Accendiamo il televisore curiosi. Cosa succederà dopo che Rossi ha offeso, sembra gratuitamente, Marquez? "Avevo il suo poster in camera" dice lo spagnolo; "Secondo me è una palla" risponde l'italiano, che insinua che Marquez si stia comportando in maniera molto viscida e subdola, per cui denunciandolo in mondovisione pensa di fermarlo. Non si rende conto, invece, che sta ottenendo l'effetto opposto.
I tifosi di Rossi sono ottimisti: in prova è andato meglio di Lorenzo. Al via parte bene, mentre lo spagnolo resta indietro. Questo è un miracolo, per Rossi. Ma in un paio di curve Lorenzo rimonta come un missile, supera Valentino con una certa cattiveria e lo stacca. Chi denigra l'italiano esulta, chi lo tifa si deprime e aspetta che il pesarese entri in temperatura per limitare il danno. Ma poi Rossi e Marquez entrano in conflitto e gli spettatori, increduli, assistono a un duello che sarebbe esaltante – 15 sorpassi uno dopo l'altro – se non avesse aspetti inquietanti. Siamo solo al terzo giro, Rossi si sta giocando il Mondiale, Marquez è fuori dai giochi ma, in questo, si nota un accanimento che fa venire un brivido su per la schiena: che Rossi avesse ragione? I due si toccano di continuo inoltre, ogni volta che uno dei due passa, l'altro non resta indietro, ma gli si appiccica. La tesi di Rossi: appena lui mi superava rallentava per favorire Lorenzo, appena io lo superavo lui mi si rimetteva subito davanti, per rallentarmi. La tesi di Marquez: io facevo la mia gara, non oserei mai danneggiare un rivale, è Rossi che mi ostacolava. La logica però dice che Rossi non ha alcun motivo per rallentare apposta Marquez, visto che a lui interessa soltanto correre su Lorenzo, mentre Marquez di motivi ce ne avrebbe. Uno viene subito in mente: lo spagnolo vuole entrare nella Storia per essere il più grande di tutti. I 15 titoli di Agostini non sono facilmente paragonabili: erano altri tempi, si correva in più classi a stagione, di piloti ufficiali ce n'erano pochissimi. Ma con Rossi il confronto è diretto ed è più facile contrastare il mito di uno che si ferma a trent'anni col nono Mondiale, che di un 36enne che vince il decimo, mettendo in ombra il fenomeno 22enne. Inoltre, Marquez non perdona a Rossi di averlo battuto ad Assen col famoso taglio della curva. Per cui questo duello da 15 sorpassi mette addosso un brivido brutto, come se si stesse aprendo una porta nera, che nessuno ha mai osato aprire: il pilota che si vendica, che corre per danneggiare un altro. Nel 1990, Capirossi vinse il suo primo Mondiale (125 cc) solo grazie all'aiuto di Gresini, Romboni e Casanova, che rallentarono l'olandese Spaan in un modo talmente plateale e vergognoso che questo, esasperato, in pieno rettilineo tirò un pugno in testa a Gresini. Fu una brutta pagina dello sport italiano: la Direzione Gara non penalizzò nessuno e la stampa olandese ci diede dei mafiosi. L'unica scusante è che c'era di mezzo l'amor di patria e in un certo senso fu bello vedere tre italiani aiutare un connazionale di appena 17 anni a diventare il più giovane Campione del Mondo del motociclismo. Un altro episodio simile è quello di cui parlavamo un milione di righe fa: Rossi che batte a tutti i costi Lorenzo, a Motegi, nel 2010. L'antipatia tra i due era lampante e lui soffriva a perdere il titolo per mano del compagno di squadra, ma il comportamento di Marquez fa ancora più impressione perché lui nega tutto e sorride.
Quel duello è finito male: dopo averlo platealmente mandato al diavolo, Rossi ha continuato a subire i sorpassi del giovane ex ammiratore e così c'è stato il famoso episodio di lui che allarga la traiettoria, rallenta e si gira per guardarlo. In televisione ho vissuto la scena con quella chiusura allo stomaco di quando vedo due automobilisti litigare, fermarsi e scendere con il cric in mano. "Oddio, e adesso che succede?". Parte il calcio, Marquez si accascia, Rossi prosegue. La temperatura, sul Motomondiale, si abbassa di una quarantina di gradi. La bella MotoGP, dove vince il più bravo e tutti si rispettano, muore a Sepang, dove era già finita la vita di Simoncelli. La Malesia è diventata la tappa maledetta. Una parte di me, quella istintiva, immediata, in cui non ragioni, pensa: dovevi dargli un calcio più forte. Subito dopo prevale la parte razionale: "Rossi, ma che cacchio hai fatto? Non puoi passare così dalla ragione al torto, hai rovinato un'intera carriera. D'ora in poi chi tiferò, Iannone o Petrucci?".
Ovviamente questo episodio ha scatenato le varie fazioni e sono seguiti giorni in cui sui vari social non si parlava d'altro: c'è voluto il massacro di Parigi da parte dell'Isis per farci smettere. A caldo, anziché ammettere un umanissimo: "quello mi stava rallentando apposta, non ne potevo più", Rossi spiega ipocritamente di avere allargato la traiettoria per impostare meglio la curva successiva. Marquez sostiene di essere caduto perché l'italiano gli ha tirato un calcio sulla leva del freno anteriore. Honda lo difende a spada tratta, dicendo che era Rossi a infastidire Marquez. Chi odia Valentino ha goduto e non ha minimamente considerato la rabbia e l'esasperazione che stava provando nel vedersi tirare per la giacchetta mentre cercava di raggiungere Lorenzo. Anzi: il povero Marquez stava facendo la sua gara, ma a Rossi non piace perdere e così lo avrebbe fatto cadere con un calcio. Persino Marco Travaglio, che di moto non sa nulla, è sceso in campo a dire la sua, che si può tradurre così: non so bene cosa sia successo, ma non sopporto Rossi, quindi gli do addosso. La Direzione Gara scagiona Rossi dal calcio: ritiene che, nel contatto, a Valentino sia scivolata la gamba dalla pedana, mentre lo spagnolo stava già cadendo. Ma punisce il pesarese per avere allargato intenzionalmente la traiettoria per danneggiare il rivale, decidendo che a Valencia partirà dall'ultima fila. E Lorenzo? Anziché fare un sorrisetto di soddisfazione e stare zitto, visto che a questo punto il Mondiale è suo, il genio fa l'indignato e chiede con forza che a Rossi vengano tolti i punti del terzo posto. Così, oltre al fronte di guerra, senza possibilità di pace, Rossi-Marquez, si apre pure il fronte Rossi-Lorenzo.
Io comunque devo andare avanti col giochino dei "se" e dei "ma", introducendo una nuova regola: non più "quanti punti avrebbe guadagnato Marquez se fosse andato un filo più piano", ma "quanti ne avrebbe guadagnati se avesse corso per sé e non per danneggiare Rossi". Dunque, Pedrosa ha vinto la gara con la sua stessa moto. Marquez avrebbe vinto? Magari sì, ma è meno prevedibile degli altri risultati. Per cui mi limito a piazzarlo al terzo posto, tra Lorenzo e Rossi. Quindi adesso la classifica virtuale vedrebbe Marquez primo con 323 punti, Rossi secondo con 313 e Lorenzo terzo con 298.