Statistiche web
29 July 2016

Shaka Garage: dalla Puglia con grinta

Era una Yamaha XV1100 Virago, ora è la special café racer Thin Blade. Arriva da Bari, è originale e ben costruita, con alcuni spunti interessanti. Soprattutto è un bel recupero di una custom dallo scarso valore storico e commerciale, ora rinata a nuova vita grazie all'opera di Shaka Garage

Sciallo in riva all’Adriatico

Il saluto shaka, che si fa sollevando pollice e mignolo come per simulare la cornetta del telefono e agitando la mano, è nato alle Hawaii e si è diffuso nel mondo dei surfer prima e dei giovani in genere poi. Il suo significato è, più o meno: “va tutto bene”. E tutto sembra andare davvero bene anche allo Shaka Garage di Bari, dove nascono special originali. L’ultima nata è la Thin Blade, che rende onore al proprio nome (lama sottile) con uno stile asciutto e una sezione frontale di una spada (cliccate qui per la gallery).

Estetica stravolta

La base di partenza è -incredibile a dirsi, visto il risultato- una sgraziata e paffutella cruiser degli anni Ottanta, la Yamaha XV1100 Virago. Smontata completamente, si è preso il telaio e lo si è sabbiato e verniciato nero. Il telaietto posteriore è stato sostituito con un componente artigianale. Tutti i cablaggi, le staffe e altre parti esteticamente “fastidiose” sono state eliminate per lasciare la parte sotto la sella completamente libera, alla ricerca di una linea pulita e un design filante e leggero. Sopra di esso poggia ora una sella realizzata appositamente. Un guscio tenuto in posizione da un cinghietto di cuoio la rende monoposto, ma basta sganciarlo per ospitare un passeggero. Per finire, l’estetica da café racer è completata da un serbatoio di dubbia derivazione, ma molto affusolato ed elegante. Tutto è poi aerografato giallo, per realizzare un contrasto con il nero di telaio e motore. Ultimi dettagli: parafango artigianale, indicatori di direzione e relativi supporti nuovi, strumentazione digitale, porta targa auto costruito e batteria al litio. Qui il confronto fotografico “prima/dopo”.

Impostazione racing

A livello ciclistico le modifiche non sono da meno. L’avantreno originale ha lasciato il posto a quello di una Suzuki Hayabusa 1300, portandosi in dote pinze e dischi freno, oltre al cerchio da 17”. Al posteriore rimane invece l’originale, per via della trasmissione finale a cardano e del freno a tamburo. Sempre al retrotreno, un nuovo monoammortizzatore pluriregolabile sostituisce quello di serie, ormai fiaccato dagli anni e poco consono alla nuova vita della Yamaha. E il motore? Insieme ad un bel tagliando generale sono arrivati un filtro conico (il telaio funge da air-box) e uno scarico con terminale e collettori fatti a mano. Il risultato finale ci piace molto, è un po’ diverso dal solito e punta i riflettori su una Regione d’Italia, la Puglia, che accoglie tantissimi appassionati, ma da cui abbiamo visto germogliare ancora poche special di livello.
© RIPRODUZIONE RISERVATA