Nel 1985 Sydney Pollak dedica i primi secondi della sua pellicola più preziosa (La mia Africa, vincitrice di ben 7 Oscar) a Tangeri: si vede la città dal punto di vista di una nave che entra in porto. Allo stesso modo noi approdiamo nella "Porta del Marocco", dopo aver varcato lo stretto di Gibilterra (le antiche Colonne d'Ercole), secondo gli antichi limite estremo del mondo conosciuto.
Cinquanta ore di navigazione (sì, esatto, 50 da Genova) passano comunque quando si è tra viaggiatori che amano esplorare il mondo su due ruote. Davide, tour operator specializzato in destinazioni nordafricane e non solo, sarà il nostro timoniere: 3.500 km d'itinerario uniranno le città imperiali da nord a sud, con una linea virtuosa che mi accende il sorriso già dalla mappa.
Il Marocco è confinato all'interno dell'area geografica del Maghreb (Africa settentrionale), al fianco di Mauritania e Algeria e al governo una monarchia costituzionale mantiene il Paese sicuro e ospitale, con ottime infrastrutture e realtà turistiche di livello. Questa volta come compagna di viaggio abbiamo una BMW R 1250 GS Adventure super kittata, insieme a un gruppo di nuovi amici che arrivano in aereo direttamente a Casablanca.
Il tour operator si è occupato di trasportare le loro moto dall'Italia, mentre noi preferiamo non perderci neanche 1 km di viaggio e così accendiamo il boxer 400 km più a nord, subito dopo lo sbarco. La formula di viaggio di Ridermap è la stessa del viaggio in Tunisia: indicazioni stradali accurate delineano un roadbook ben strutturato, corredato di carte geografiche di massima e coordinate GPS dei punti salienti: di fatto ognuno è libero di viaggiare in solitaria, certo che il mezzo di supporto sarà nello specchietto pronto a intervenire in caso di necessità.
Dalla capitale alla romantica essaouira
Farraginose formalità doganali rallentano l'uscita dal porto ma, grazie al team di Davide, siamo bene istruiti a ottenere facilmente il via libera. Evitiamo l'autostrada, preferendo le curve litoranee della N16 che punta verso il centro città. Abbiamo ancora l'Europa negli specchietti quando Tangeri si para di fronte a noi come una metropoli occidentale.
La sua medina (centro storico) è stata teatro di secoli e secoli di commerci che, oggi, si sono spostati poche centinaia di metri più in basso, tra grattacieli e palazzi sfarzosi, dove brulica una vita frenetica da tipica realtà di frontiera. Percorriamo la costa atlantica verso sud, attraversando piccoli villaggi, un tempo avamposti portoghesi che, nel XV Secolo, qui erano padroni di casa. Seguendo i suggerimenti del roadbook passiamo per la caotica capitale, Rabat, senza però rinunciare a un piatto di pesce fresco nella laguna di Oualidia.
Casablanca, imponente città imperiale, non attira la nostra attenzione se non per la moschea di Hassan II, la più grande del Paese. Inaugurata il 30 agosto 1993, è un progetto ambizioso posato in parte sull'acqua, con un minareto che supera i 200 metri di altezza e che accoglie, sulla sua estremità, un laser puntato verso la Mecca.
La sua vista introduce nel mondo islamico e merita la sosta. Quando il sole è ormai basso, raggiungiamo Essaouira, appena in tempo per il tramonto. Città marocchina incantevole, un luogo bohémienne, set cinematografico di film (Otello di Orson Welles) e serie tv di successo (Game of Thrones), con una medina che vi rapirà (Patrimonio dell'Unesco). Come se non bastasse, negli anni Sessanta divenne un riferimento per il mondo hippie, grazie anche alla musica Gnawa, tramandata dai discendenti degli schiavi neri subsahariani. È rimasta nel cuore (e nella musica) di artisti del calibro di Frank Zappa, Cat Stevens, Leonard Cohen, Bob Marley e Jimi Hendrix, che le ha dedicato "Castle made of sands". La musica Gnawa, ogni anno, viene celebrata nel mese di giugno, in uno dei festival più importanti del Paese.
La città è detta anche "La Ventosa" perché la maggior parte dell'anno soffia un vento teso e costante che attira surfisti da tutto il mondo. Un piccolo albergo (Hotel Jimi Hendrix) rivendica la permanenza del grande chitarrista, leggenda o realtà ci piace credere che sia vero e suggerirlo come attrazione dove fermarsi per ammirare la spiaggia e bersi una birretta fresca.
Da queste parti c'è una curiosità tutta locale che merita attenzione: se siete dei buoni osservatori potrete vedere capre acrobate arrampicate sugli alberi di Argan! Insieme ad Agadir e Marrakech, Essaouira chiude il triangolo geografico che identifica la zona di coltivazione di quello che viene chiamato anche l'Albero del ferro o l'Ulivo del Marocco.
L'Argania Spinosa, dai cui frutti si estrae il pregiato olio, è un albero endemico la cui lavorazione impiega migliaia di persone e la cui produzione viene esportata in tutto il mondo per le ricercatissime proprietà in campo cosmetico. La strada che attraversa questi boschi prosegue per circa 120 chilometri, alternando piccoli villaggi a spiagge a perdita d'occhio, come quella di Legzira, poco dopo Agadir.
Qui, fino a pochi anni fa, troneggiavano le famose zampe di elefante: due enormi conformazioni rocciose che terminavano in acqua formando due imponenti archi naturali. Uno è crollato, l'altro vi aspetta per una foto ricordo.