di Gualtiero Repossi,
foto Gianluca Bucci e Archivio Motociclismo
Novembre 2023, nello stand Ducati a Eicma, il Salone internazionale della moto, campeggia una monocilindrica. È la Hypermotard 698 Mono: è aggressiva nella linea, innovativa nel motore (che si chiama Superquadro) e dotata della distribuzione desmodromica. Come è fatta, come va la nuova ”mono” bolognese lo leggete nel test a pag 106 di questo numero. Per i più giovani, e pure per quelli che non conoscono la storia delle Ducati, vi diciamo che tre decenni fa a Borgo Panigale era nata un’altra moto con un solo cilindro, altrettanto ”desmo”, aggressiva, innovativa e pure molto racing: ecco a voi la Supermono.
Presentata all’IFMA di Colonia dell'ottobre 1992, (ma la nostra rivista ne aveva anticipato lo schema tecnico del motore già nel novembre 1990) aveva suscitato enorme scalpore: era la monocilindrica più sofisticata mai concepita, ma nel corso degli anni è anche diventata una delle Ducati più ricercate ed ambite dai collezionisti dato che è stata costruita in appena 67 esemplari.
Nato da un'idea dell’ingegner Massimo Bordi, il progetto della Supermono ha segnato il debutto di alcuni personaggi di rilievo nella recente storia della Ducati: il designer sudafricano Pierre Terblanche - papà di Multistrada, MH900E, 999 e Hypermotard - e Claudio Domenicali, oggi AD di Ducati Motor Holding S.p.A. all’epoca giovane ingegnere neolaureato da poco entrato in azienda.
La Supermono viene concepita per impegnarsi nella “Sound of Singles”, una classe molto popolare in tutto il mondo, grazie ad un regolamento tecnico decisamente libero, che poneva come unico vincolo quello di gareggiare con moto monocilindriche a quattro tempi.
Nel periodo del suo massimo splendore la categoria Supermono ha avuto invece validità di Campionato europeo e per quattro stagioni è stata anche di supporto del Mondiale Superbike. Ha anche offerto gare combattute ed emozionanti con un'ampia varietà di moto e motori diversi - Yamaha, Honda, KTM, Husqvarna, Gilera, Suzuki e Rotax, alcuni dei quali portati fino a 780 cc - destando l’interesse “ufficiale” non solo della Ducati, ma anche di altre Case come Gilera, Bimota, e Yamaha (tramite l’importatore italiano) e di una moltitudine di preparatori.
Rispetto alle rivali, la prima Ducati Supermono (e pure la seconda versione, quella con il motore portato a 572 cc), aveva un solo difetto, la minore cilindrata. Tuttavia, chiunque abbia mai gareggiato con questa moto, se ne è innamorato.
Le Supermono sono state costruite in due distinte versioni. La prima del 1993 ha una cilindrata di 549 cc ed è stata prodotta in 44 esemplari al prezzo di 45.220.000 lire, quotazione di poco inferiore a una Ducati 888 Racing; la seconda invece, assemblata due anni più tardi, ha la cilindrata portata a 572 cc. Entrambe utilizzano il motore Desmoquattro a cilindro orizzontale derivato dal V-Twin di 888 cc, pluricampione del mondo Superbike, con il cilindro verticale sostituito da un alloggiamento cieco contenente una doppia bielletta di bilanciamento. Un sistema decisamente efficace, adottato anni dopo dalla BMW sul suo bicilindrico parallelo F800 costruito dalla austriaca Rotax.
Ma perché scegliere una soluzione del genere, di fatto di compromesso? L’ingegner Bordi diceva che il successo della Ducati consisteva nel fatto di costruire moto e motori diversi dagli altri e realizzare un mono dotato di un consueto albero controrotante antivibrazioni sarebbe stato un progetto assolutamente banale, specialmente dopo aver realizzato un bicilindrico desmo a otto valvole e con tanto di iniezione elettronica. Poi Ducati aveva già in casa una testa ”vincente”, quella delle 851/888. In questo modo, si sarebbero pure accorciati i tempi di progettazione, realizzazione e sviluppo del motore, con la prospettiva ulteriore di vedere questa moto anche sulla strada oltre che sulla pista. Oltre a quella da competizione, della Supermono erano state previste tre versioni, tutte dotate di avviamento elettrico: una replica stradale del modello racing, una semicarenata tipo Cafè Racer, una classica naked con un carburatore al posto dell’iniezione. Nessuna delle tre arrivò mai alla catena di montaggio.