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Valentino Rossi vs Marc Marquez vs Jorge Lorenzo

Il 2015 passerà alla storia come un campionato stranissimo e diviso in due: prima 15 gare dove il più veloce non riesce ad andare in testa, poi tre gare davvero bizzare. Rossi è stato fortunato come si dice? E gli spagnoli hanno veramente ordito un complotto?

tifo rossi da sempre, mica è un reato

Seguo, da appassionato, il campionato della classe regina dai tempi di Lucchinelli e Uncini e non ricordo di avere mai visto un'annata come questa. Ad ogni gara mi aspettavo che il più veloce, ovvero Lorenzo  (che non vuol dire necessariamente il più forte) andasse in fuga in testa al campionato, invece al suo posto resisteva il più vecchio di tutti. E siccome io tifo Rossi, ne ero contentissimo. Si dice che i giornalisti non debbano essere di parte: secondo me non è un reato ammettere di tenere a qualcuno, se si riesce a restare obiettivi e a non essere faziosi. Io tifo Rossi da quando ha messo piede nel Motomondiale, ovvero dal 1996, perché mi stava simpatico: mi ricordava i campioni degli anni 80, che erano più spontanei e carismatici di quelli attuali. Del resto era figlio di Graziano Rossi, quello che girava con le galline al guinzaglio. Mi piaceva di più, quell'epoca. La prima volta che ho visto Valentino vincere una gara è stato nel 1994, durante una gara della Sport Production nazionale a Monza. Ve le ricordate quelle gare? Correvano con le mitiche 125 del tempo che fu, come la Cagiva Mito. Notai una curiosa coincidenza: in pista c'era un quindicenne che stava vincendo e che di cognome faceva Rossi e accanto a me, in tribuna, c'era Graziano Rossi che faceva da spettatore, con una grossa cosa nella tasca posteriore. Quando Valentino vinse, Graziano estrasse quella cosa: era un telefono tascabile. Dovette aprire uno sportello ed estrarre un'antenna prima di fare la chiamata! Altro che smartphone, all'epoca erano dei citofoni belli grossi. E disse: "Valentino ha vinto". Wow! Ma allora era suo figlio. Da qui a pensare che avrebbe vinto nove titoli mondiali, quasi undici, ce ne vuole, eh!

l'amore, l'odio, l'invidia, lo snobismo, la paura

Però, quando nel '96 ha fatto il suo ingresso nella scena nella classe 125 del Motomondiale, prima ancora che ottenesse la sua prima pole position, o che vincesse la sua prima gara iridata, mi venne da pensare: questo è lo Schwantz del futuro. In realtà sbagliavo, perché Kevin ha vinto un solo Mondiale (quasi per caso) ed era l'eroe di quelli che guidano oltre il limite. Valentino era di un livello superiore: ha vinto qualche Mondiale in più, superando raramente il suo limite. Mi stava simpatico per la contraddizione tra aspetto fisico e voce – sembrava un fumetto – e per come guidava, con traiettorie folli, senza senso, che gli permettevano di superare tre piloti in una sola curva. "Valentino non ama la scuola, quindi può permettersi di violare le leggi della fisica perché non le conosce", fu un geniale commento di Loris Reggiani all'epoca. In seguito, Rossi è diventato un idolo delle folle e, come sempre avviene in questi casi, c'è chi esagera nell'adorarlo – il culto della personalità non è mai una cosa sana – e chi lo odia con un livore persino ridicolo. I vincenti suscitano ammirazione in alcuni e antipatia in altri. I motivi per cui oggi molti non lo sopportano, o comunque non lo amano, sono svariati. L'invidia è uno di questi. Oppure la voglia un po' snob di essere diversi, di non tifare quello che vince sempre. Un altro è la paura: uno che vuole vincere sempre, che ha addosso una carica così letale e insaziabile di voglia di predominio sugli altri, incute timore. Ai tempi di Alessandro Magno avrebbe conquistato terre su terre e fatto strage dei nemici. Alcuni non apprezzano il fatto che, avendo una personalità enorme e tanti ammiratori, possa dare l'idea di ritenersi al di sopra delle regole, in pista e fuori, come quando venne pizzicato dal fisco nel 2007. C'è chi ci ha avuto a che fare e non lo ha apprezzato come persona. Io non l'ho mai conosciuto ma, da quello che ho capito, sentendo tanti racconti di tifosi, sponsor, giornalisti, lui si concede solo al suo clan, solo a chi è a stretto contatto con lui. Per gli altri c'è un bel muro di cemento e questo ancora prima che diventasse troppo famoso, con gli ovvi problemi di gestione dei fan. Non è uno alla mano, insomma. In televisione lo trovo sempre piacevole, ha la battuta pronta, ha un modo di fare simpatico, dice cose intelligenti e non scontate: continua ad essere un personaggio al di fuori dell'attuale sistema, dove i piloti sono sempre controllati nelle loro dichiarazioni. Rispetto agli altri mi sembra una boccata d'aria fresca, così come lo era Marco Simoncelli (per questo tanta gente lo amava, anche se aveva vinto "soltanto" un Mondiale). Poi, col passare degli anni, a mano a mano che diventava sempre più famoso e osannato dalle folle, per lui sarà diventato un grosso problema fare qualsiasi cosa, tipo andare al cinema e godersi il film senza che nessuno gli chieda un selfie. Nel 2005 lo vidi a Istanbul mentre, in maglietta e calzoncini, camminava nei giardini che collegano la Moschea Blu alla Basilica di Santa Sofia. Era lui fatto e finito, ma pensai che fosse un sosia: che diavolo avrebbe dovuto farci Rossi in una moschea di Isanbul? Il turista, forse? Ma va'... Uno come lui non può fare le cose che fanno le persone normali. Poco dopo scoprii che in quei giorni c'era il Gran Premio di Formula 1, ovvero la prima gara iridata sul circuito di Istanbul e che Valentino era venuto a vederla, tanto per conoscere la pista, sulla quale la MotoGP sarebbe sbarcata poche settimane dopo (vinse Melandri). Quindi quello era lui, con buone probabilità. Era tranquillo, nessuno lo fermava, forse perché in quel momento stava camminando accanto a un gruppo di donne musulmane col viso velato.  

rivali e nemici

Un altro dei motivi per cui molti non lo amano sta nel comportamento aggressivo e vendicativo che dimostra quando qualche pilota entra in conflitto con lui. Non è uno che perdona: è un dominatore, se lo prendi di punta tenterà di distruggerti. Una volta ti avrebbe tirato la clava in testa, adesso lo fa psicologicamente... e superandoti in maniera cattiva. In pista lui è sempre corretto e fuori dalla pista non denigra nessuno, se non ci sono problemi. Con Pedrosa bagarra da anni, ma i due hanno sempre avuto un rapporto di reciproca stima. E così per quasi tutti gli altri con i quali s'è trovato a lottare per la vittoria: Capirossi, Melandri, addirittura Hayden (che nel 2006 ha vinto il Mondiale). Invece con altri piloti non è andata così. Il conflitto con Max Biaggi iniziò addirittura nel '97, quando uno correva in 125 e l'altro in 250. Max da quattro anni dominava la 250, Valentino invece stava vincendo il suo primo Mondiale. In un'intervista disse: "Sono il Max Biaggi della 125" e pare che il romano se la sia presa. La leggenda vuole che lo abbia redarguito pubblicamente in un ristorante, con toni tipo "Ragazzino, sciacquati la bocca". Da allora, il ragazzino gliela ha giurata e l'odio reciproco non è mai sceso di livello, come si è visto anche dopo la sconfitta di quest'anno, con Biaggi che posa tutto felice insieme a Lorenzo. Con Gibernau, la scintilla dell'odio scattò dopo la famosa denuncia in Qatar, nel 2004: il team dello spagnolo accusò quello dell'italiano di avere "gommato" la casella di partenza per aumentare il grip e il pilota di Tavullia venne punito con la partenza dall'ultima posizione. Questo reagì dicendo "Lo fanno tutti" e denunciando, a sua volta... ma sì, ovvio, Max Biaggi, che venne penalizzato anche lui! Quell'episodio ha segnato la fine della carriera di Gibernau: il pesarese la prese così male che non gli concesse di vincere mai più. La cattivissima spallata che gli diede l'anno dopo a Jerez, facendolo uscire di pista, fu un chiaro messaggio: fatti da parte, qua hai finito. Non fu una bella manovra, ma nessuno lo punì.
Contro Stoner ha giocato aggressivo non per qualche episodio di lesa maestà, ma perché era l'unico modo di stargli davanti. Il sorpasso di Laguna Seca del 2008, con l'italiano che passa l'australiano scodando sullo sterrato a bordo pista, è una delle icone più scenografiche della Storia del motomondiale, ma ha segnato la nascita di un altra storia d'odio da parte di un pilota verso Rossi. Stoner era più veloce, ma amava vincere con sorpassi puliti; e Valentino glielo impediva. Nel suo libro, credo uno dei meno letti al mondo (non lo ha letto nemmeno Lucio Cecchinello, uno dei pochi di cui Casey parli bene!), Stoner spiega che non se l'è presa per quel sorpasso, ma per quello che è successo in tutta la gara: secondo lui, l'italiano lo contrastò oltre il lecito, pur di vincere. 

Il rapporto con Lorenzo e i... "tifosi di alberto tomba"

Il nemico successivo è stato Jorge Lorenzo, spagnolo dell'isola di Maiorca, il primo a resistere alla sua pressione psicologica. Jorge era appena arrivato in MotoGP e già voleva stargli davanti, non nutriva alcuna soggezione. Lui era senza esperienza nella classe regina, quell'altro vi aveva già vinto cinque titoli: non fa niente, si sentiva già più forte e voleva batterlo subito. Nel 2008 fu fermato da due fratture in altrettante, devastanti cadute, ma nel 2009 lottò fino alla fine per vincere il titolo, arrivando a mettere il pesarese così sotto pressione da farlo cadere. Alla fine vinse il nostro, ma se la dovette sudare. Nel 2010 la situazione si ribaltò, anche se a fermare l'italiano ci si  misero due grossi infortuni, una spalla e una gamba rotte. Ma qui Rossi non mi piacque. Non poteva soffrire il maiorchino, anche se non per frasi dette, o per episodi in pista. Lorenzo, fino al novembre di 2015, con Rossi è sempre stato apparentemente benevolo. Era l'italiano che mostrava di non riuscire a soffrirlo. Era lui che non voleva condividere i dati, era lui che voleva il ridicolo muro dentro il box per impedire che Jorge gli copiasse le regolazioni, era lui che disse alla Yamaha "o me o lui" (e in Yamaha scelsero lui, proponendo a Rossi un ruolo di seconda guida e la riduzione dello stipendio). Così a Motegi, con Lorenzo in testa al Mondiale ma non ancora al sicuro (mancavano sei gare alla fine e Pedrosa era staccato di 56 punti), Rossi decise di batterlo, nella lotta per il gradino più basso del podio, con un puntiglio e un'aggressività che uno non avrebbe dovuto aspettarsi dal proprio compagno di squadra. Aveva 144 punti di svantaggio ed era in lotta per il terzo posto nella classifica generale con Stoner, che aveva 15 punti più di lui, ma ciò, ai miei occhi, non fu sufficiente per apprezzare Rossi in quell'occasione. Il suo messaggio era evidente, voleva battere Lorenzo perché non lo soffriva.
In seguito a quella stagione è passato alla Ducati, con la quale non ha ottenuto il miracolo di "raddrizzare una moto storta" come era riuscito a fare con la Yamaha nel 2004. In un attimo, dal cavallo vincente ma azzoppato del 2010 è diventato un comprimario in lotta per il settimo posto... se tutto andava bene. Se guidava com'era abituato, perdeva l'avantreno.  E in questa situazione frustrante c'è rimasto per ben due anni. Due anni in cui non solo i suoi denigratori gli davano del "bollito" con estrema soddisfazione, ma lo facevano anche i "tifosi da Alberto Tomba", che è come vengono soprannominati coloro che si esaltano per uno sport e per un personaggio finché questo vince. Quando arriva la fase calante, si disinteressano dello sport e sparlano del loro ex idolo, godendo della sua discesa verso il fondo delle classifiche. Ecco, per quel che mi riguarda questa è stata la fase in cui la mia stima per Valentino Rossi è aumentata. Perdeva di continuo, cadeva spesso, eppure riusciva sempre ad essere arguto e spiritoso davanti alle telecamere. Pensavo: "Sì, è un po' stronzo, ma guarda che dignità che mostra nella sconfitta. Questo sì che sa perdere". Poi è tornato in Yamaha, questa volta accettando il ruolo di secondo di Lorenzo, con un commento storico: "Lui e Pedrosa sono tra i pochi che non hanno parlato male di me in questi due anni con Ducati. Eppure, sarebbe stato facile come sparare a un uomo che sta cagando". Ha saputo rimettersi in gioco, accettare di non essere più il numero uno, ma ha anche saputo studiare i giovani, cambiare stile di guida, allenarsi come un pazzo per tornare a vincere. Molti dei "tifosi di Alberto Tomba" che lo avevano abbandonato negli anni Ducati sono tornati a salire sul suo carro. E, nel 2015, ha quasi vinto il titolo, pur essendo nella morsa dei Fantastici Quattro, di cui lui fa parte: Marquez, Lorenzo, Pedrosa e lui. Battere quei tre, tutti quanti, era un'impresa nella quale credeva solo lui. 
Così come non mi vergogno di dire che faccio il tifo per Rossi, altrettanto non ho difficoltà ad ammettere che non amo Jorge Lorenzo. È una questione di pelle. Mi stava antipatico quando teneva il broncio ai tempi della 125 e non mi ha mai convinto quando, di colpo, è diventato "simpatico", ai tempi dei due titoli vinti in 250. Credo che il suo team lo abbia mandato a scuola di simpatia, uno di quei corsi che fanno gli uomini politici per imparare a parlare in pubblico in maniera carismatica. Il tifo spesso è una cosa irrazionale: c'è una bagarre, alla fine se vince uno sei contento, se vince l'altro sei deluso e magari non sai perché. Tra Bautista e Bradl, tanto per dire, tifo Bradl e non so perché. Quando vince Lorenzo, mi adombro. Il peggio è stato quando, nel 2010, s'è messo a copiare le scenette che Rossi faceva per festeggiare le vittorie: una roba forzata, come se io decidessi di esibirmi cantando pezzi di Frank Sinatra. Era veramente faticoso tenere la tv accesa. Ma come pilota non lo discuto, è bravissimo, forse vale anche più dei cinque titoli vinti finora

i fantastici 4 (prima e seconda versione)

Dani Pedrosa è stato antipatico a molti finché viveva nel cono d'ombra di Alberto Puig: un introverso che dominava un introverso. Parlava poco e in maniera scontrosa. Ma, soprattutto, era dura accettare che non volesse perdonare Simoncelli per averlo fatto cadere, nel 2011, rompendogli una clavicola. Aveva ragione da vendere, ma non bisogna dimenticare che Dani ha avuto un colpo di fortuna pazzesco quando, nel 2006, Rossi si sdraiò all'ultima gara, regalando il Mondiale a Hayden, dopo che quest'ultimo lo aveva regalato a lui quando venne falciato proprio dal piccolo spagnolo. Pedrosa sarebbe passato alla Storia come quello che aveva fatto perdere il titolo al compagno di squadra alla penultima gara!
In seguito, però, Pedrosa è diventato più simpatico. Adesso ha tutta la mia stima: è sempre modesto, corretto, anche autoironico e, soprattutto, è uno che ha sempre saputo risorgere da miliardi di fratture. E poi ha uno stile di guida veramente bello da guardare.
Il termine Fantastici Quattro era stato coniato quando il quarto uomo era Casey Stoner ma, appena lui se n'è andato, il suo posto è stato preso da Marc Marquez. E questo, lo ammetto con candore, mi ha esaltato fin da quando ha tentato di vincere la Moto 2 al primo tentativo. S'è capito subito che aveva l'attitudine alla vittoria, al predominio di Rossi, unita alla follia di Schwantz: il campione ideale! Il nuovo idolo delle folle, la nuova boccata d'ossigeno nella troppo fredda e professionale MotoGP. Un pilota che, dieci anni fa, si faceva firmare gli autografi da Rossi e teneva il suo poster in camera; e che a vent'anni, appena approdato in MotoGP, aveva già più vittorie del suo idolo alla sua età e che è andato avanti battendo record su record: pilota più giovane a vincere un GP nella classe regina, più giovane a vincere il titolo iridato sempre nella classe regina; record di vittorie per uno di 20 anni e poi di 21; unico al mondo ad avere vinto un titolo iridato, tra le moto, nello stesso anno in cui ci riusciva suo fratello... Il tutto abbinato a uno stile di guida esaltante, tutto sporco, dove curva spostando il retrotreno nel mentre che questo saltella imbizzarrito in staccata e con il tocco di genio di imitare gli stessi sorpassi che hanno reso famoso Rossi (ha raccontato di esserserli studiati nelle videoregistrazioni). Ha così dato una bella spallata a Lorenzo nella stessa curva di Jerez (e, lo ammetto, sono stato fazioso: ci ho goduto) e, soprattutto, ha ripetuto il mitico sorpasso di Rossi su Stoner al cavatappi di Laguna Seca, con un doppio capolavoro perché non solo il pilota che ha subito il sorpasso è stato lo stesso Rossi, ma quest'ultimo, per non farsi passare, stava ripetendo la stessa traiettoria "internissima" del 2008. Ma Marquez, che lo aveva previsto, è stato ancora più interno, al punto da rischiare la squalifica per taglio di curva (ma sarebbe stato un peccato). Queste sono opere d'arte, non sono sorpassi. 

La motogp 2015, la velocità, la fortuna

1/25 Motomondiale 2015, MotoGP: Pedrosa vince in Giappone
Ho parlato di Rossi, Lorenzo, Pedrosa e Marquez perché erano i protagonisti annunciati della MotoGP 2015. Onestamente pochi si aspettavano di vedere delle Ducati così competitive come lo sono state ad inizio stagione, per cui Dovizioso e Iannone non figuravano tra i favoriti.
Personalmente mi aspettavo la vittoria scontata di Marquez, il secondo posto di un tenacissimo Lorenzo e una bella lotta per il terzo posto tra Rossi e Pedrosa. Invece Rossi è stato in testa per 17 gare su 18, mentre Marquez andava in crisi. Chi lo avrebbe mai detto? Ad ogni gara ci aspettavamo il sorpasso di Lorenzo, invece non succedeva. Così, le tifoserie pro e contro Rossi si sono scatenate. L'argomento di discussione più abusato: "Rossi è fortunato". Ma davvero uno può avere tanta fortuna? Mi viene voglia di analizzare la questione del "culo" gara per gara, facendo anche un "la storia fatta coi se" per vedere dove sarebbe potuto arrivare Marquez se non fosse stato così irruento.
Tanto per cominciare: sì, Rossi è stato fortunato. E tanto. E con lui Lorenzo. Perché la Honda ha fatto loro un bel regalo, sbagliando la moto 2015. Ha creato una versione esasperata della sua RCV213V. Telaio troppo rigido, motore troppo aggressivo, risultato: era più difficile chiudere le curve "alla Marquez" e le gomme si deterioravano prima. Un colpo di fortuna simile non capita che una volta ogni tanti anni ed era lecito approfittarne. Marquez ha perso la testa, rendendo la situazione più difficile; inoltre, Pedrosa è stato estromesso dalla lotta per il titolo dalla sindrome compartimentale che lo ha penalizzato a inizio stagione (addirittura, ha saltato tre gare per farsi operare). Ma Rossi è stato fortunato anche nei confronti di Lorenzo? Vediamolo.
Lorenzo quest'anno è stato il più veloce di tutti, da molti punti di vista. Efficace in prova, partiva sempre davanti ed era il più abile a percepire il limite con le gomme fredde. In quasi tutte le gare, quest'anno, Lorenzo ha fatto il primo giro in testa. Se era in palla, a quel punto se ne andava in fuga e nessuno riusciva più a raggiungerlo. Tutte e sette le gare vinte quest'anno sono andate così. Anche se l'ultima merita un discorso a parte. Lui vince con uno stile pulitissimo, elegante. Non derapa, non impenna, non bagarra con nessuno perché non ha nessuno da superare: lo ammetto, quando Lorenzo vince le gare io mi addormento dalla noia. Ma non posso non ammirarne la bravura.
Rossi si è spesso messo nei guai nelle prove. Nei pochi minuti in cui bisogna quagliare non è efficace. Lui è anziano, viene fuori alla distanza, come i veterani delle scalate alpine. Quasi tutto il suo 2015 è stato un continuo partire da dietro e rimontare fino alle primissime posizioni. Su 18 gare le ha finite tutte, senza un solo ritiro (ci sono riusciti solo lui e Bradley Smith), salendo 15 volte sul podio. L'ultima non fa testo: quarto dopo essere partito per ultimo. A 34 anni aveva già battuto il record di podi per uno della sua età, ma adesso ne ha 36 e di podi ne ha fatto incetta più di tutti i suoi rivali, quest'anno. Il suo è stato il Mondiale dell'esperienza e dell'intelligenza tattica. Spesso il più efficace in pista è stato proprio lui, non Lorenzo.

il cervello di marc

Quanto a Marquez, per la prima volta non m'è piaciuto. Lo stile di guida è sempre esaltante, ma una volta che ha capito che Honda aveva sbagliato la moto avrebbe dovuto essere più intelligente. "O vittoria o morte", ha sempre detto. Ma possibile che non si renda conto che è più importante vincere il titolo che le singole gare? Da quando una caduta è meglio di un secondo posto, soprattutto se una sfilza di piazzamenti possono comunque farti vincere il titolo? Se il suo scopo era vincere il titolo mondiale, non poteva capire che andare un filo più piano avrebbe potuto farlo vincere lo stesso? Ok, mi direte che ha 22 anni ed è giovane. Secondo me questa giovinezza avrebbe modo di esprimersi anche se fosse stato un po' più cauto. Se avesse usato di più il cervello. Va comunque detto che è uno che sa cadere, perché non si fa mai male.
Bene, vediamo gara per gara cos'è successo e cosa sarebbe potuto succedere con un Marquez meno folle. Questi sono discorsi da bar e la storia non si fa coi "se": ma è così divertente fare i discorsi da bar! E poi ci sono "se" e "se". Se Rossi fosse stato più giovane. Se Lorenzo non fosse esistito. Se Honda non avesse sbagliato moto. Se mia nonna avesse avuto le rotelle. Ok, ok, questi sono "se" troppo forzati. Ma quelli su Marquez, come vedrete, sono più plausibili.

LOSAIL, QATAR

La gara sembra segnata fin dal via, con Lorenzo in testa e Rossi che non solo parte ottavo, ma trova pure il modo di concludere il primo giro al decimo posto. L'anomalia è Marquez, che parte male, si agita, forza una staccata, rischia di travolgere Smith e finisce nella ghiaia. Non cade, ma riparte dall'ultimo posto. In passato aveva già vinto partendo per ultimo, ma questa volta il miracolo non gli riesce: rimonta fino al quinto posto, a 4" dal quarto, quando mancano ancora un po' di giri. Ma, fino alla fine, non riuscirà a ridurre il distacco da quei quattro secondi. Tutti, dal Marquez visto nel 2014, si aspettavano una rimonta completa. Questo potrebbe essere già un segno che la sua moto usurava le gomme più del normale, ma  erano tempi non sospetti. Ora, il giochino di questo articolo sarebbe calcolare dove sarebbe finito Marquez senza quell'errore: ma è troppo difficile, anche in un contesto come il bar. Per cui lo lascio al quinto posto e coi suoi 11 punti. Passiamo al fattore "c" (come culo): a Lorenzo, mentre è in testa ma non in fuga (perché ha Dovizioso e Iannone incollati alle chiappe) si stacca la parte superiore dell'imbottitura del casco, che gli finisce sulle palpebre e passa, quindi, dal primo al quarto posto, mentre Rossi rimonta dal decimo al primo. Quindi ha senso parlare di Lorenzo sfortunato, ma non è giusto dire che Rossi abbia vinto solo per fortuna. Quando recuperi dal decimo al primo posto, non sei Gastone, intendendo per tale il cugino fortunatissimo di Paperino. Il pesarese era fortissimo e stava guadagnando terreno anche nei confronti di Lorenzo, prima che a questo succedesse l'assurdo, sfigatissimo guaio del casco. Come sarebbe andata a finire senza questo problema? Rossi avrebbe vinto comunque? Non lo possiamo sapere. Ma di sicuro è una fortuna (per lui) che non abbia dovuto affrontare un corpo a corpo anche con Jorge. Per noi spettatori no: ci siamo persi quello che sarebbe stato l'unico duello diretto tra Rossi e Lorenzo di tutto il 2015.

AUSTIN, USA

Marquez qui vince sempre senza problemi e va così anche questa volta, ma Rossi, che questa volta è partito bene, è fortunato: Lorenzo ha la bronchite e gli arriva dietro di una posizione, quarto. Quindi siamo già alla seconda gara in cui la fortuna volge le spalle a Lorenzo. I detrattori di Rossi hanno ragione, per ora. I tifosi, invece, non si aspettano che, dopo due gare, Rossi sia ancora in testa al Mondiale.

TERMAS DE RIO HONDO, ARGENTINA

Il sogno dei tifosi di Rossi finisce qui, per lo meno nei primi giri. Marquez e Lorenzo fuggono, mentre una spallata di Iannone fa finire Rossi in ottava posizione. È finita; ma resta comunque il fatto che lui, a 36 anni, sia riuscito a stare in testa al Mondiale per due gare. Ma poi succedono due cose: Rossi si produce in un'altra rimonta spazzatutto e i due in testa alla gara vanno in crisi con le gomme. Onestamente, non so come mai ci siano così grosse differenze nella scelta degli pneumatici, tipo che Marquez ha la soft e Rossi la hard più estrema. Lorenzo, che dal secondo posto scende fino al quinto, dà la colpa a una gomma difettosa, quindi sarebbe il terzo colpo di c... per Rossi. Potrebbe essere vero: non è normale vedere lo spagnolo perdere tre posizioni in questo modo. Ma vale anche il discorso che l'italiano è bravissimo a rimontare otto caselle. Quando Marquez inizia a perdere aderenza, ha quattro secondi di vantaggio, che il pesarese gli mangia in pochi giri. A questo punto, Marc perde la testa due volte: una fisicamente (da primo diventa secondo) e l'altra a livello mentale, perché non riesce a reagire in maniera lucida. Dovrebbe arrendersi all'evidenza: se perdi quattro secondi in pochi giri è perché l'altro è molto più veloce di te, non puoi pensare di resistergli. Marquez invece tenta di superarlo, colpendolo due volte e finendo a terra. Col senno di poi, alla luce di com'è finita questa storia, c'è chi dice che questo sia stato il primo screzio tra i due campioni. Che Marquez abbia accusato Rossi di averlo fatto cadere apposta. Io non ricordo che ciò sia trapelato dalla televisione, ma mi hanno raccontato che, in sala stampa, il giovedì prima della gara successiva, Rossi abbia visto Marquez e gli abbia chiesto: "Posso darti un bacino?", facendo ridere tutti. Questo fatto mi fa impressione, perché fa capire quanto i piloti di oggi stiano blindati con i loro clan e non abbiano contatti tra loro se non in sala stampa il giovedì prima delle gare... Che brutta roba. Anziché chiarirsi subito bevendo una birra – sono piloti di moto, non guerriglieri – macerano incomprensioni che tentano di risolvere due settimane dopo, in mondovisione.
Comunque sia, una gara iniziata male per i tifosi del 46 si risolve con una prima posizione in classifica consolidata: 29 punti su Lorenzo, 30 su Marquez e 56 su Pedrosa, chi poteva immaginarlo? E che dire di Dovizioso secondo (ad appena sei punti!) e Iannone terzo? Facendo il nostro giochino su Marquez, ipotiziamo che si sia detto: "Va be', oggi Vale ne ha di più. Mi accontento". Dove sarebbe finito? Penso secondo. Ipotizzando che Dovizioso non lo avrebbe raggiunto, per ora gli aggiungo 20 punti e ne tolgo uno a Lorenzo, che sarebbe arrivato sesto.

JEREZ, SPAGNA

Lorenzo dà il via a un'impresa: vincerà quattro gare consecutive facendole tutte in testa, dalla prima all'ultima curva. Scatta davanti e ci rimane fino alla fine, con una dimostrazione di superiorità, di sicurezza, di eleganza supreme. Quando uno corre e vince così non c'è spazio per alcuna polemica. Per quattro volte di fila, quindi, Rossi è semplicemente meno bravo di Lorenzo. A Jerez Marquez arriva secondo. Nessuno si stupisce: corre con il dito di una mano rotto e ormai è notizia pubblica che la Honda 2015 sia meno efficace della 2014. Rossi parte indietro come al solito, rimonta fino al terzo posto, guadagna su Marquez ma non riesce a raggiungerlo.

LE MANS, FRANCIA

Nuova gara in cui Lorenzo bastona tutti e Rossi corre in rimonta. Questa volta arriva secondo, guadagnando terreno sullo spagnolo fino a raggiungerlo. Marquez, invece, è in grosse difficoltà, ma decide di non esagerare. Il suo "o vinco o muoio" questa volta non viene messo in pratica. Fa quasi tutta la gara in sesta posizione poi, nel finale, passa Smith e Iannone e chiude quarto.

MUGELLO, ITALIA

Rossi fatica in prova pure sulla pista amica del Mugello. Lorenzo domina per la terza volta di fila. Le Ducati sono agguerrite. E Marquez fa delle prove orrende, partendo per tredicesimo e producendosi in una delle partenze più spettacolari e pericolose mai viste in una gara di moto. Riguardatela al rallentatore e ditemi se non vi vengono i capelli ritti sulla testa. Praticamente si porta dal tredicesimo ai primi posti con una sola staccata e con la moto che saltella col retrotreno che scodinzola, facendo il pelo a Pedrosa; dopo poche curve è già secondo, ma la moto non gli permette assolutamente di tenere quel ritmo. Iannone e Dovizioso lo riprendono, mentre Rossi inizia la sua solita rimonta. Risultato, Marquez cade, per la seconda volta, mentre Iannone conclude secondo, Rossi terzo e Dovizioso esce di scena a causa di un ardito accoppiamento corona-catena. Cosa avrebbe dovuto fare Marquez, secondo il nostro giochino? Mettersi dietro alle Ducati, accontentarsi, non forzare quando ha capito che la moto era troppo instabile. Rossi lo avrebbe superato? Probabilmente sì. Quindi, diamo altri 13 punti a Marquez.

BARCELLONA, SPAGNA

Al GP della Catalogna va in onda un copione già visto: Lorenzo va in fuga e vince, raggiungendo in classifica Rossi (è sotto di appena un punto), che recupera da dietro e arriva secondo, Marquez cade per eccesso di foga. Succede quando è secondo e finisce nella ghiaia per evitare di investire Lorenzo, con una delle sue solite staccate in cui sembra travolgere tutti. Questa volta cade e nel giochino la domanda è: se si fosse accontentato dove sarebbe finito? Secondo o terzo? Non lo sappiamo ma in base al principio per cui Rossi, nei giri finali, tiene lo stesso passo di Lorenzo con sicurezza mentre Marquez, per farlo, è al limite, darei venti punti all'italiano e sedici allo spagnolo. Sembro fazioso, ma non lo sono. Non voglio esagerare a dargli punti per mostrare come, anche andando coi piedi di piombo, questo campionato avrebbe potuto essere diverso con un Marquez meno scriteriato. Moooolto diverso! Ok, l'obiezione è facile da capire: se non guidasse sempre al limite non sarebbe Marquez e non avrebbe già vinto quattro titoli a 22 anni. Ma lui è in grado di capire quando è al limite, per cui potrebbe andare quello zic in meno, rinunciare a vincere a tutti i costi e mettere fieno in cascina. Comunque, nel mondo dei "se" e dei "ma" lui, dopo la Catalogna, avrebbe 49 punti in più e Lorenzo due meno di Rossi.

ASSEN, OLANDA

La gara che ha segnato, a livello planetario, l'inizio delle ostilità tra Rossi e Marquez. I fatti li sapete: qua l'italiano è in palla, come già nel 2013. Fa la pole position, in gara parte a razzo e se ne va. Solo Marquez riesce a tenere il suo ritmo: in Honda hanno accettato di montargli il telaio 2014 ed è tornato a curvare come piace a lui. A poche curve dalla fine, lo spagnolo passa in testa, ma Valentino lo ripassa. E si arriva alla penultima curva, dove già nel 2006 ci fu un rocambolesco arrivo, con Edwards e Hayden che entrano spalla a spalla e il texano che ne esce disarcionato, mentre la moto prosegue da sola, rischiando clamorosamente di tagliare il traguardo per prima, ma senza pilota (in questi casi vale? Leggendo i fumetti di Joe Bar, la risposta sarebbe no). Edwards manda così in fumo la sua prima e unica vittoria. In questo caso succede che Marquez si infila all'interno e si tocca con Rossi, che raddrizza la moto e si butta nella ghiaia interna all'ultima curva, impennando per non affondare di muso, tagliando tutta la curva e vincendo. In televisione si vede il 46 uscire dallo schermo e sollevare un polverone, per cui si capisce che è caduto. Nell'immagine successiva, invece,  il nostro è in sella e sta tagliando il traguardo da vincitore. La polemica dilaga.
Da una parte c'è chi sostiene che Marquez, come fa spesso, abbia tentato il tutto per tutto, senza farsi scrupoli di andare addosso all'avversario e che questo sia finito nella ghiaia per colpa sua, rischiando di ammazzarsi. Ma, essendo Rossi un manico di livello inaudito, anziché cadere ha regalato al mondo lo spettacolo di un salvataggio in extremis, iniziato con un'impennata, proseguito con un guado di ghiaia a duecento orari e terminato con una vittoria stellare. Per quel che mi riguarda, è stata una delle cose più esaltanti che abbia mai visto a una gara su asfalto!
Dall'altra c'è chi sostiene che Marquez abbia ragione, che essendo all'interno aveva ragione lui, che Rossi doveva spostarsi e che invece ha fatto il furbo, usando un presunto contatto per tagliare di proposito la curva finale e vincere con l'inganno. Marquez, ovviamente, sposa questa causa e dichiara di essere il vincitore morale della gara: Rossi dev'essere punito, secondo lui e secondo tanti altri. La direzione di gara non prende provvedimenti e i detrattori dell'italiano lo dicono: "Rossi è intoccabile e può fare quello che vuole".
Personalmente, Marquez mi delude molto: mi piaceva questo modo di fare da adorabile guascone, della serie "sì, va be', ogni tanto ti sportello, ma sono simpatico, no? Se vuoi, sportellami pure tu, che è divertente". Invece questa volta fa l'indignato, come se lui fosse stato impeccabile e Rossi un baro. Per la prima volta, quel suo eterno sorriso con le estremità a ricciolo mi sembra quello del Joker, il nemico di Batman. Oppure quello dell'"Uomo che ride" di Victor Hugo, un bambino costretto a sorridere per tutta la vita a causa di un taglio da un orecchio all'altro.
Lorenzo è terzo, perde terreno e questa volta la fortuna di Rossi, secondo i suoi nemici, è che Bridgestone non abbia sviluppato le gomme 2015 per le piste di Assen, del Sachsenring e di Indianapolis, portando quindi quelle del 2014, con cui Lorenzo si trovava male. Fortuna di Rossi o maggiore completezza di quest'ultimo, che è in grado di andare forte con entrambi i tipi di coperture?

SACHSENRING, GERMANIA

Doppietta delle Honda: Marquez vince alla grande e Pedrosa gli arriva dietro, battendo nel finale Rossi, che però precede Lorenzo, il quale accusa sempre lo scarso feeling con le gomme 2014. Pedrosa si sta riprendendo: dopo cinque gare aveva 10 punti in classifica, contro i 118 di Rossi; a Barcellona è arrivato terzo e adesso secondo. Rossi continua, incredibilmente, ad essere in testa al Mondiale, dopo nove gare, ovvero al giro di boa del campionato. E sul podio si scatta un selfie con Marquez: i due sorridono come amiconi. Presto questa foto passerà alla Storia come il manifesto assoluto dell'ipocrisia.

INDIANAPOLIS, USA

Ormai Marquez, col nuovo telaio, sembra essere tornato quello del 2014 e vince ancora, dopo avere tallonato Lorenzo per tutta la gara. Rossi, terzo, accusa un distacco elevato. Questa volta Lorenzo non incolpa le gomme 2014 di averlo danneggiato. In base al gioco dei "se" e dei "ma", a questo punto del campionato avremmo Rossi primo con 195 punti... e Marquez secondo, con 188, davanti a Lorenzo, terzo con 185.

BRNO, REPUBBLICA CECA

Lorenzo festeggia il ritorno alle gomme Bridgestone 2015 con la quinta vittoria, ottenuta come al solito: in testa dall'inizio alla fine. Marquez questa volta non riesce a tenere il suo passo, mentre Rossi arriva ancora una volta terzo con un certo distacco. E così Lorenzo termina il suo lungo inseguimento: adesso è a pari punti con Valentino, ma ha vinto due gare in più, quindi il leader della classifica è lui. Era prevedibile che l'italiano venisse raggiunto e superato, per cui va già bene così, anzi benissimo. Giusto? Macché: è dal gran premio di Argentina che mi sono fatto l'illusione che questo sarebbe stato l'anno del decimo titolo. Un'impresa straordinaria: a 36 anni, il più vecchio di tutti che batte tutti. Una cosa mai vista. Il trionfo della volontà e dell'essere umano sulla vecchiaia. Con questo titolo, Rossi entrerebbe definitivamente nella leggenda. E darebbe fastidio a parecchi: offuscherebbe per parecchio tempo la stella di Marquez e anche quella di Agostini, che ha vinto otto titoli nella classe regina (quanto Rossi nel 2015, se...) in tempi in cui la cosa era meno difficile. L'ultimo titolo, Valentino lo ha vinto a trent'anni, un età decisamente normale. Trentasei sarebbe l'impresa che lo renderebbe il più grande della Storia.
Adesso è come se si ricominciasse da zero, con un minicampionato di 7 prove. Gli appassionati si mettono a fare i conti: tre piste sono favorevoli a uno, tre all'altro, una è neutra. Questi pronostici si riveleranno senza senso. Nel nostro campionato virtuale, quello con il Marquez ragionatore, avremmo una classifica cortissima: Rossi 211 punti, Lorenzo 210, Marquez 208.

SILVERSTONE, GRAN BRETAGNA

La pista sarebbe favorevole a Lorenzo, ma piove. Rossi vince, mentre Lorenzo è solo quarto. A un certo punto era persino sesto, ma la caduta di Marquez (la quarta!) e il calo nel finale di Pedrosa gli permettono di migliorare di due posizioni. Lorenzo spiega che è stato danneggiato dal casco difettoso, la cui visiera si appannava. "Sto rischiando di perdere il Mondiale per colpa del casco", si lamenta. Io qua non so cosa pensare, perché da quando vado in moto uso caschi che si appannano con la pioggia e non so che tecnologia usino nelle gare, in cui un appannamento è giudicato un evento eccezionale. Direte: normale, quelli vanno a 300 all'ora e il casco non si appanna. E io rispondo: ma al via stanno per alcuni minuti fermi col casco in testa. Possibile che basti un paranaso (che io non uso) per salvarsi dall'appannamento?
I nemici di Rossi dicono che è fortunato, perché ha piovuto. Questa non la capisco, perché è più difficile vincere con la pioggia. Non è semplicemente bravo uno che vince con la pioggia? E se un pilota è più veloce di un altro sull'asciutto e più lento sul bagnato, se vince quando non piove è fortunato perché ha trovato l'asfalto asciutto?
Così, Rossi torna in testa, con 12 punti di vantaggio su Lorenzo e addirittura 77 su Marquez. Questo è caduto perché stava seguendo Rossi, che dietro di sé aveva fatto il vuoto. Non s'è trattato di una di quelle gare in cui lui guida al limite in maniera scomposta e cade perché, pur avendo capito che sta tirando la corda, non riesce ad accontentarsi. Sul bagnato il confine tra una guida composta, dove guidi pulito e con molta concentrazione e una caduta è molto sottile. Inoltre Rossi nel finale ha calato il ritmo, perdendo sei dei sette secondi che aveva sul gruppetto di Petrucci, Dovizioso, Lorenzo e Marquez. In questo gioco dei "se" e dei "ma" si ipotizza cosa avrebbe fatto Marquez se fosse andato quel filo più piano da non cadere. In Argentina, ad esempio, era facile fare la stima: era secondo, aveva un bel vantaggio sul terzo, la gara era alla fine ed è caduto per avere urtato Rossi in curva, per cui è facile ipotizzare che sarebbe arrivato secondo, se si fosse rassegnato a quella posizione. Ma qua in Gran Bretagna è difficile capire dove sarebbe arrivato Marquez se avesse tenuto un ritmo leggermente inferiore. Sarebbe arrivato dopo Petrucci e Dovizioso? Oppure non avrebbe avuto il calo di Rossi e avrebbe vinto lui? Facciamolo arrivare terzo (quindi Lorenzo sarebbe arrivato quinto). Classifica virtuale: Rossi primo con 236 punti, Marquez secondo con 224, Lorenzo terzo con 221.

MISANO, ITALIA

Piove anche al GP della Repubblica di San Marino (che però si corre sul suolo italiano), quindi secondo i detrattori Rossi è fortunato una volta di più. Di questo gran premio si dirà che lui ha sbagliato strategia e che il Mondiale lo ha perso qui. I fatti li sapete: si parte con l'asciutto, si mette a piovere, poi smette. I piloti cambiano moto due volte. Quelli che non hanno nulla da perdere la cambiano subito, così abbiamo risultati clamorosi come Smith secondo, Redding terzo e Baz quarto. Marquez fa i cambi nei tempi giusti e vince. Rossi si mette in testa, anziché controllare Lorenzo, col risultato che questo cambia moto prima di lui e si avvantaggia. Ma poi cade, così il quinto posto di Rossi significa altri 11 punti in più. I tifosi di Rossi lo criticano: doveva stare dietro Lorenzo, anticiparlo nei cambi e andare a vincere. Io non la penso così: magari Lorenzo non sarebbe caduto, magari Rossi non avrebbe vinto ma avrebbe fatto secondo e Jorge terzo, quindi il vantaggio sarebbe stato inferiore a 11 punti. No, in ottica campionato, da tifoso di Rossi, va benissimo così. Ma non si deve parlare di fortuna: se piove, tu cadi e io no, non è questione di fortuna, ma di bravura. Classifica virtuale: Marquez passerebbe clamorosamente in testa con 249 punti, davanti a Rossi con 247 e Lorenzo con 221.
Da qui in poi, però, io il Mondiale non me lo godrò più. Perché tifo Rossi e mi rendo conto che la possibilità di vincere il titolo è reale, così come di perderlo. Ci tengo veramente, sento che sto assistendo a un evento storico, che non capiterà mai più e quindi ad ogni gara mi viene il patema che il miracolo del 36enne che batte la giovinezza, del Dorian Gray a due ruote non possa realizzarsi. Ho paura che possa perdere. Ed andrà così, purtroppo. Ma peggio, molto peggio di quello che io possa temere.

ARAGON, SPAGNA

Cinque gare col patema: Rossi inizia subito male, con le due Honda che si infilano tra lui e Lorenzo (in fuga per la vittoria: e fanno sei). Ma Marquez, incredibile ma vero, si stende per la quinta volta e il 46 si piazza alle spalle di Pedrosa, uno che nel corpo a corpo le ha sempre prese dall'italiano. Giro dopo giro, ci si aspetta l'attacco, ma questo arriva solo alla fine. E ogni volta che Valentino lo supera, Dani si riporta subito davanti, finché il secondo posto è suo. Delusione, stupore: ma come, Rossi ha perso un duello che aveva sempre vinto, ha regalato a Lorenzo 4 punti che poteva evitare, cosa succede?
Nel gioco virtuale dei "se" e dei "ma", Marquez è caduto nel tentativo di tenere il passo di Lorenzo, ma se fosse andato un filo sotto al limite, rassegnandosi al secondo posto, avrebbe avuto altri 20 punti e avrebbe allungato in testa alla classifica: 269 punti Marquez, 260 Rossi, 246 Lorenzo.

MOTEGI, GIAPPONE

Questa volta penso di non guardare la gara in tv, per non deprimermi. Poi l'accendo e vedo che in Giappone piove: e vai! Dai, che Lorenzo soffre la pioggia. Infatti lo spagnolo va subito in fuga e vola verso una vittoria clamorosa, mentre Rossi, secondo, perde sempre più terreno. Guardando questa gara mi dico: devo rassegnarmi, Lorenzo si merita di vincere. Ma poi smette di piovere e, a questo punto, va detto: colpo di fortuna per Rossi. Perché spingere così tanto ha portato Jorge ad avere le gomme più consumate degli altri e così, quando l'asfalto si asciuga, il suo anteriore comincia a perdere pezzi. La stessa cosa succede a Valentino, ma in minore misura, così guadagna terreno fino a scavalcare l'ingombrante compagno di sventura. Dietro loro due ci sono le Honda di Pedrosa e Marquez: quando smette di piovere, Dani aumenta il passo e va a vincere, tornando alla vittoria dopo oltre un anno, mentre Marquez resta dov'è e termina quarto. Sembra che le gomme di Pedrosa siano messe meglio di quelle delle due Yamaha, perché all'inizio era rimasto buono in mezzo al gruppo, senza forzare.
Classifica del gioco: primo Marquez con 282 punti, secondo Rossi con 280, terzo Lorenzo con 262.

PHILLIP ISLAND, AUSTRALIA

Il campionato normale, quello in cui c'è rispetto tra i piloti e si guida pensando a dare il massimo, finisce qua. Con le tre gare finali si entra in un'altra era e in Australia va in onda un giallo. Apparentemente nessuno nota niente di strano, a parte Valentino Rossi. Phillip Island favorisce le bagarre anche con le moto grosse e quello che si vede è un esaltante duello a quattro tra Lorenzo, Marquez, Rossi e Iannone. Quest'ultimo fa dei sorpassi pazzeschi, da antologia. Mi rendo conto che sto tifando Iannone: mi piacerebbe che vincesse, con Valentino secondo e Lorenzo quarto, tanto per avere la botte piena (Iannone alla prima vittoria) e la moglie ubriaca (Rossi che incrementa il vantaggio). Iannone in rettilineo è un vero missile. La sua Ducati ha delle alette laterali simili a quelle usate sui "baffi" delle F1, ma ha anche un buco bello grosso sul lato destro della carena: a inizio gara, l'abruzzese ha centrato un gabbiano che stava passeggiando sull'asfalto e che, spaventato, ha spiccato il volo nella direzione sbagliata. Ma se la sua moto va così forte con un buco enorme sul lato destro del frontale, a che servono le alette?
Il giallo è questo: Lorenzo affronta l'ultimo giro in testa, con un vantaggio di 7 decimi di secondo su Marquez, ma questo in un attimo lo raggiunge con facilità, lo supera e vince (quinta vittoria dell'anno). Lorenzo si piazza secondo ed esulta sul podio come se avesse vinto. Rossi, che per tutta la gara è sempre stato tra il terzo e il quarto posto, perde il duello con Iannone: ed è già la seconda volta che fallisce un corpo a corpo, dopo Aragon. Non è più il "Dottore" dei rimontoni di inizio anno. Taglia quindi il traguardo in quarta posizione, affianca Marquez e gli fa degli strani gestacci ma, fino al giovedì che precede la penultima gara, in Malesia, tace. Quando parla, come sapete tutti, lascia il mondo della MotoGP a bocca aperta. Nella solita conferenza stampa che precede le prove, accusa Marquez di averlo intenzionalmente rallentato. Spiega che aveva il passo per battere Lorenzo ed arrivare secondo dietro a Marquez; ma questo era nettamente più veloce degli altri ed ha potuto permettersi di tenere dietro Rossi, di far andare via Lorenzo e poi, nell'ultimo giro, di andare a prenderlo e vincere la gara con un ultimo giro a razzo. Marquez è costernato e sembra restarci male, pur mantenendo il solito, pazzesco sorriso a ricciolo: dice che lui aveva il poster di Rossi in camera, non oserebbe mai fargli una cosa simile.
Le reazioni della gente sono diverse. Una: Rossi è impazzito. Non è più veloce come a inizio anno, adesso viene battuto anche da Pedrosa e Iannone, ha capito che Lorenzo lo sta raggiungendo e quindi sta andando in paranoia e vede nemici dappertutto. Due: Rossi è lucidissimo. Ha inventato la storia di Marquez che lo rallenta per creare tensione e spostare l'attenzione da Lorenzo a Marquez, per destabilizzare la scacchiera. Tre: Rossi ha ragione. A quest'ultima teoria, però, credono in pochi. Loris Reggiani, vicecampione della 250 nel '92 e arguto commentatore fino a pochi anni fa, il dubbio se lo fa venire e va a guardare i tabulati dei giri di Phillip Island: nota che Lorenzo ha girato con una costanza assoluta, facendo sempre lo stesso tempo, fino all'ultimo giro, quando ha rallentato di tre decimi. Mentre Marquez, che è sempre stato dietro in lotta con Iannone e Rossi, nell'ultimo giro si è migliorato di 7 decimi. Loris sostiene che chi guida in pista sa che, se si è costanti giro dopo giro, è improbabile peggiorarsi improvvisamente di tre decimi. Nasce così l'ipotesi più assurda: Lorenzo e Marquez si sono messi d'accordo per fare fuori Rossi. Tipo che Lorenzo avrebbe detto, come si fa nel ciclismo: a te la tappa, a me la maglia. Nei giorni successivi il giallo viene arricchito da una voce che vorrebbe i due spagnoli incontrarsi segretamente ad Andorra per mettersi d'accordo.
Io, personalmente, non ci credo. Sei in lotta per il Mondiale, sei indietro di 18 punti e ne regali 5 a uno che corre per un'altra Casa solo perché pensi che possa aiutarti? No, non regge. Non credo che sia così pazzesco che un pilota faccia un piccolo errore perdendo tre decimi in un giro: è un battito d'ala di farfalla, in fondo. Questi guidano al limite e, magari, all'ultimo giro ci sta un calo di lucidità, sapendo che hai tutti dietro. Visto quello che è successo dopo, credo piuttosto a un Marquez in forma strepitosa, molto più veloce degli altri, che prima rallenta Rossi e poi può permettersi di migliorarsi di 7 decimi in un giro per andare a vincere. È tutto l'anno che Marquez ha difficoltà con la Honda, ma è anche vero che questa Casa non sta con le mani in mano e studia sempre soluzioni per rendere la moto più guidabile. Dopo avere reintegrato il telaio 2014, ha lavorato per rendere il motore meno aggressivo e a fine stagione ce l'ha fatta: lo ha spiegato Pedrosa in un'intervista, "adesso finalmente la nostra moto va bene". Infatti Dani nelle ultime gare è tornato ai livelli del passato. E uno come Marquez può finalmente tornare a guidare come sa.
Nella classifica virtuale del "se Marquez fosse stato un po' più calmo", adesso lui sarebbe in testa con 307 punti, davanti a Rossi con 300 e a Lorenzo con 278.

SEPANG, MALESIA

Accendiamo il televisore curiosi. Cosa succederà dopo che Rossi ha offeso, sembra gratuitamente, Marquez? "Avevo il suo poster in camera" dice lo spagnolo; "Secondo me è una palla" risponde l'italiano, che insinua che Marquez si stia comportando in maniera molto viscida e subdola, per cui denunciandolo in mondovisione pensa di fermarlo. Non si rende conto, invece, che sta ottenendo l'effetto opposto.
I tifosi di Rossi sono ottimisti: in prova è andato meglio di Lorenzo. Al via parte bene, mentre lo spagnolo resta indietro. Questo è un miracolo, per Rossi. Ma in un paio di curve Lorenzo rimonta come un missile, supera Valentino con una certa cattiveria e lo stacca. Chi denigra l'italiano esulta, chi lo tifa si deprime e aspetta che il pesarese entri in temperatura per limitare il danno. Ma poi Rossi e Marquez entrano in conflitto e gli spettatori, increduli, assistono a un duello che sarebbe esaltante – 15 sorpassi uno dopo l'altro – se non avesse aspetti inquietanti. Siamo solo al terzo giro, Rossi si sta giocando il Mondiale, Marquez è fuori dai giochi ma, in questo, si nota un accanimento che fa venire un brivido su per la schiena: che Rossi avesse ragione? I due si toccano di continuo inoltre, ogni volta che uno dei due passa, l'altro non resta indietro, ma gli si appiccica. La tesi di Rossi: appena lui mi superava rallentava per favorire Lorenzo, appena io lo superavo lui mi si rimetteva subito davanti, per rallentarmi. La tesi di Marquez: io facevo la mia gara, non oserei mai danneggiare un rivale, è Rossi che mi ostacolava. La logica però dice che Rossi non ha alcun motivo per rallentare apposta Marquez, visto che a lui interessa soltanto correre su Lorenzo, mentre Marquez di motivi ce ne avrebbe. Uno viene subito in mente: lo spagnolo vuole entrare nella Storia per essere il più grande di tutti. I 15 titoli di Agostini non sono facilmente paragonabili: erano altri tempi, si correva in più classi a stagione, di piloti ufficiali ce n'erano pochissimi. Ma con Rossi il confronto è diretto ed è più facile contrastare il mito di uno che si ferma a trent'anni col nono Mondiale, che di un 36enne che vince il decimo, mettendo in ombra il fenomeno 22enne. Inoltre, Marquez non perdona a Rossi di averlo battuto ad Assen col famoso taglio della curva. Per cui questo duello da 15 sorpassi mette addosso un brivido brutto, come se si stesse aprendo una porta nera, che nessuno ha mai osato aprire: il pilota che si vendica, che corre per danneggiare un altro. Nel 1990, Capirossi vinse il suo primo Mondiale (125 cc) solo grazie all'aiuto di Gresini, Romboni e Casanova, che rallentarono l'olandese Spaan in un modo talmente plateale e vergognoso che questo, esasperato, in pieno rettilineo tirò un pugno in testa a Gresini. Fu una brutta pagina dello sport italiano: la Direzione Gara non penalizzò nessuno e la stampa olandese ci diede dei mafiosi. L'unica scusante è che c'era di mezzo l'amor di patria e in un certo senso fu bello vedere tre italiani aiutare un connazionale di appena 17 anni a diventare il più giovane Campione del Mondo del motociclismo. Un altro episodio simile è quello di cui parlavamo un milione di righe fa: Rossi che batte a tutti i costi Lorenzo, a Motegi, nel 2010. L'antipatia tra i due era lampante e lui soffriva a perdere il titolo per mano del compagno di squadra, ma il comportamento di Marquez fa ancora più impressione perché lui nega tutto e sorride.
 
Quel duello è finito male: dopo averlo platealmente mandato al diavolo, Rossi ha continuato a subire i sorpassi del giovane ex ammiratore e così c'è stato il famoso episodio di lui che allarga la traiettoria, rallenta e si gira per guardarlo. In televisione ho vissuto la scena con quella chiusura allo stomaco di quando vedo due automobilisti litigare, fermarsi e scendere con il cric in mano. "Oddio, e adesso che succede?". Parte il calcio, Marquez si accascia, Rossi prosegue. La temperatura, sul Motomondiale, si abbassa di una quarantina di gradi. La bella MotoGP, dove vince il più bravo e tutti si rispettano, muore a Sepang, dove era già finita la vita di Simoncelli. La Malesia è diventata la tappa maledetta. Una parte di me, quella istintiva, immediata, in cui non ragioni, pensa: dovevi dargli un calcio più forte. Subito dopo prevale la parte razionale: "Rossi, ma che cacchio hai fatto? Non puoi passare così dalla ragione al torto, hai rovinato un'intera carriera. D'ora in poi chi tiferò, Iannone o Petrucci?".
 
Ovviamente questo episodio ha scatenato le varie fazioni e sono seguiti giorni in cui sui vari social non si parlava d'altro: c'è voluto il massacro di Parigi da parte dell'Isis per farci smettere. A caldo, anziché ammettere un umanissimo: "quello mi stava rallentando apposta, non ne potevo più", Rossi spiega ipocritamente di avere allargato la traiettoria per impostare meglio la curva successiva. Marquez sostiene di essere caduto perché l'italiano gli ha tirato un calcio sulla leva del freno anteriore. Honda lo difende a spada tratta, dicendo che era Rossi a infastidire Marquez. Chi odia Valentino ha goduto e non ha minimamente considerato la rabbia e l'esasperazione che stava provando nel vedersi tirare per la giacchetta mentre cercava di raggiungere Lorenzo. Anzi: il povero Marquez stava facendo la sua gara, ma a Rossi non piace perdere e così lo avrebbe fatto cadere con un calcio. Persino Marco Travaglio, che di moto non sa nulla, è sceso in campo a dire la sua, che si può tradurre così: non so bene cosa sia successo, ma non sopporto Rossi, quindi gli do addosso. La Direzione Gara scagiona Rossi dal calcio: ritiene che, nel contatto, a Valentino sia scivolata la gamba dalla pedana, mentre lo spagnolo stava già cadendo. Ma punisce il pesarese per avere allargato intenzionalmente la traiettoria per danneggiare il rivale, decidendo che a Valencia partirà dall'ultima fila. E Lorenzo? Anziché fare un sorrisetto di soddisfazione e stare zitto, visto che a questo punto il Mondiale è suo, il genio fa l'indignato e chiede con forza che a Rossi vengano tolti i punti del terzo posto. Così, oltre al fronte di guerra, senza possibilità di pace, Rossi-Marquez, si apre pure il fronte Rossi-Lorenzo.
Io comunque devo andare avanti col giochino dei "se" e dei "ma", introducendo una nuova regola: non più "quanti punti avrebbe guadagnato Marquez se fosse andato un filo più piano", ma "quanti ne avrebbe guadagnati se avesse corso per sé e non per danneggiare Rossi". Dunque, Pedrosa ha vinto la gara con la sua stessa moto. Marquez avrebbe vinto? Magari sì, ma è meno prevedibile degli altri risultati. Per cui mi limito a piazzarlo al terzo posto, tra Lorenzo e Rossi. Quindi adesso la classifica virtuale vedrebbe Marquez primo con 323 punti, Rossi secondo con 313 e Lorenzo terzo con 298.

VALENCIA, SPAGNA

Nelle due settimane che separano il disastro malese dall'umiliazione di Valencia, la tesi del complotto tra Marquez e Lorenzo trova moltissimi sostenitori. E ci si domanda come possa la Honda permettere  a un suo pilota di accordarsi per far vincere uno con la Yamaha. La tesi del complotto viene rafforzata dal comportamento suicida di Lorenzo che, quando scopre che Rossi sta facendo ricorso, fa una sorta di contro-ricorso. Secondo me, però, non c'è stato nessun complotto. A Marquez non può interessare fare un favore a un connazionale che lo metta in ombra in Patria. La vittoria di Lorenzo gli serve solo per fare perdere Rossi. E c'è riuscito: a Valencia, infatti, il 46 parte per ultimo, rimonta fino al quarto posto ma lì si ferma, mentre Lorenzo vince una gara assurda, con Marquez che gli fa da bodyguard per tutta la durata della corsa, senza tentare un solo attacco. Pedrosa parte male, rimonta e nel finale piomba sui due di testa perché in questa fase sia lui sia la Honda sono al top della forma. Appena Dani passa Marquez, però, quest'ultimo replica immediatamente e rimette il compagno di squadra dietro: di qua non si passa. Risultato: finalmente, dopo 18 gare, Lorenzo è riuscito ad avere più punti di Rossi ed a vincere il suo quinto Mondiale.
Le dichiarazioni all'arrivo: Rossi giudica il comportamento di Marquez imbarazzante. Sa che il suo gioco è stato scoperto, ma continua a farlo, negando però l'evidenza. E dice: ho paura di quello che succederà in futuro, questo fa quello che vuole senza alcun pudore.
Marquez sfoggia il suo sorriso da Joker e dice che guidava al limite e che non è riuscito a superare Lorenzo.
Pedrosa spiega che ha sbagliato marcia subito dopo avere superato Marquez.
Lorenzo ringrazia i due della Honda per averlo protetto, in modo da far restare il titolo in Spagna; e poi spiega che ha dimostrato che il più forte è lui, perché ha staccato Rossi di 20 secondi, senza commentare il fatto che quello partiva dall'ultima fila.
Honda difende a spada tratta Marquez e attacca Rossi.
Tra i tifosi, quelli contro Rossi mettono sullo stesso piano l'aiuto dato da Petrucci (che ha platealmente fatto passare il pesarese) con il comportamento di Marquez. Senza considerare che è diverso essere solidali con un collega che reputi vittima di un'ingiustizia rispetto a uno che ne rallenta apposta un altro per fargli perdere il Mondiale.

come verrà ricordato il mondiale motogp 2015?

Il Motomondiale è stato il più esaltante mai visto per le prime 15 gare e il più schifoso per le ultime tre. Non lo dico perché tifo Rossi e questo ha perso. Ma perché credo nella teoria del Joker che fa perdere apposta un rivale per ripicca personale e poi fa il candido che nega tutto.
Ognuno dei protagonisti ha la sua teoria. Lorenzo dice che ha vinto lui perché è il più bravo. Rossi sostiene che, se Marc non lo avesse rallentato apposta, in Australia sarebbe arrivato davanti a Jorge e, a quel punto, il campionato lo avrebbe vinto lui. Marquez assicura di avere sempre dato il massimo e di avere giocato pulito con tutti; la Honda lo appoggia in pieno. Molti pensano a un complotto tra lui e l'altro spagnolo, in cambio di qualcosa. Altri pensano che Marquez, vedendo che non avrebbe vinto il titolo, abbia fatto il "muoia Sansone e tutti i filistei": ha fatto perdere Rossi e ha ridicolizzato la vittoria di Lorenzo. È molto probabile che, in futuro, tra dieci o vent'anni, questo Mondiale verrà ricordato come quello in cui Lorenzo ha vinto grazie agli aiuti plateali di Marquez e in cui Rossi è stato il vincitore morale. Così come Moiseev, crossista degli anni 70, oggi viene ricordato per il titolo "rubato" a Falta e non per gli altri due che vinse meritatamente.

scenari di un futuro prossimo

Adesso cosa succederà? Per il 2016 mi sono fatto questo film: Honda non sbaglierà la moto e Marquez tornerà ad essere il numero uno. Non avrà alcun rispetto per Lorenzo e la tesi del complotto sparirà. A furia di vincere, piano piano la gente gli perdonerà il passato e tornerà a osannarlo. Rossi, 37enne e deluso come pochi, non riuscirà più a ripetersi. Forse vincerà una gara. Forse farebbe meglio ad andarsene, facendo crollare il business della MotoGP: in superbike potrebbe riuscire a vincere altri titoli, ma bisogna vedere se avrà ancora voglia di avere a che fare con organizzatori spagnoli, per di più gli stessi. Magari potrebbe darsi ai rally a quattro ruote, dal Montecarlo alla Dakar.
Oppure Marquez potrebbe non riuscire a recuperare la stima dei tifosi, o almeno di una buona parte. Potrebbe essersi giocato la carriera, che non è fatta solo di vittorie, ma anche del ricordo che la gente avrà di te quando smetterai di correre: magari infrangerà un altro record, quello del pilota più disprezzato. La gente mitizza più Schwantz di Lawson, eppure il primo ha vinto un titolo e l'altro quattro (intendiamoci, Lawson non ha mai commesso alcuna nefandezza, era solo meno carismatico). Anche perché se Marc ha veramente questo carattere così infernale, non è escluso che possa comportarsi così anche in futuro, magari con lo stesso Lorenzo. E la cosa assurda è che questo si poteva evitare: il mio gioco dei se e di ma non è così assurdo, se ci pensate bene. Nel dubbio gli ho anche dato delle posizioni peggiori di quelle che avrebbe probabilmente ottenuto, come a Silverstone, Sepang e Barcellona. A Valencia, se avesse corso per sé, credo che avrebbe vinto, con Pedrosa secondo, mentre Rossi sarebbe partito davanti e magari avrebbe pure battuto Lorenzo, ma non sarebbe cambiato nulla, se gli fosse arrivato dietro. Infatti, ipotizzando un Lorenzo terzo e un Rossi quarto, la classifica finale virtuale sarebbe stata: primo Marquez con 348 punti, secondo Rossi con 326, terzo Lorenzo con 314.
Insomma, che pasticcio ha combinato 'sto ragazzino? Tra eccesso d'irruenza e invidia ha finito per perdere sia un Mondiale che avrebbe potuto vincere anche con la Honda "sbagliata", sia la faccia. Però per Rossi vale un proverbio: chi la fa l'aspetti. Dopo avere demolito psicologicamente fior di piloti, adesso è stato massacrato da uno simile a lui, ma in peggio. La catarsi.

la fortuna di rossi

E come la mettiamo con la fortuna? Su 18 gare, Rossi è riuscito a fare meglio di Lorenzo 8 volte e in ciascuna di esse Lorenzo ha tirato in ballo la sfortuna: due volte ha dato la colpa al casco, una alla bronchite, una ad una gomma difettosa, due alle gomme del 2014, una ad una caduta ed una perché ha smesso di piovere. Invece Rossi ha perso dieci volte, spesso per essere stato troppo lento in prova. Le ultime tre sconfitte, quelle del Marquezgate, sono difficili da giudicare. Forse, alla fine, Rossi è stato davvero fortunato: se questo Mondiale era destinato a perderlo comunque, così per molti, grazie a Marquez, lo ha perso da eroe.
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