Quale è la relazione tra Tuono ed RS dal punto di vista stilistico?
“Ovviamente mentre abbiamo disegnato la RS, abbiamo dovuto pensare alla Tuono, sia dal punto di vista di stile che dal punto di vista di ergonomia. I due progetti hanno viaggiato in parallelo. Se la RS ha una vocazione decisamente più sportiva, la Tuono fa un mestiere differente e più difficile: deve essere più confortevole, protettiva e comunicare una facilità d’uso maggiore. Abbiamo quindi pensato ad una moto aggressiva, coerente con la missione del progetto, ma che non spaventasse troppo. La Tuono 1100 è senza compromessi perché ha prestazioni che lo richiedono e inoltre ha una carenatura ridotta. La Tuono 660 invece deve divertire ed essere abbordabile. In questo caso non volevamo che diventasse la RS con carenatura ridotta. Doveva essere una sportiva stradale per divertirsi. Abbiamo alzato il manubrio e per questo motivo la testa del pilota è stata un po’ più difficile da posizionare”.
La Tuono cambia in qualcos’altro, oltre alla carenatura, rispetto alla RS?
“La geometria dell’avantreno, il manubrio, le pedane e tutto il body anteriore. Non è stato semplice trovare una posizione di sella e pedane che andasse bene a entrambe le moto. È stato un lavoro delicato, eseguito e verificato anche su strada. Sulla Aprilia RS 660 abbiamo ricercato una posizione che permettesse una guida sportiva, anche in pista, evitando lo sfregamento a terra dei plantari a massimo angolo di piega. Sulla Tuono, le gambe non devono essere troppo rannicchiate. Abbiamo cercato e trovato un buon compromesso”.
Spogliare la RS non sarà stato facile, immaginiamo, per il passaggio dei cavi.
“Quando è stato deciso il passaggio dei cavi e dei tubi della RS 660, abbiamo dovuto riflettere fin da principio se sulla nuda si sarebbero visti. Ci siamo interfacciati con i motoristi per decidere, ad esempio, la posizione della pompa dell’acqua per avere tubi brevi e non troppo esposti. Anche il layout del motore è stato studiato e definito tenendo a mente un suo utilizzo anche su una naked”.
Si dice che il design delle moto spesso si ispira al mondo animale. Che animale è la 660?
“Le moto, avendo i fari che rappresentano gli occhi, possono avere paragoni biomorfi. Probabilmente ogni Marchio si ispira a qualche animale presente in natura. Se Aprilia paragonasse se stessa al mondo animale, sarebbe certamente un volatile. Adottiamo infatti soluzioni bidimensionali che ricordano i profili alari degli uccelli. Il tema dell’ala è molto presente nel nostro schema stilistico. Assocerei le nostre moto alla rondine. Nonostante sia un uccello “gentile”, ha delle prestazioni incredibili, perché è velocissima e percorre distanze ampissime. Le moto Aprilia non vogliono essere, in nessun modo, anabolizzanti, pesanti e muscolari”.