Parliamo dei motori bicilindrici paralleli di nuova generazione. In questi ultimi anni il panorama motociclistico è cambiato in modo sostanziale e vertiginoso. Le case motociclistiche più solide hanno sempre dominato il mercato ma la lotta è stata di mese in mese sempre più dura: sono arrivati nuovi marchi, alcuni sono tornati in auge, e poi si sono dovuti affrontare molti imprevisti, legati alla pandemia, alle guerre, non solo quelle con le armi.
Questo periodo turbolento ha cambiato anche il mercato, un effetto positivo che ha risolto una stagnazione che vivevamo da tempo, e c’è stato un gran fermento attorno ai modelli della fascia entry, quella delle medie cilindrate, da 500 a 800 cc (oggi una 800 cc è una “media”). Molte case motociclistiche hanno offerto modelli di ottimo livello a prezzi finalmente accessibili, e se guardiamo le classifiche di vendita notiamo che nel giro di pochi mesi la situazione è cambiata in modo impressionante. Certo, i “duri e puri” storcono la bocca vedendo sui passi di montagna alcuni modelli economici di medio livello, ma per il nostro settore questo stravolgimento è una manna dal cielo, ridà vita a vantaggio di tutti.
Abbiamo detto prezzi accessibili, ed è questo il punto: oggi con quello che spenderesti per portarti a casa uno scooter di media cilindrata ti puoi comprare un’ottima moto, con ciclistica, freni, motore e allestimento di buon livello. Ovviamente il produttore deve contenere i costi, ed è questo uno dei motivi per cui oggi assistiamo a questo fiorire di bicilindrici paralleli. Che infatti costano meno di un bicilindrico a V e anche di un quattro cilindri (poi vedremo perché si risparmia).
Un altro punto a favore del bicilindrico è che oggi, sempre per economia di scala, si tende a realizzare delle piattaforme, con motori, e spesso anche telaio, che sono impiegati in moto di estrazione anche ben diversa. Anni fa, in particolare le case giapponesi, erano propense al concetto “un motore, una moto”, ma oggi non è più così, anche perché realizzare un motore nuovo ha un costo enorme, e quindi deve essere versatile, per equipaggiare più modelli possibili, ed essere anche il più possibile longevo.
Ma non è solo l’economia a imporre il bicilindrico parallelo. Parlando di medie cilindrate i nostri gusti sono cambiati, e se anni fa un quattro cilindri di 600 cc poteva soddisfare le aspettative di un motociclista, e pure esigente, oggi vogliamo decisamente di più. Non parliamo di CV, che su strada hanno un senso relativo, ma di Nm, di risposta all’acceleratore e di gusto della guida. Se in un bel tratto di misto guardate il contagiri vedrete che in genere si resta ben lontani dalla zona rossa, sfruttando, a grandi linee, regimi che vanno da 3.000 a 7.000 giri/min, e se in questo intervallo c’è grinta la soddisfazione è massima. Un 4 cilindri difficilmente ha una bella schiena in quei regimi, ben diversa, invece, è la risposta di un bicilindrico. Ecco un altro motivo per cui oggi è di moda, in particolare nelle medie cilindrate.
Qualcuno dice che il bicilindrico parallelo è un motore poco emozionante. Perché? Se guardiamo al passato non tanto lontano, le inglesi BSA, Norton, e in particolare Triumph, hanno scritto pagine esaltanti della storia delle due ruote, e hanno anche aperto la strada alle maxi, il top del motociclismo. Probabilmente perché fino a oggi bicilindrici paralleli li abbiamo visti su tranquille moto di estrazione turistica, importanti per il mercato ma non certo emozionanti. Ma questo non vuol dire che il nostro bicilindrico sia noioso: dipende da come è progettato. Prima però diamo un’occhiata veloce alle tipologie di bicilindrici.