La crisi socio-politico-economica che sta coprendo l'intera Europa colpisce un po' tutti i settori, tra cui quello produttivo che dipende direttamente sia dall'Ucraina sia dalla Russia. Quel che ci interessa dei due Paesi da un punto di vista meramente motociclistico, non sono tanto le grandezze dei rispettivi mercati interni decisamente contenuti (25.000 immatricolazioni per la Russia e 30.000 per la Ucraina, contro 270.000 dell’Italia, per darvi una idea), quanto la tipologia di materie prime che questi esportano: l'ex Unione Sovietica, oltre al gas, estrae il 45% della produzione mondiale del palladio necessario per i catalizzatori, e fornisce semilavorati come il nerofumo, di cui necessita l’industria dei pneumatici (ne produce il 70%), la cui mancanza ha già provocato il funzionamento a singhiozzo di diverse fabbriche europee, in particolare di Michelin.
Per quanto riguarda l'Ucraina, questa è un grande esportatore di prodotti agricoli e di ferro; da un punto di vista automotive spicca per il settore dei cavi e dei cablaggi (1,3 miliardi di dollari di export nel 2019, equivalenti a 1,2 miliardi di euro). In questo settore, dall’inizio del conflitto hanno dovuto chiudere gli stabilimenti ucraini la tedesca Leoni, la giapponese Fujikura e la francese Nexans. E proprio la carenza di cablaggi per il settore automotive, sommato alla scarsità di chip, sta mandando in crisi l’industria tedesca, in particolare BMW e il Gruppo Volkswagen, che attraverso Audi controlla Ducati.
È un problema che, seppur in modo meno importante visti i volumi in gioco, si riflette anche sulle moto; allo stesso tempo non è grave poiché non si tratta di materiale altamente tecnologico, quindi per le forniture le Case si rivolgeranno ad aziende in altri Paesi, pur con un probabile incremento dei costi.
L’Ucraina, poi, produce oltre la metà del neon mondiale. Questo gas è fondamentale per l’industria dei microchip, serve infatti ad alimentare i laser che “scrivono” sui wafer di silicio. Nel medio termine questo acuirà la già grave crisi dei microprocessori.