiena a regimi medio-alti.
Chi non ha mai sognato, una volta nella vita, di volare negli States e farsi un “Coast to Coast” tra paesaggi meravigliosi e rettilinei infiniti? La Pursuit pare essere stata pensata per affrontare questi percorsi con il massimo del comfort, ma stupisce, e molto, anche nei tratti tormentati dei nostri rilievi alpini: pare incredibile ma ci siamo divertiti molto a farle ballare il tango tra curve, controcurve e tornanti! Il peso c’è ma la ciclistica è sana, le reazioni sempre neutre e se si ha l’accortezza di guidare puliti e dolci, la Indian ripaga con una buona precisione e stabilità, la luce a terra è discreta, e solo quando gli “SKRRRECHH” si fanno più tormentati, l’alleggerimento dell’avantreno accompagnato da un lieve allargamento della traiettoria impostata consigliano di abbassare il ritmo. Capitolo freni: l’impianto Brembo è di ottima qualità, il feeling alla leva non è eccezionale specie nella prima fase di decelerazione, ma se si “strizza” si ottengono risultati migliori, specialmente se si integra la frenata con l’unità posteriore che restituisce un’ottima modulabilità e buona potenza.