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MotoGP Qatar, quando Bez si lamenta pur andando più veloce

Capire la MotoGP, se non sei un pilota, è difficile. Bezzecchi sembra avere perso il tocco magico, eppure, confrontando il suo Qatar 2023 con quello 2024, si notano cose strane...

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Il Bez sembrerebbe corrucciato.

La MotoGP sembra una scienza esatta, visto che le moto sono sviluppate da ingegneri che, lavorando maniacalmente, ogni anno riescono ad abbassare i tempi sul giro. Quando la stagione finisce viene presentata una moto nuova, che risulta quasi sempre più veloce della precedente. Eppure può capitare che un pilota non ci si trovi bene e questo ci fa dire che la MotoGP a fare la scienza esatta ci prova ma non ci riesce, perché poi ci sono i piloti a mandare tutto a... puttane, con la loro umanità. Prendete il confronto tra Marc Marquez e Marco Bezzecchi. Nel 2023, l’italiano ha vinto quattro gare e s’è piazzato al terzo posto della classifica generale finale, con 329 punti, mentre lo spagnolo è stato autore di una stagione problematica, conclusa al quattordicesimo posto, con zero vittorie e 96 punti. Bez ha stracciato MM, ha fatto un altro sport: e tutto ciò per via del fatto che lui guidava una Ducati privata del 2022 e non la una Honda ufficiale del 2023. Quest’anno, entrambi i piloti sono in sella alla Ducati 2023, ovvero la moto che ha vinto il titolo la scorsa stagione. Per Marco si tratta della terza stagione in sella a una Desmosedici, quindi è abituato alle moto bolognesi. Marc, invece, in 11 anni di MotoGp ha guidato sempre e solo la Honda, che è completamente diversa dalla Ducati, quindi ha bisogno di un lungo adattamento. Eppure avete visto com’è finita in Qatar, pochi giorni fa: Marquez è arrivato quarto, Bez quattordicesimo, dopo avere ottenuto risultati mediocri per tutti i test invernali e per tutto il GP (prove, Sprint, gara lunga). L’otto volte iridato si trova già bene su una moto per lui sconosciuta, mentre l’altro si lamenta che non riesce a frenare come con la versione 2022.

La cosa interessante è che Qatar 2024 s’è corso appena quattro mesi dopo Qatar 2023, quello vinto da Fabio Di Giannantonio con la Desmosedici 2022 (in foto, il momento dello storico sorpasso di Fabio su Pecco). A proposito, adesso il Diggia ha una 2023, la stessa di Bez, ma ci si trova bene. 

Lo scorso novembre, Bezzecchi non era andato molto meglio di adesso: 13°, con un distacco di circa 18” dal vincitore, contro il 14° a 19” del 2024. È interessante anche guardare i tempi sul giro. Sappiamo che non è corretto paragonare le sessioni di prova di mesi diversi, dove cambiano il clima, il grip, le gomme, ma la cosa ha senso se valutiamo i cambiamenti di uno stesso pilota riferendoli alle differenze dei rivali. Per dire: Pecco Bagnaia, riferimento per tutti, nel 2023 aveva girato in 1’52”0 e, nel 2024, in 1’50”9 (-1”1). Marc Marquez ha fatto 1’52”1 con la Honda e 1’50”9 con la Ducati (-1”2). E Bezzecchi? 1’52”5 con la Ducati 2022 e 1’51”8 con la Ducati 2023 (-0,7”). Capite quanto è assurdo il mondo delle gare ai massimi livelli? Bezzecchi si lamenta che non riesce a frenare e che non si trova con la moto campione del Mondo, eppure ha girato più forte dell’anno scorso, battendo anche il Bagnaia 2023. Di sicuro si nota che quest'anno si è migliorato meno di Bagnaia e Marquez e questo spiega perché in gara lunga ha preso appena due punti. La vita è amara.

Un anno fa, il miglior tempo in prova fu quello di Luca Marini con la Ducati 2022 (1’51”7) mentre quest’anno a spiccare è stato Jorge Martin (1’50”7: un secondo in meno!) con la Ducati 2024.

Come era previsto, per Marini la situazione s'è capovolta: con la Honda, è stato autore di una gara disastrosa. 

Anche quest’anno la RC213V inizia malissimo. E, in effetti, il suo miglior tempo in prova (1’52”9) è peggiorato di ben 1”2. Da com’è iniziata, sembrerebbe che Honda e Yamaha siano destinate a fare le comparse, come la scorsa stagione. Vedremo Quartararo su un'Aprilia, nel 2025?

Pedro & Marc

L’attesissimo 2024, dunque, è iniziato. Tutti gli occhi erano puntati su Marc Marquez e Pedro Acosta. Il primo è il fuoriclasse che, dopo 8 titoli iridati, è entrato in una fase incubo durata quattro stagioni e, per venirne fuori, ha accettato di correre con una Ducati privata dell’anno scorso. Essendo arrivato quarto nella gara lunga, pur senza conoscere la moto e su una pista che non ama, diremmo che ha fatto bene. È già competitivo, di sicuro vincerà almeno qualche gara, quest’anno. Sprint, lunga, qualcosa si porterà a casa... come minimo. Pedro Acosta invece ha spiegato al Mondo che nella MotoGP il talento puro non basta. Purtroppo in questa classe la tattica, il ragionamento, l’esperienza, il saper gestire sono importanti almeno quanto la manetta pura. Pedro si sente già sicuro in sella alla GASGAS e in gara ha fatto i numeri, risalendo fino alla quarta piazza e facendo gridare al miracolo, ma non è che gli altri fossero dei brocchi: semplicemente, stavano gestendo il fisico e le gomme, mentre Pedro guidava al limite, senza risparmiare niente. Così è scoppiato fisicamente e ha stracciato le gomme, concludendo nono. In pratica s’è comportato come uno che tenta di correre la maratona col ritmo di un 1.000 metri. Non è fesso: dice che, così facendo, studia come vanno i grandi, per imparare più in fretta.

Irriverenza allo stato brado: Acosta che infila Marquez per il quarto posto. Ma Marc sta gestendo, mentre a Pedro è partito l'embolo. Tipo Abe vs Schwantz 1994, ricordate?

Acosta ha comunque confermato di essere un grandissimo: al momento è in testa nella classifica di tutti i tempi dedicata al rapporto età/titoli vinti. Quando ha vinto in Moto3 ha perso la sfida con Capirossi, ma in Moto2 nessuno ha vinto alla sua età. In MotoGP, il riferimento è proprio lui, Marc Marquez.

Ma io penso sempre più spesso a come sarebbe la MotoGp senza la sfida ingegneristica: si prendono tutti i talenti e li si fa correre in Moto2. Sarebbero gare più genuine, dove conterebbe solo dare gas a due mani. Ma verrebbe meno la sfida tecnologica, quella che vede le Case giapponesi annaspare, pur avendo le concessioni.

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