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Perché le Kawasaki sono verdi

Dietro al famoso lime green, che caratterizza i mezzi più rappresentativi della Casa di Akashi, c'è una storia di superstizione e voglia di sfidare le convenzioni. Ce la racconta Enrico Bessolo

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Il verde Kawasaki, o sarebbe meglio dire il "lime green" è riconosciuto in tutto il mondo. Ma pochi sanno che la scelta non è stata solo dettata dal marketing, bensì dalla voglia di andare oltre l'irrazionale. Si sta parlando molto di Kawasaki in questi giorni e il motivo è che il 2023 coincide con numerosi anniversari per la casa di Akashi: il primo motore da moto del 1953, la fondazione della Kawasaki Motorcycle Co. del 1963, stesso anno della nascita del progetto motocross con la 125 B8, il primo jet ski (1973). Queste sono solo alcune “fette” di una torta ben più ampia, che tiene conto dei tanti settori in cui Kawasaki è coinvolta tra quello motociclistico, navale, aeronautico, industriale ecc. Per festeggiare tutto, in un sol colpo, la filiale italiana ha creato un evento che ha preso il nome di Big Celebration, con base a Laveno Mombello (VA) sulla sponda lombarda del Lago Maggiore. Per l’occasione sono stati messi a disposizione una bella flotta di mezzi, che abbiamo messo alla prova uno dopo l’altro, raccontando tutto in questo video (clicca qui). L’occasione è stata interessante anche per conoscere meglio il mondo Kawasaki, potendo ascoltare tante storie di oggi, ieri e programmi di domani. Una delle curiosità che più ci ha colpito è proprio quella legata al colore delle moto di Akashi. A raccontarcela è il Sales&Marketing di Kawasaki Italia Enrico Bessolo.

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"Era il 1969 e nell’ambito delle gare c’erano molte superstizioni; il circuito di Daytona non faceva eccezioni. Si diceva che il verde portasse sfortuna in quella pista e non si doveva assolutamente correre con un mezzo di quel colore. In quel periodo la filiale americana aveva serie intenzioni di far crescere la propria quota di mercato e cercava il modo di farsi notare, facendo qualcosa di eclatante. Fu così che contattarono la sede in Giappone, spiegando che, essendo ingegneri, davano valore solo alle formule matematiche, mentre ritenevano le superstizioni ridicole e inutili. Di comune accordo decisero di dipingere le moto di verde e andare a Daytona; in caso di vittoria avrebbero dimostrato di essere più forti delle superstizioni. Si presentarono in pista con due modelli: la A1 RA da 250 cc e e la 350 cc A7 RA". Gira pagina per scoprire come è andata.

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Bessolo continua: " La squadra era composta dai piloti americani: Ken Araoka, Art Bauman, Walt Fulton, Dick Hammer e Cal Rayborn (in foto sopra)".Inutile dire che dominarono la gara. E, oltre che per il risultato, l'impresa fu importante perché sconvolsero lo status quo. Con questa livrea “scioccante” sfidarono la convenzione, andarono contro quello che non era razionale; un atteggiamento ancora vivo in azienda oggi. Insomma, fu una giornata così tanto di successo che, da quel momento, il lime green fu utilizzato su ogni genere di mezzo, che fosse racing o di produzione. La prima moto con quella colorazione fu la F21M, una scrambler da 238 cc, lanciata già in quello steso anno, il 1969 (foto sotto). Da allora il ime green è riconosciuto in tutto il mondo come il colore delle kawasaki e viene applicato a tutte le categorie di prodotto, dalle moto da fuoristrada, le stradali supersportive, i four wheel fino ai jet ski. Tra l'altro posso anche svelarti la formula per ottenere il colore esatto, formato da nove parti di verde e una di blu. Il bello di questa storia è che quello che era iniziato come un guanto di sfida alle convenzioni è diventato il simbolo dello spirito dell’azienda kawasaki".

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