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di Marco Gualdani
02 September 2013

E se Valentino facesse come Everts?

Nel 2003 il dieci volte iridato del Cross si schierò anche nella classe minore per arrivare preparato e vincere la classe regina. Fu quella la svolta che lo portò da un (presunto) declino fino al 10° titolo iridato

E se valentino facesse come everts?

Ormai Valentino è abbonato al quarto posto, come lo era anni fa con il primo. La trama delle gare è semplice: il trio delle meraviglie scatta davanti e allunga, mentre Rossi perde posizioni e contatto dalla testa. Poi, da metà gara, inizia a girare su un passo niente male e va a riacciuffare i piloti alla portata (i soliti Bautista, Crutchlow e Bradl) finendo regolarmente quarto, perché i primi tre, a quel punto, sono irraggiungibili. Si parla di difficoltà di adattamento con le gomme fredde e di carcassa troppo morbida delle gomme, che penalizzerebbero in staccata Valentino in quanto più alto e pesante dei suoi tre rivali. Ma ci sono tante altre giustificazioni, molte delle quali poco chiare.

 

PERCHÈ I TRE FENOMENI HANNO UN ALTRO PASSO

Il problema sembrerebbe Rossi, c’è poco da fare. Valentino non è più quello di prima, e al momento i tre fenomeni Marquez, Lorenzo e Pedrosa hanno qualcosa in più, con la Honda che si sta dimostrando la moto da battere. Ma la seconda parte di gara messa in pista dal Dottore (ottima, ma secondo il mio collega Aliverti non ancora al livello dei primissimi) farebbe pensare a un possibile rimescolamento delle carte, se solo si riuscisse a risolvere la prima parte in bianco e nero. Personalmente non sono uno che guarda solo ai numeri e ritengo che le valutazioni basate solo sul cronometro lascino il tempo che trovano, perché chi corre in moto sa che le gare possono cambiare completamente durante il loro stesso svolgimento. L’uomo non è una macchina e a seconda di come cambiano le condizioni può dare di più o di meno. Per questo sono ancora sicuro che Valentino sarebbe in grado di battagliare là davanti, se solo fosse più celere nella prima parte di gara. Perché se hai l’opportunità di stare con gli altri e se hai voglia di starci, spesso quello che ti manca in termini di decimi sul giro lo trovi dentro di te, nella bagarre, nelle scie e nei sorpassi. Anche negli ultimi Mondiali vinti Valentino non era il più veloce in pista, ma riusciva a vincere lo stesso, perché si buttava in mezzo. Laguna 2008 è un esempio di come non serva per forza essere il più veloce. Per questo dico che se Rossi riuscisse a mettere in pista dal primo giro quello che tira fuori da metà gara in poi, sarebbe possibile anche vederlo battagliare per il podio a ogni GP. Di giocarsela almeno con Pedrosa. Ma come si fa?

 

LE DIFFICOLTÀ DI EVERTS NEL 2003 COME QUELLE DI ROSSI DIECI ANNI DOPO

Ci hanno sempre insegnato che la storia ci viene in aiuto quando si cercano delle risposte per il presente. Così, ripensando ad altri casi simili, viene in mente un episodio legato alla storia di Stefan Everts, dieci volte Campione del Mondo di motocross. Era il 2003. Everts veniva da due Mondiali vinti in 500 e proprio quell’anno ci fu il passaggio alla nuova categoria MotocrossGP che mescolava la 500 con la 250 mettendo a confronto le 450 4T con le 250 2T. Era il primo passo verso la creazione della moderna classe MX1. Da una parte Everts, campione della 500, dall’altra Mickael Pichon, due volte iridato in 250. I due campioni uno contro l’altro. Quell’anno il Mondiale fu gestito dalla Dorna che comprò i diritti e ne fece una replica del Motomondiale con manche singola (una novità assoluta per il cross) e tutte le categorie in pista nella stessa giornata. Nei primi tre GP il confronto fu a totale appannaggio di Pichon che interpretava meglio le nuove regole, mentre Everts faticava come non mai. Era l’ombra di se stesso. La fine di un’epoca, si diceva. Stefan non sembrava al livello di Mickael e della sua Suzuki con il numero 1, che sembravano imbattibili, come Marquez oggi. Il Mondiale sembrava già perso, appena dopo tre gare. Everts diceva che con la gara singola non riusciva a entrare nello spirito da subito, che gli serviva più tempo, che quando era caldo e competitivo, gli altri erano già lontani. Un po’ quello che succede a Rossi oggi.

 

L’AZZARDO DI STEFAN: CORRERE IN DUE CATEGORIE

Ragionando a tavolino si decise di provare una strada mai percorsa prima e mai più fatta da nessun altro. Fu un tentativo che per molti sembrava assurdo: far schierare Everts nella manche della 125 (che si correva prima della MotocrossGP), in modo da farlo arrivare caldo e pronto alla sfida vera, con ben a mente le traiettorie da seguire (che nel cross sono in costante cambiamento) e soprattutto rompere la tensione con la gara e arrivare più sereno al cancello “importante”. Così Yamaha allestì in fretta e furia una 250 4T per il pilota belga che si schierò al via del quarto GP, in Italia, a Montevarchi. Everts vinse la manche 125 e dominò la gara della MotocrossGP con una superiorità fin lì celata solo dall’incapacità di interpretare quel regolamento. Da lì fino alla fine del campionato Stefan vinse quasi tutte le gare di entrambe le categorie, “distruggendo” letteralmente il rivale Pichon (che finì addirittura terzo e non vinse più un titolo) e sfiorando anche l’iride della 125, perso per una manciata di punti a causa di quei 3 GP mancanti. Superato quel momento di difficoltà, Everts vinse anche nel 2004, 2005 e 2006, raggiungendo quota 10 titoli e 101 GP vinti. Il più grande di sempre. Solo perché quel giorno decise di correre in due categorie diverse.

 

LA SOLUZIONE È ROSSI (ANCHE) IN MOTO 2?

Perciò la butto lì: e se Rossi si schierasse anche in Moto2? Una scelta assurda? Sì, come lo era per Everts. Valentino potrebbe avere gli stessi benefici di “rompere il ghiaccio” con la gara della domenica e partire subito a bomba con gli altri nella MotoGP. In passato erano numerosi i piloti che correvano in più di una categoria e sappiamo che Agostini vanta un curriculum straordinario anche grazie a questo. Nel caso di Rossi non si tratterebbe di allungare la lista delle vittorie (ma poi perché no), bensì di creare una situazione nuova che potrebbe far vivere il giorno della gara in maniera diversa, spostando le tensioni e i dubbi con una sfuriata iniziale. In tutto questo si raddoppierebbe anche la visibilità del campione di Tavullia e della categoria minore e magari lo stesso Rossi potrebbe ritrovare quegli automatismi che rendono i giovani che arrivano da lì così veloci, perché la Moto2 è una classe molto difficile sotto molti punti di vista. Una sorta di seconda giovinezza che gli faccia ritrovare divertimento e qualità. In che modo possa essere possibile non lo so, ma se questa stagione è andata, ci si potrebbe pensare per quella successiva, avendo tutto il tempo per mettere a punto la questione. Per Yamaha potrebbe non essere semplice schierare una Moto2 che è terreno di caccia di Honda, ma Valentino ci ha abituato a scelte drastiche, come quando decise di passare alle gomme Bridgestone a stagione inoltrata, stracciando l’accordo con Michelin. Oppure il clamoroso ritorno in Yamaha. Perché quando si deve vincere non si guarda in faccia a nessuno. Nemmeno alla Moto2. Everts ne ha vinti 10, Valentino “solo” 9.

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