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“Chi siamo noi per portare via il sogno dei piloti di correre alla Pikes Peak?”

Con queste parole la madre di Carlin Dunne, scomparso nell'ultima edizione della Pikes Peak, chiede che le moto non vengano escluse dalla competizione

1/12 Carlin Dunne alla Pikes Peak 2019 con la Ducati Streetfighter V4

In seguito alla scomparsa di Carlin Dunne durante l’ultima edizione della Pikes Peak, gli organizzatori della celebre cronoscalata stanno valutando di escludere le moto dalla competizione, già a partire dalla prossima stagione. Megan Leatham, la direttrice esecutiva della gara, in merito alla morte di Dunne ha commentato “Ha subìto un high-side, ma alla Pikes Peak non c’è spazio per gli errori. Penso che sia la fine delle moto nel programma della gara.”

In merito a questa possibile decisione la madre di Carlin, Romie Gallardo, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale con la quale si dice contraria al fatto che le moto possano venir escluse dalla Pikes Peak.

Nel comunicato si legge: "Carlin amava la montagna. Lei ;o sfidava e attirava, chiamandolo a tornare continuamente. Lui le ha dato il dovuto rispetto. Era pienamente consapevole della sua capacità di "prendere”. Detto questo, so per certo che lui stesso non vorrebbe che in seguito al suo incidente le motociclette verranno bandite dalla competizione. Vorrebbe che imparassimo da questa tragedia. Egli incoraggerebbe le autorità ufficiali alla ricostruzione degli incidenti a fare ciò per cui sono stati addestrati e i funzionari di gara a mettere in atto ulteriori precauzioni di sicurezza. Non c'è nessun pilota che non sia consapevole del fatto che il loro amore per il loro sport potrebbe finire in un modo che a loro non piace. Nonostante ciò, il loro amore è così forte, che continuano a rischiare. Anche i familiari e gli amici dei piloti conoscono i rischi. Alcune persone semplicemente non possono, o non vogliono, capire il livello di impegno che i piloti provano nei confronti dei loro sport.

Tre giorni dopo l'incidente di Carlin un giornalista mi chiese: “Cosa ne pensi ora della gara?” Al che ho risposto: “Allo stesso modo in cui mi sentivo il 29 giugno, il giorno prima della caduta”. Per tutta la vita ho saputo che perderlo era una possibilità. Siamo entrati in questo con gli occhi spalancati. Eravamo consapevoli del rovescio della medaglia di questo sport. Ero impegnata con lui e con i suoi sogni. Stava facendo ciò che amava. Quindi, chi siamo noi per portare via il sogno degli altri piloti di correre alla Pikes Peak International Hillclimb?"

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