Statistiche web

Turismo: Marocco, dall'Atlantico all'Atlante

Il Marocco è davvero così bello, regala una natura inattesa degna dei più remoti angoli del pianeta. Ma il nostro itinerario non tocca solo le montagne nude dell'Atlante: vi aspettano le città imperiali, gli antichi avamposti portoghesi e andalusi della costa e, poi, il deserto, che non ha l'aspetto della grande distesa di sabbia, ma ha il fascino e il mistero delle terre inesplorate

1/37

Marocco, il Paese ha una buona rete viaria e molte zone remote sono raggiungibili via asfalto: attenti a buche e lavori spesso non segnalati

1 di 3

Nel 1985 Sydney Pollak dedica i primi secondi della sua pellicola più preziosa (La mia Africa, vincitrice di ben 7 Oscar) a Tangeri: si vede la città dal punto di vista di una nave che entra in porto. Allo stesso modo noi approdiamo nella "Porta del Marocco", dopo aver varcato lo stretto di Gibilterra (le antiche Colonne d'Ercole), secondo gli antichi limite estremo del mondo conosciuto.

Cinquanta ore di navigazione (sì, esatto, 50 da Genova) passano comunque quando si è tra viaggiatori che amano esplorare il mondo su due ruote. Davide, tour operator specializzato in destinazioni nordafricane e non solo, sarà il nostro timoniere: 3.500 km d'itinerario uniranno le città imperiali da nord a sud, con una linea virtuosa che mi accende il sorriso già dalla mappa.

Il Marocco è confinato all'interno dell'area geografica del Maghreb (Africa settentrionale), al fianco di Mauritania e Algeria e al governo una monarchia costituzionale mantiene il Paese sicuro e ospitale, con ottime infrastrutture e realtà turistiche di livello. Questa volta come compagna di viaggio abbiamo una BMW R 1250 GS Adventure super kittata, insieme a un gruppo di nuovi amici che arrivano in aereo direttamente a Casablanca.

Il tour operator si è occupato di trasportare le loro moto dall'Italia, mentre noi preferiamo non perderci neanche 1 km di viaggio e così accendiamo il boxer 400 km più a nord, subito dopo lo sbarco. La formula di viaggio di Ridermap è la stessa del viaggio in Tunisia: indicazioni stradali accurate delineano un roadbook ben strutturato, corredato di carte geografiche di massima e coordinate GPS dei punti salienti: di fatto ognuno è libero di viaggiare in solitaria, certo che il mezzo di supporto sarà nello specchietto pronto a intervenire in caso di necessità.

Dalla capitale alla romantica essaouira

Farraginose formalità doganali rallentano l'uscita dal porto ma, grazie al team di Davide, siamo bene istruiti a ottenere facilmente il via libera. Evitiamo l'autostrada, preferendo le curve litoranee della N16 che punta verso il centro città. Abbiamo ancora l'Europa negli specchietti quando Tangeri si para di fronte a noi come una metropoli occidentale.

La sua medina (centro storico) è stata teatro di secoli e secoli di commerci che, oggi, si sono spostati poche centinaia di metri più in basso, tra grattacieli e palazzi sfarzosi, dove brulica una vita frenetica da tipica realtà di frontiera. Percorriamo la costa atlantica verso sud, attraversando piccoli villaggi, un tempo avamposti portoghesi che, nel XV Secolo, qui erano padroni di casa. Seguendo i suggerimenti del roadbook passiamo per la caotica capitale, Rabat, senza però rinunciare a un piatto di pesce fresco nella laguna di Oualidia.

Casablanca, imponente città imperiale, non attira la nostra attenzione se non per la moschea di Hassan II, la più grande del Paese. Inaugurata il 30 agosto 1993, è un progetto ambizioso posato in parte sull'acqua, con un minareto che supera i 200 metri di altezza e che accoglie, sulla sua estremità, un laser puntato verso la Mecca.

La sua vista introduce nel mondo islamico e merita la sosta. Quando il sole è ormai basso, raggiungiamo Essaouira, appena in tempo per il tramonto. Città marocchina incantevole, un luogo bohémienne, set cinematografico di film (Otello di Orson Welles) e serie tv di successo (Game of Thrones), con una medina che vi rapirà (Patrimonio dell'Unesco). Come se non bastasse, negli anni Sessanta divenne un riferimento per il mondo hippie, grazie anche alla musica Gnawa, tramandata dai discendenti degli schiavi neri subsahariani. È rimasta nel cuore (e nella musica) di artisti del calibro di Frank Zappa, Cat Stevens, Leonard Cohen, Bob Marley e Jimi Hendrix, che le ha dedicato "Castle made of sands". La musica Gnawa, ogni anno, viene celebrata nel mese di giugno, in uno dei festival più importanti del Paese.

La città è detta anche "La Ventosa" perché la maggior parte dell'anno soffia un vento teso e costante che attira surfisti da tutto il mondo. Un piccolo albergo (Hotel Jimi Hendrix) rivendica la permanenza del grande chitarrista, leggenda o realtà ci piace credere che sia vero e suggerirlo come attrazione dove fermarsi per ammirare la spiaggia e bersi una birretta fresca.

Da queste parti c'è una curiosità tutta locale che merita attenzione: se siete dei buoni osservatori potrete vedere capre acrobate arrampicate sugli alberi di Argan! Insieme ad Agadir e Marrakech, Essaouira chiude il triangolo geografico che identifica la zona di coltivazione di quello che viene chiamato anche l'Albero del ferro o l'Ulivo del Marocco.

L'Argania Spinosa, dai cui frutti si estrae il pregiato olio, è un albero endemico la cui lavorazione impiega migliaia di persone e la cui produzione viene esportata in tutto il mondo per le ricercatissime proprietà in campo cosmetico. La strada che attraversa questi boschi prosegue per circa 120 chilometri, alternando piccoli villaggi a spiagge a perdita d'occhio, come quella di Legzira, poco dopo Agadir.

Qui, fino a pochi anni fa, troneggiavano le famose zampe di elefante: due enormi conformazioni rocciose che terminavano in acqua formando due imponenti archi naturali. Uno è crollato, l'altro vi aspetta per una foto ricordo.

In moto le strade litoranee hanno sempre il loro fascino ma, quando la fame di tornanti chiama, si deve salire di quota. Il roadbook suggerisce indicazioni ben precise per una serie di strade inesistenti sulla mappa (usiamo la Michelin 742). Davide mi aveva avvisato: fidati, le ho verificate personalmente!

L'Anti-Atlante è una catena montuosa che si estende per 500 km, dall'Oceano Atlantico alle alture di Ouarzazate fino alla città di Tafilalet. Apprezzando tutta la grinta e la comodità della nostra GS iniziamo a conquistare la stretta lingua di asfalto che si arrampica su versanti scoscesi costellati di antichi villaggi.

Qui un'attenta realtà rurale si prende cura di ogni fazzoletto di terra, il mulo è il mezzo di trasporto più comune e, nei canyon scavati dall'acqua, si improvvisano lavanderie. Al calar del sole la terra marocchina si accende di rosso come la sua bandiera. Attraversando presepi microscopici l'occhio cade con forza su curiose ville che scoprirò essere la traccia inequivocabile di coloro che, se pur emigrati, desiderano marcare il proprio luogo di origine con il frutto del loro successo, malgrado abitino altrove.

Nel cuore di questo massiccio montuoso spicca la piccola Tafraout, cittadina abbracciata da enormi massi di roccia che strizzano l'occhio al cartoon dei Flintstone. Mentre i chilometri scorrono sulle forme gentili dell'Anti-Atlante, il sole ci saluta, la temperatura precipita e le montagne si spengono… ma si accende il cielo, di un tappeto stellato di rara bellezza. Qui la natura è potente ed è inevitabile innamorarsene.

Attraversata la valle che ospita Taroudant, detta anche "La piccola Marrakech", le pendici dell'Alto-Atlante si presentano a noi in tutta la loro imponenza. Sulla mappa è segnalata una strada pericolosa, ma ormai abbiamo imparato a fidarci del nostro "timoniere", così iniziamo a scalare a colpi di gas il versante sud della catena montuosa, conquistando il Tizi n'Test: spalancate i polmoni raggiunto il valico, siete a 2.093 m di altitudine.

La corsa alla quota prosegue con una successione di curve e tornanti che quasi si accavallano, così come le pendenze. Il bicilindrico bavarese sfodera tutta la sua agilità, pieno e sincero si arrampica senza fatica regalando emozioni.

Berber Whisky

Da quassù la vista spazia dall'Atlante fino all'oceano: l'aria è frizzante e perfetta per sorseggiare un "berber whisky" (tradizionale tè alla menta marocchino) nel punto più panoramico dell'intera ascesa. Oltre il valico il pendio si fa più dolce, con 130 km di discesa che conducono a quella che è la più stupefacente città del Marocco. Marrakech è leggenda, città dei commerci, dove tutti vendono tutto e tutti comprano tutto: ogni genere di attività si mescola nel susseguirsi di suq (mercati) che invadono la sua medina, un girone infernale che, a primo impatto, lascia disorientati ma, se imparerete a perdervi, il divertimento è garantito.

Tuttavia siamo venuti per guidare e così, dopo aver dedicato una giornata a questa incantevole città, torniamo in strada. L'imponente catena montuosa dell'Atlante è il frutto dello scontro/incontro fra la placca africana e quella europea e si suddivide in tre grandi aree: l'Anti-Atlante, che abbiamo già percorso, l'Alto-Atlante dove ci troviamo adesso e il Medio-Atlante che incontreremo fra "qualche" chilometro.

Con i 4.167 m del Toubkal l'Alto-Atlante rappresenta il punto più in quota del Paese ma, a livello stradale, ci siamo limitati a conquistare il Tizi n'Tichka, valico che tocca i 2.260 metri. Lasciata la N9, svoltiamo come da itinerario sulla P1506, che piega verso levante perdendosi fra le montagne. Il paesaggio richiama cartoline più patagoniche che africane, se non fosse per le piccole moschee sparse qua e là.

Superata Telouet, la sosta è d'obbligo: Ait Ben Haddou è un villaggio fortificato sulla rotta carovaniera tra le zone desertiche e il Nord, che ha ritrovato il suo antico splendore quando l'UNESCO l'ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità dando il via ai restauri. Oggi è una delle mete più visitate del Marocco e ha ospitato decine di film: da "Il tè nel deserto" di Bernardo Bertolucci, al "Gladiatore" di Ridley Scott, a "Lawrence d'Arabia" di David Lean, tanto per citarne alcuni.

Ai piedi delle montagne, lungo la N10, si srotola la Valle delle Rose. Tra villaggi di fango e paglia che il tempo sta cancellando si coltivano enormi quantità di rose, i cui estratti sono utilizzati per confezionare moltissimi prodotti: saponi, profumi, essenze. La valle è nota anche per due spettacolari gole: quelle del Dades e quelle del Todra.

Un selfie dall'alto di questi capolavori curvilinei è d'obbligo. Le prime si estendono nella pancia della montagna per circa 40 chilometri. Quelle del Todra sono, invece, più anguste e più brevi, ma con la particolarità di pareti che toccano anche i 200 metri.

Il deserto che non si chiama Sahara

Curva dopo curva, questo Marocco ci sta entrando nelle vene più di quanto ci aspettassimo. Il deserto si avvicina, villaggi e luoghi abitati si fanno sempre più radi, l'aria si scalda e i colori virano uniformemente a scale cromatiche tra il giallo e l'arancio: tutto sta mutando molto, molto rapidamente. Un battito di ciglia e siamo di fatto nel deserto, ma non è quello che ci aspettavamo: ci troviamo a cavallo fra il Serir e l'Hamada, due ecosistemi fatti rispettivamente di ghiaia, pietra e arbusti.

Quello che tutti conosciamo è il terzo ecosistema, fatto di sabbia e di dune, l'Erg. Ma in questo viaggio non vedremo mai il Re dei deserti, il Grande Erg, perché il Sahara dell'immaginario comune in Marocco non c'è e lo si evince da qualsiasi mappa: il grande mare di sabbia che spazia dalla Libia (Grande Erg Orientale) all'Algeria (Grande Erg Occidentale), passando per la Tunisia non si estende fin qui.

Ma Davide aveva promesso un deserto e anche questa volta ha mantenuto la parola: all'orizzonte ne spunta uno vero e proprio e, mentre ci avviciniamo, le dune si fanno mastodontiche sia in altezza sia in estensione. È l'Erg Chebbi, che ha una superficie di 170 kmq e il cui centro principale è il famoso villaggio di Merzouga. Possiamo così realizzare il desiderio di scalare una duna per afferrarne la sabbia, lasciandola sfilare come se la mia mano fosse una clessidra.

Fes e il Rif

Quella stessa clessidra che scandisce il tempo del mio viaggio è ormai giunta, purtroppo, quasi al termine. Raggiungiamo Fes, la capitale culturale del Marocco, con una tirata da 500 km. Dal deserto alla foresta di Cedri (Azrou) alla Svizzera marocchina (Ifrane), la varietà di paesaggi ormai quasi non ci stupisce più, mette solo voglia di guidare con il sorriso.

Fes è la terza città imperiale che uniamo con il nostro filo d'Arianna (la quarta è Meknes, ma non ci passiamo). Qui la visita della labirintica medina ce la siamo concessa con una guida locale, per carpirne la storia e per non perderci! Ma quello che ci è rimasto impresso non è ciò che abbiamo colto con lo sguardo, bensì con l'olfatto, perché a Fes è possibile visitare le concerie medievali (anche queste Patrimonio UNESCO).

Prima della visita ci è stato dato un misterioso rametto di menta, profumatissimo… poi siamo entrati e abbiamo capito perché! L'odore del guano, che viene usato per conciare le pelli di mucca, pecora e dromedario, è nauseante, ma il fascino del luogo è unico.

Da Yes al Rif, la regione settentrionale del Paese è costellata di strade perfette e divertenti, immerse in un verde quasi irlandese. E in questo tripudio di colori spunta lei, Chefchaouen, conosciuta come la Città Blu. I suoi vicoli irregolari e le tradizionali casette dipinte di blu la fanno sembrare una vera e propria bomboniera. L'ultima cartolina di un Marocco ricco di colori, profumi e strade degne di un viaggio africano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA