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Dunlop D213 GP Pro, il nostro test

Il nuovo Dunlop D213 GP Pro offre tantissimo grip anche in piega per aprire il gas senza tante remore anche a moto inclinata. Carcassa e profilo sono stati ridisegnati per maggiore sostegno e maneggevolezza
1/8 Dunlop GP213 GP Pro
Dunlop D213 GP Pro, destinato a piloti e motociclisti esperti, è il diretto successore del D212 GP Pro, rispetto al quale fa un netto salto in avanti grazie a molteplici migliorie e scelte tecniche d’avanguardia. L’anteriore è totalmente nuovo sia a livello dimensionale sia costruttivo. Risulta infatti più largo e con un profilo più appuntito per velocizzare la discesa in piega e, allo stesso tempo, aumentare la sensazione di solidità nelle frenate al limite. Inoltre, dopo vari test svolti in gara, Dunlop ha introdotto la tecnologia chiamata JLB (Jointless Belt). Si tratta di una struttura composta da tre strati di tele studiata per portare vantaggi in termini di maneggevolezza e di costanza di rendimento. La JLB, poi, diminuisce le deformazioni causate dalle forze centrifughe ad alta velocità, soprattutto in piega. Dunlop assicura notevoli vantaggi rispetto al predecessore in termini di sostegno in staccata.
Al posteriore la parte strutturale è rimasta simile al precedente D212 GP Pro, mentre anche in questo caso le dimensioni sono cresciute: maggiorati sia la larghezza, sia il diametro. Variato poi il profilo che ora appare più a punta per facilitare i cambi di direzione. Sempre al posteriore è presente la tecnologia HTC (Heat Control Technology), studiata per controllare il surriscaldamento. Sopra la carcassa ci sono due strati di mescola. Quello più esterno, che lavora a contatto con l’asfalto, è molto resistente; quello intermedio, più interno, può essere variato per ottimizzare le temperature di esercizio rispetto alle condizioni e tipologie di tracciato. Il disegno degli intagli è stato totalmente rivisto con lo scopo di ottimizzare il tempo di warm-up e fornire la massima aderenza. Sia all’avantreno, sia al retrotreno, gli pneumatici hanno una fascia centrale con mescole specifiche per incrementare stabilità e trazione. Sulle spalle, invece, l’attenzione è rivolta al grip in curva e alle sensazioni di feeling e sostegno necessarie per spingere al limite. Tre le varianti di mescola all’anteriore, semplicemente denominate 1, 2 e 3. La 1 (molto morbida) è un prodotto usato principalmente nelle gare su strada. Sui circuiti normalmente si utilizzano la 2 o la 3 (la più dura), a seconda delle preferenze del pilota e delle condizioni climatiche. Al posteriore ci sono, invece, ben quattro tipi (0, 2, 3, 4), anche in questo caso dalla più morbida alla più dura. La 3 (disponibile solo nella misura 180/60 ZR17), ha la particolarità di essere stata studiata appositamente per contenere molto la temperatura d’esercizio per merito di uno specifico compound. Molto utile quando ci si avvicina ai 60 °C sull’asfalto.

In pista

Fin dai primi giri - sul circuito di Franciacorta - rimaniamo colpiti dal grande grip. L’anteriore accetta di essere strapazzato in staccata permettendo inserimenti "frenati" fino quasi al punto di corda, senza peraltro mostrare segni di perdita di aderenza. Il nuovo profilo appuntito apporta tangibili benefici nella discesa in piega e nei pifpaf. Nei tratti di pista con fondo non perfettamente liscio si soffre un po’ la rigidità della carcassa che trasmette le irregolarità fino alle braccia del pilota. Lo pneumatico posteriore necessita di qualche giro per essere compreso appieno. Si tratta di una copertura che lavora con pressione molto bassa, assicurando così un’enorme impronta a terra. Tantissimo grip che permette davvero di essere lanciati in avanti fuori dalle curve come una fionda. Aprire il gas presto e senza tante remore: bisogna tenere a mente questa regola, con Dunlop, per abbassare i tempi sul giro.

Misure disponibili

Anteriore
  • 120/70 ZR 17 58W (mescole 1-2-3)
Posteriore
  • 180/60 ZR 17 75W (mescole 0-2-3-4)
  • 200/55 ZR 17 80W (mescole 0-2-4)
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