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28 April 2016

Una Ducati innovativa dall’Indonesia

White Collar Bike si è fatta conoscere negli ultimi anni con realizzazioni di grande pregio e ora presenta la sua prima Ducati special, con proposte tecniche ed estetiche interessanti. Il tutto progettato al computer e realizzato in garage in due anni di lavoro, modifiche e affinamenti

Dall’Asia con furore

I dati di vendita ci parlano del sud-est asiatico come del mercato più importante per le moto, con milioni di moto e motorini immatricolati ogni anno, specialmente nelle piccole cilindrate. Ma in un così grande bacino di due ruote, non ci sono solamente i prodotti di serie: in quelle terre lontane e ai più di noi sconosciute nascono anche special di un certo interesse. Negli ultimi mesi ad esempio, durante le mie ricerche di elaborazioni e prototipi da presentare in questa rubrica, mi sono imbattuto nell’indiana Flying Sikh, una bella mistura di ciclistica austriaca e motore giapponese (qui le foto); ma anche nella thailandese Half Cast Silver Aero, una moto-scultura molto vicina ai gusti occidentali e con richiami alle creazioni del talentuoso newyorkese Hazan

La café racer elettrica

Oggi vi porto in Indonesia a scoprire White Collar Bike, nome dietro il quale sta il suo fondatore Ram Ram Januar, un ragazzo di Bandung che si è fatto conoscere anche da noi per aver realizzato alcune special di ottimo gusto ed elevata qualità costruttiva (ammiratele sulla sua pagina Facebook). All’ultimo Indonesia International Motor Show (tenutosi dal 7 al 17 aprile a Jakarta, nel centralissimo quartiere di Kemayoran) ha presentato una special sportiva di carattere neo-rétro, la e-Racer, con carena e sovrastrutture in carbonio, ma cerchi a raggi e faro tondo, realizzata in collaborazione con la Zero Motorcycles (qui la foto). Una vera café racer del terzo millennio, che coniuga in un riuscito connubio il futuro della mobilità su due ruote con la tradizione delle icone europee dell’era d’oro del motociclismo. 

Nudo metallo

Ma non è di questa Zero SR che voglio parlare: Ram Ram Januar ha portato finalmente a termine un progetto sul quale sta lavorando da quasi due anni. Si tratta di una Ducati divenuta irriconoscibile: è la Monster Blaster. Partendo da una delle ultime versioni della naked di Borgo Panigale, la 796, ne ha mantenuto il motore raffreddato ad aria (nuovo è però il cattivissiimo doppio scarico) e il telaio a traliccio (ma non il telaietto posteriore), soffermandosi sulle sospensioni e sull’estetica. Elementi ai quali ha però dedicato moltissimo tempo e dedizione (guardate qui il risultato!). La parte “facile” del lavoro è stata la rielaborazione delle sovrastrutture, riassunte in un monoscocca serbatoio-codino in acciaio inox spazzolato e disegnato con forme classiche. Il metallo è stato volutamente lasciato “nudo” così come il resto della moto: solo il telaio è verniciato nero, per il resto grande impatto materico. Alcuni elementi "moderni" sono occultati dalle sovrastrutture, come la strumentazione (visibile attraverso un''artistica feritoria nella cover del serbatoio) e il gruppo ottico posteriore, che occhieggia dalla grata all'estremità del codino: un vero e proprio marchio di fabbrica. Gli indicatori di direzione trovano posto dentro i contrappesi del manubrio, davvero impossibile notarli se non, lo si sa in anticipo.

Forcella Girder

La parte più complessa è stata riservata alla ciclistica. Se dietro un forcellone bibraccio in alluminio costruito ad-hoc lavora secondo il tradizionale sistema cantilever, ovvero con ammortizzatore molto inclinato e senza interposizione di leveraggi, davanti la forcella di serie è stata sostituita con un elemento in stile Girder in alluminio, realizzato assemblando più parti ricavate dal pieno, con bracci rigidi e ammortizzatore singolo centrale tra le due “piastre” basculanti. Colpiscono poi le ruote a raggi, anch’esse progettate al computer e costruite appositamente, con mozzi torniti dal pieno che simulano l’aspetto di enormi freni a tamburo, ma che in realtà nascondono un moderno impianto frenante con dischi flottanti e pinze ad attacco radiale.

Fatta in casa

Vi piace? A me moltissimo, perché questa special - come molte costruite da Ram Ram - racconta qualcosa di nuovo, osa e infrange le regole, pur rimanendo nei confini della fruibilità e del buon gusto. E, soprattutto, perché è fatta in casa. Ah, non ve lo avevo ancora detto, ma Ram Ram realizza tutte le sue special - prima per sé e per gli amici, ora anche per facoltosi clienti - nei ritagli di tempo nel suo box di casa. Adeguatamente organizzato e equipaggiato, s’intende. Certi preparatori professionisti - o sedicenti tali - dovrebbero abbassare la cresta e guardarsi intorno: creativi e virtuosi appassionati ce ne sono anche in Europa, moltissimi in Italia. Ve li facciamo conoscere spesso sulle pagine di Motociclismo. Ne abbiamo incontrati tanti anche a The Bike Field (cliccate qui per i nostri articoli e tutte le foto e non perdetevi Motociclismo di maggio in edicola per altre chicche sull’argomento). Sono loro il vero motore che anima la kustom kulture
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