La Maico nasce nel 1931 a Wurttemberg, ma le sue moto da fuoristrada
diventeranno
famosa solamente dopo la Seconda guerra mondiale. E non bisogna attendere
ancora molto per vedere le moto tedesche primeggiare sui campi da cross
del mondo:
nell’ottobre del 1957 il Marchio tedesco domina la
Coppa
Europa di Motocross 250, con Fritz Betzelbacher 1° e Willy Oesterle
2°.

Si
tratta della prima manifestazione europea di Cross, la Maico sembra destinata
ad altri successi e invece solo nel ’73 Adolf Weil sfiorerà
nuovamente
il successo nel Mondiale 250, arrivando secondo. Ma più che di demerito
Maico, probabilmente si può parlare più che altro di merito degli
avversari.
Ed è innegabile come nel modello protagonista di questa prova sia ben
visibile
lo
sforzo di ritornare al vertice al termine degli avari (in termine
di successi) anni Sessanta. Presentata all’inizio del 1971, la
Maico
MC 250 ha alle spalle un anno di evoluzione nelle mani dei piloti ufficiali.
La linea è invariata, sempre aggressiva e tipicamente Maico, piuttosto
squadrata.
Il motore monocilindrico è a corsa lunga,
con testa e
cilindro in lega leggera, con canna in ghisa riportata: la massiccia alettatura
caratterizza la testa, che è fissata al telaio con due staffe imbullonate
per aumentare la rigidezza, e le varrà il nomignolo di “testa
quadra”
e la differenzia vistosamente dalla versione successiva, con alettatura
a ventaglio. Le luci di travaso sono tre, di cui una in corrispondenza
di una finestrella sul pistone; quest’ultimo è un Mahle a testa
piatta
in lega leggera, ed è dotato di due fasce elastiche.
All
’alimentazione
provvede un carburatore Bing da 36 mm a vaschetta incorporata, mentre
l’accensione a volano magnete è per una sola candela, anche se
sulla testa
è già montata una candela di riserva. La trasmissione vede una
frizione
multidisco a bagno d’olio con molle a tazza, trasmissione primaria a
catena
duplex e cambio a quattro marce. Per quanto riguarda il
telaio, la Maico
ha adottato un doppia culla chiusa in tubi, con lamierini di rinforzo al
cannotto di sterzo. La cassetta d’aspirazione è contenuta
nella triangolatura
centrale. La sospensione anteriore si affida a una forcella telescopica
a perno avanzato con molle esterne protette da soffietti in gomma, sempre
di fabbricazione Maico.

Come
per le altre moto del periodo, il forcellone comanda due ammortizzatori.
I cerchi sono in lega leggera, mentre i freni sono a tamburo centrale in
lega leggera da 127 mm l’anteriore e laterale il posteriore.
Inconfondibile
l’estetica, che oltre che per il
bel colore arancio, è
caratterizzata
dalle
forme squadrate e dal sellone. Le doti principali di questa
moto erano il motore potente e la ciclistica sana, che ne facevano un
mezzo
abbastanza competitivo per i piloti privati, i cui unici veri limiti erano
la fragilità del cambio e la messa a punto, piuttosto difficile, che
ne condizionarono sia la diffusione che il numero di vittorie in gara.