I sensori esterni aftermarket, invece, sono decisamente più diffusi, perché più pratici (e pure economici). Sono dei semplicissimi tappi, che vanno avvitati sulla valvola ruota, al posto del cappuccio in plastica. Lasciano sempre “aperta” la valvola stessa, per misurare la pressione dell’aria all’interno, e sono loro stessi a fare tenuta, grazie a una guarnizione in gomma che va ad aderire sulla testa della valvola ruota. Di questi abbiamo scelto il più venduto e il più economico, rispettivamente tra quelli con display esterno e quelli con app per smartphone.
Contengono anche loro una centralina wi-fi e una mini batteria (più piccola di quella dei sensori interni), e si possono avvitare su qualsiasi tipo di valvola. Anche su cerchi con camera d’aria, ed è il primo grande vantaggio dei sensori esterni. Perché se buchiamo una ruota con camera d’aria, questa si sgonfierà molto più in fretta di una ruota tubeless. Immaginiamo cosa potrebbe succedere se dovessimo forare a 130 km/h in autostrada: è fondamentale accorgersi subito del problema! Altro punto a favore: si possono usare le bombolette Gonfia e Ripara: il tappo-sensore deve essere rimosso per poter accedere alla valvola ruota, quindi non verrà contaminato dalla schiuma. Certo, di contro, esiste la possibilità che vengano rubati (c’è un controdado di sicurezza, ma non basta) e la micro-batteria ha una durata minore, ma in compenso è semplicissima da sostituire.
In tutti i casi, viene aggiunto del peso in un punto periferico del cerchio, quindi, si potrebbe percepire una vibrazione, durante la guida. È logico, è come aggiungere un pesino di bilanciamento extra da oltre 10 grammi. Meglio far equilibrare di nuovo le ruote da un’officina o da un gommista. Per lo stesso motivo, sarebbe meglio non montare i sensori esterni su valvole in gomma, come quelle della Suzuki SV 650 che abbiamo utilizzato per la prova, perché verrebbero stressate in modo eccessivo, vista la massa che viene aggiunta: vanno fatte sostituire con valvole rigide, in metallo (uno dei TPMS in prova fornisce anche le valvole metalliche per l’eventuale sostituzione).
Oltre alla pressione, viene rilevata anche la temperatura dell’aria all’interno dello pneumatico, ed è possibile impostare a piacimento la soglia di allarme di cui abbiamo parlato all’inizio: per chi fa fuoristrada o per chi gira in pista, è un aspetto fondamentale. I TPMS aftermarket si dividono poi tra quelli che dispongono di un piccolo display esterno e quelli che lavorano tramite App. Il display dei primi va installato sul manubrio, non necessita di alimentazione (ha una batteria interna ricaricabile), si collega con i sensori ruota e visualizza i dati di pressione e temperatura in tempo reale.
Inoltre, questi dispositivi si accendono e si spengono in automatico, grazie a un giroscopio interno che capisce quando la moto è ferma o quando è in movimento. È la soluzione più pratica, a conti fatti, perché non bisogna fare nulla, se non ricaricare la batteria ogni tanto (dipende da quanto viene usata la moto, ma in genere durano diversi mesi). Certo, esiste il problema furto, dato che sono avvitati “a mano” sulla loro staffa, e poi i manubri sono già abbastanza affollati di loro.
Quelli senza display, invece, richiedono di essere collegati al nostro smartphone, tramite un’app specifica. Il consumo batteria del telefono è molto limitato (si tratta di una semplice connessione Bluetooth), ma se lo teniamo a vista, quindi montato sul manubrio, con schermo sempre attivo e luminosità alta, bisognerebbe avere un cavo di alimentazione collegato. C’è da dire che le app funzionano anche in background, quindi l’allarme foratura viene lanciato anche se abbiamo il telefono in tasca, ma in questo modo è sicuramente meno efficace, rispetto ad avere un monitor davanti agli occhi. A meno di non avere il bluetooth collegato con il casco. E poi bisogna considerare la pioggia: il nostro telefono, resiste alle intemperie? I display esterni, sì.
Di seguito, l'analisi dei nostri test strumentali sui singoli dispositivi presentati secondo l'ordine di "arrivo": Fobo, il vincitore; Alunar, secondo; KTSE e Maalr, pari merito.