Se nel 2016 Gigi Dall’Igna ha combattuto con le unghie e con i denti affinché le famose “alette” non venissero eliminate, è anche vero che poi non è rimasto con le mani in mano e ha cercato in tutti i modi di trovare una soluzione adeguata. Risultato: nonostante il record di 354,9 km/h non sia stato abbattuto, le Ducati Desmosedici GP 2017 sembrano meglio delle 2016.
La Rossa di Borgo Panigale sta ottenendo i migliori risultati dall’epoca Stoner. Dovizioso 2° in classifica a -7 da Maverick Viñales, e con due vittorie consecutive già in carniere, il Dovi già considera “chiacchiere da bar” quelle che fino a sabato dicevano che “Ducati non può vincere senza Stoner”. Sicuramente la strada per il Mondiale è lunga, la Desmosedici non ha ancora dato prova di essere competitiva in tutti i circuiti, fattore che rende una moto potenzialmente idonea a vincere il Titolo, ma la base di partenza è molto valida. Lo dimostra anche la gara di Petrucci, che, fino al momento della caduta nel finale, si giovava tranquillamente il podio. La moto di Petrux dovrebbe essere identica a quella del Dovi e, guarda caso, anche Danlo sarebbe stato al suo secondo risulato da alta classifica consecutivo.
La gara al Montmelo è stata però assai diversa da quella del Mugello, e per certi versi simile a quella di Jerez. Innanzitutto molti piloti hanno constatato la scarsità di grip e la cattiva manutenzione dell’asfalto del Montmelò, fattori che con il caldo torrido di domenica hanno reso la gara di MotoGP una partita a scacchi.
Come ha anche dichiarato il Dovi, la vittoria è andata non a chi ha spinto di più, ma chi è stato in grado di gestire al meglio l’usura dello pneumatico. In conferenza stampa Dovizioso ha affermato di “non aver spinto mai al 100%”, prova del fatto che un buon lavoro nei box Ducati su mappature, settaggio e soprattutto un dosaggio giusto del gas hanno fatto la differenza tra vittoria o sconfitta. Se a tutto questo si aggiunge un’esperienza di oltre 4 anni di Andrea con la Desmosedici, il piatto (o meglio, il trionfo) è servito. Ed è proprio quello che manca a Jorge Lorenzo: il discorso Porfuera – Ducati
è stato introdotto settimana scorsa, ma a quanto detto dopo il Mugello vanno aggiunte ulteriori considerazioni.
Ancora una volta Lorenzo è partito alla grande, stando al comando per 6 giri, ma un improvviso calo di ritmo l’ha portato in un batter d’occhio all’8° posto. I tempi erano veramente alti: Jorge alla 7
a tornata girava oltre 1 secondo più lento delle Honda. Come dichiarato da Jorge, c’è stato un improvviso calo dello pneumatico che lo ha costretto ad abbassare il ritmo. Plausibile l'ipotesi che, appena Lorenzo ha capito che le gomme hard iniziavano a consumarsi più del previsto, ha dovuto chiudere il gas per cercare un attacco nel finale, cosa che poi è accaduta.
Una rimonta che lascia però con l’amaro in bocca: il podio era sicuramente alla portata del Porfuera. Lorenzo non nasconde che il feeling con la moto non è ancora al 100%, e la caratteristica principale di Jorge è che se non è del tutto a proprio agio non è in grado di puntare alla vittoria.
Insomma, due facce di una stessa medaglia in Ducati: da una parte un pluricampione del Mondo che, alla sua prima stagione a Borgo Panigale, fa fatica a trovare il risultato tanto bramato (ma lentamente si avvicina), dall’altra un pilota come Dovizioso, considerato da molti - ingiustamente - considerato solo “da top 10”, che sta facendo la differenza e si trova a -7 dalla vetta del Mondiale.