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Sardegna: le strade più belle

Cinque strade, fra le più belle dell’isola, che possono essere unite per imbastire un Grand Tour tra mare e monti, sabbia e macchia… E che hanno un elemento in comune: tante belle curve. Una sola raccomandazione: costume da bagno sempre a portata di mano! Ecco quali sono le strade più belle della Sardegna

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Nelle vicinanze di Santa Maria Navarrese, percorrendo la SS125 orientale sarda, seguendo per Pedra Longa si arriva a un groviglio di tornanti che approda al mare: da qui si ammira una delle cale più affascinanti della costa est, sovrastata da un monolite

La strada perfetta non esiste, ma alcune si avvicinano! La Sardegna ne regala alcune notevoli, fatte di traiettorie pulite, veloci, ben raccordate, panoramiche e ricche di spunti per la sosta. È un territorio aspro e sincero, molto simile ai suoi abitanti. Un parco giochi per intenditori, dove divertirsi a completare un puzzle estremamente variegato. Quello che intendiamo raccontarvi sono 5 tasselli di questo gioco, per darvi la scusa di saltare in sella.

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Fatta l’ultima curva alle porte di Iglesias, con il cuore a mille, è stato istintivo nutrire un desiderio illusorio: “Da grande voglio abitare a Fluminimaggiore e scrivere per una rivista di Iglesias, così sarò costretto a rifarla due volte al giorno!”.

Questa è la SS126. Un rocambolesco nastro d’asfalto che si contorce fin da subito con curve paraboliche così ben raccordate da non far calare mai quel ritmo incalzante da strada rock. Anche l’asfalto è da favola. Se fosse una tesi in traiettorie la SS126 sarebbe da lode.

Paesaggisticamente è ombreggiata dalla Foresta demaniale di Gutturu Pala - Pubusinu e da quella del Marganai, estese in un altalenante saliscendi di quota che accentua ancor di più il gusto di guidare su questa strada. Poi è la volta del ponte che attraversa il Lago Corsi, immaginaria bandiera a scacchi che annuncia l’ingresso a Iglesias. Si tratta di un bacino artificiale con una superficie di circa 76 ettari, nato con la costruzione della diga (1959-1964) che sbarra il Rio Canonica a Punta Gennarta.

Volendo mitigare l’entusiasmo con una sosta culturale lungo il percorso, il suggerimento è un piccolo e scenografico tempio romano-cartaginese (palcoscenico d’eccezione di eventi musicali estivi), con annesso villaggio nuragico immerso nel verde di un’area selvaggia in perfetto stile sardo. Per trovare il tempio di Antas seguite le indicazioni subito dopo la miniera di Candiazzus, all’altezza del chilometro 56 dopo aver lasciato Fluminimaggiore. A due passi, anche la grotta di Su Mannau mette voglia di esplorare le ricchezze del sottosuolo. Generata da due corsi d’acqua sotterranei, il fiume Placido e il fiume Rapido, si snoda su più livelli per una lunghezza di circa 8 chilometri e un’altezza massima di 153 metri. Al suo interno sono stati rinvenuti resti di lucerne votive ad olio e si suppone fosse un tempio ipogeico, dove oltre 3.000 anni fa i sacerdoti praticavano antichi riti legati all’acqua sacra, creando così un collegamento storico con il tempio di Antas.

Giunti a Iglesias, seguendo alcuni consigli dati dai locali, ci siamo recati al Museo dell’Arte Mineraria. Al suo interno, l’Associazione Periti Minerari ha curato l’esposizione di attrezzature da laboratorio e ricreato l’ambientazione delle gallerie nel sottosuolo, che durante la visita ne raccontano la cultura antica e il duro lavoro di un popolo (visite su prenotazione nei giorni feriali). Prima di lasciare la SS125, subito fuori città, anche le miniere di San Giovanni e di Monteponi rendono giustizia alla dura vita di chi vi ha sputato sangue.

Tocca adesso alla SP83 accettare la sfida e rilanciare da Fontanamare con una litoranea vista Mediterraneo, arricchita dalla Laveria Lamarmora (Miniera di Nebida). Visitarla è la sosta per chi ha voglia di farsi 300 gradini in discesa (e poi in salita!) fino alle strutture abbandonate del vecchio impianto di sgrezzatura delle pietre. Archeologia industriale a picco sul mare non si trova tutti i giorni ma siete avvisati, la pagherete col sudore.

Da qui le traiettorie si spostano verso l’entroterra, prima di assecondarle scendiamo in spiaggia a Masua per ammirare il faraglione Pan di Zucchero in tutta la sua bellezza. La frazione omonima è una località mineraria dove ancora oggi si può ammirare un altro esempio di archeologia industriale, Porto Flavia: una stazione d’imbarco progettata nel 1924 dall’ingegnere veneziano Cesare Vecelli e dedicata alla figlia primogenita.

Tra una sosta e l’altra la strada continua a disegnare linee sinuose che si affacciano intermittenti vista mare. Buggerru è l’ultima realtà per cui vogliamo spendere due parole prima di chiudere l’anello. Qui ci siamo divertiti a visitare la Galleria Henry, altro scenario documentario della “non” vita dei minatori, che alterna un percorso in trenino a una piacevolissima passeggiata.

Se pronunciate le parole strada e moto in Sardegna vi risponderanno Bosa e Alghero. Aprite la mappa, saltate in sella e capirete il perché. SP49 e SP105 si fondono in un'unica emozione di guida. Sono quelle strade di cui non ti stancheresti mai, dove bruciare serbatoi di benzina e spalle dei pneumatici senza alcun rimorso o senso di noia.

La prima volta non c’è stata sosta che ci abbia fermato, chiusa la visiera e spalancato il gas ci siamo ritrovati ad Alghero con lo sguardo affranto di chi si domanda e si risponde “ma è già finita!?”. 50 chilometri di “Wow”, “Guarda che mare” e “Che curve!”. Poi, alla prima rotonda, giri il manubrio e riparti in senso opposto. Qui la strada delimita un perimetro visivo tra mare e macchia mediterranea con ampi curvoni e continui allunghi.

Per raffreddare i bollenti spiriti abbiamo ceduto alla tentazione di un tuffo nella Vaschetta di Ciù Peppì, difficile da identificare lungo strada: segnatevi il chilometro 2 della SP105 e guardate oltre il guardrail. Il mare cristallino farà il resto, e vi ritroverete a bagno in un quadro astratto di variazioni di turchese. Alghero ha un bellissimo lungomare, cinta murarie e appariscenti edifici catalani in stile gotico come la Cattedrale di Santa Maria.

Allungando sulla SP55 abbiamo oltrepassato Fertilia, per poi parcheggiare a Porto Conte, all’imbocco del sentiero per Punta Giglio. È un percorso facile, di circa 40 minuti, fino a quelli che erano i ruderi della caserma che ospitava la Batteria SR 413 (Seconda Guerra Mondiale). Attorno alla struttura, oggi riportata a nuova vita grazie alla passione di due giovani imprenditori, è tutt’oggi visitabile un articolato sistema difensivo, mimetizzato tra rocce e vegetazione spontanea, con depositi per le armi, trincee e piattaforme per cannoni antiaerei. Il panorama che si apprezza dal Rifugio di Mare (così ribattezzato) merita la scarpinata.

Benvenuti al Sud e, se siete arrivati fino a Cagliari, abbiamo l’anello giusto per voi. È un itinerario che mischia in parti uguali il verde e il blu fino a ottenere un risultato equilibrato tra litorale ed entroterra. La SS195 parte dallo stagno della città bizantina e noi con lei, con un occhio sulla mezzeria e l’altro ad ammirare i fenicotteri rannicchiati tra le piume che si riposano dormendo sorretti da una sola zampa.

Arrivati al bivio con la SP71, abbiamo scelto di percorrere prima quest’ultima, seguendo le indicazioni per Chia, rinomata località balneare. Qui ogni spiaggia o caletta è un invito alla sosta. Ma sempre qui abbiamo avuto la sventura d’incappare nel maestrale, il vento freddo e impetuoso che spira da nord-ovest e dura (minimo) dai tre ai sei giorni. Ahimè niente bagno alla spiaggia Su Giudeu, ma almeno ci siamo goduti la vista della piccola isola omonima.

Il vecchio faro di Capo Spartiventu oggi è un lussuoso hotel, purtroppo ce ne siamo accorti soltanto quando l’abbiamo raggiunto incuriositi dal suo nome evocativo. Però ci siamo rifatti gli occhi approfittando della mezza stagione per ammirare Cala de Sa Perda Longa in tutta la sua bellezza, considerato che, in estate, si trasforma in un parcheggio marino di imbarcazioni più o meno lussuose.

Raggiunto Capo Malfatano la guida si fa super divertente copiando la costa in ogni suo anfratto, con traiettorie serpeggianti che si placano soltanto al cospetto della torre del Budello. Ancora una manciata di chilometri ben distesi e la SP71 passa di nuovo il testimone alla SS195. La strada torna protagonista, con un cambio di ritmo reso ancor più avvincente dalle sue traiettorie. Comanda il gas, la mente è libera. Domus de Maria chiude l’anello e rilancia verso Cagliari.

L’arteria veloce di comunicazione tra nord e sud è la SS131, detta anche “La quattro corsie”. Per chi non ha fretta l’alternativa è siglata SS128 e attraversa forse il territorio più autentico dell’isola compreso tra le province di Nuoro e dell’Ogliastra, la Barbagia.

Prima di tuffarsi nei suoi paesaggi straordinari ci siamo fatti incuriosire da una storia a nord di Nuoro. Qui si trovava un piccolo villaggio di agricoltori, che con il boom esplosivo del polo industriale di Ottana avevano lasciato le proprie abitazioni a favore di un cambio radicale di vita. C’è anche chi sostiene che la colpa vada attribuita a un antico anatema lanciato anni prima sul borgo. Chissà!

Ciò che conta è che il suo nome l’ha salvato e, guarda caso, richiama proprio l’amore. Stiamo parlando di Lollove, oggi famoso a livello internazionale. Se capitate da queste parti fermatevi alla locanda di Zia Franzisca (meglio prenotare), era il laboratorio di una signora nata e vissuta nel paese che amava impastare il pane e i dolci tipici della zona. Oggi, un gruppo di giovani ragazzi ha ridato vita a questo villaggio che conta appena 13 abitanti.

L’innesto con la SS128 lo imbocchiamo da Mamoiada, dove si produce un Cannonau dall’aroma inebriante e una gradazione alcolica elevata. Ma la località è conosciuta soprattutto per le sue maschere carnevalesche: i ”Mamuthones” e “Issohadores”. Prima di lasciare il paese vi suggeriamo di visitare il Museo delle Maschere del Mediterraneo per meglio comprenderne il forte legame storico culturale.

Dal centro abitato di Gavoi inizia la danza delle curve, accarezzando le sponde del Lago di Gùsana veniamo così accompagnati nella città degli ultra centenari: Ovodda. È il paese di Antonio Todde, l’uomo entrato nel Guinness dei primati come il più vecchio del mondo: nel 2002 aveva compiuto 113 anni. E non è finita qui, nel 2008 il medico di base dichiarò di avere tra i suoi assistiti ben 6 ultracentenari.

La strada nel frattempo continua virtuosa la sua discesa verso Sud. Tra Sorgono e Atzara scopriremo soltanto dopo, cartina alla mano, di aver superato il Centro Geografico della Sardegna. Passato Laconi il ritmo piano piano si disinnesca, lasciando definitivamente spazio a traiettorie più lineari e distese fino a Cagliari.

La SS125 è forse la più conosciuta tra gli esperti delle strade più belle dell’isola. È un evergreen, come del resto lo è anche l’Alghero-Bosa. Per questo volevamo almeno ricordare la bellezza di alcuni punti chiave lungo il suo percorso.

Presi come “best of” i 50 chilometri che separano Baunei da Dorgali, ci siamo appuntati nel taccuino “da non perdere” la Gola di Gorropu e la spiaggia di Cala Gonone. La prima si apprezza veramente se si hanno con sé scarpe da trekking e tempo, perché si tratta di un profondo canyon ubicato nel Supramonte. Mentre si sale in cresta il tratto stradale che lo lambisce guadagna panorama ad ogni chilometro, fino a raggiungere il Passo Ghenna ‘e Silana (1.017 m).

La discesa su Dorgali scivola via veloce per chiudere in bellezza con la serie di tornanti che precipitano lungo costa su Cala Gonone (SP26). Il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu è tra le zone più selvagge della Sardegna.

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