Ogni prodotto finito richiede 25 fasi di lavorazione e 10 controlli di qualità. Cominciamo ad analizzare la produzione di pignoni e corone in acciaio. Le lastre di partenza hanno già lo spessore richiesto dal prodotto finito; da queste vengono ottenuti i primi dischi per tranciatura, da enormi presse idrauliche. Ogni lotto di produzione varia la dimensione del disco ottenuto a seconda del numero di denti che avrà quella specifica corona o pignone finito. Con lo stesso procedimento, in una seconda fase, vengono aperti il foro centrale e le asole di alleggerimento (solo per le corone posteriori). Ma a questo punto sorge un problema: le corone grezze non sono più perfettamente piane, perché questi processi produttivi hanno deformato leggermente il prodotto. Ed è qui che vediamo il primo macchinario “segreto”, un’invenzione sviluppata internamente a JT (protetta da segreto industriale), che riporta le corone ad una perfetta planarità. Passiamo al reparto tornitura. Ogni corona (o pignone) viene messa su un tornio dove si porta il diametro esterno alla misura corretta e, soprattutto, si conferisce il giusto angolo alle pareti laterali dei denti, che ancora non sono stati ricavati: abbiamo solamente un disco con l’estremità smussata. Vengono aperti i fori dove verranno inserite le viti per fissare le corone sul mozzo, con una foratrice automatica, mentre un addetto penserà alla svasatura in modo manuale. Su alcuni pignoni, a seconda dei casi, si praticano fori di alleggerimento o fori filettati per il fissaggio finale tramite viti.