Com'è fatta
Le supersport seicento giapponesi
di ultima generazione hanno sacrificato la versatilità in favore di una
maggiore efficacia in pista. Della “vecchia guardia” resta solo la
CBR
600 F e la nuova Triumph Daytona 600. La 4 cilindri inglese fa un grosso
passo avanti rispetto alla precedente TT 600, soprattutto nel motore. E’
in vendita a 9.990 euro
Se c’era un’accusa che tutti unanimemente
muovevano alla Triumph TT 600 era di essere anonima nell’estetica. Della
nuova Daytona 600 questo proprio non si può dire. La
linea è
caratterizzata dalle superfici sfaccettate che le donano grande
dinamismo ed una buona dose di aggressività, non priva
peraltro
di eleganza grazie alle livree monocolore argento, giallo
o rosso. Ironia della sorte, proprio ora che non si chiama più “TT”,
è proprio al Tourist Trophy che la… Daytona ha colto il suo primo
successo
agonistico, vincendo il Junior TT (riservato alle seicento
supersport)
con il pilota Bruce Anstey. Quindi, chi è alla ricerca di una media
sportiva e non vuole la “solita” giapponese, ha nella Daytona
600
una validissima alternativa.
La posizione in sella non è affatto
sacrificata e c’è anzi un buon comfort. Il cupolino protegge
abbastanza
bene il busto, e le pedane sono alla giusta altezza. Pecca invece in fatto
di ergonomia il punto di raccordo tra serbatoio e sella:
le ginocchia restano eccessivamente divaricate convogliando in parte il
vento della corsa che, nei trasferimenti autostradali, rende un po’
faticoso
tenere medie sostenute. Nessun appunto invece per le vibrazioni,
mai fastidiose.
La strumentazione è composta da
contagiri analogico e display multifunzione, le spie di servizio
sono raggruppate in alto. Il livello generale delle finiture è buono
ma stonano i fili a vista dei portalampada nel retro del cupolino.
La verniciatura è brillante, i loghi su serbatoio e codone sono
protetti dal trasparente mentre è solo applicato quello sulla carenatura,
attenzione quindi ai lavaggi con il getto d’acqua in pressione.
Ecco in sintesi le caratteristiche della
ciclistica: telaio a doppio trave laterale in alluminio con forcellone
collegato al monoammortizzatore per mezzo di leveraggi
progressivi.
La forcella è di tipo tradizionale con steli da 43 mm e, come il
mono, è completamente regolabile. Per quanto riguarda le quote della
ciclistica, Triumph è andata alla ricerca della maneggevolezza senza
sacrificare la stabilità. Quindi inclinazione del cannotto di sterzo
di 24,6°, avancorsa di 89,1 mm e interasse di 1.390 mm. Sopra la
media delle concorrenti giapponesi il peso, misurato sulla nostra bilancia
in 190,6 kg (senza benzina ma con tutti i liquidi).
L’impianto frenante è composto dai dischi
anteriori da 308 mm con pinze a 4 pistoncini e dal disco posteriore
da 220 mm con pinza a singolo pistoncino.
Come va
In movimento se ne apprezza subito l’agilità della
ciclistica.
Sulle prime le dimensioni generali delle sovrastrutture mascherano la
notevole
manovrabilità che si scopre alla guida. La Daytona 600 scende in piega
velocemente ed è rapida anche nei cambi di direzione,
coadiuvata
dall’ottimo lavoro dei Pirelli Diablo di primo
equipaggiamento.
Ottimo il comportamento anche nelle curve veloci, dove l’avantreno
comunica sempre solidità ed appoggio.
Le sospensioni, tarate di base sul rigido, si comportano
egregiamente, soprattutto la forcella, mentre il mono posteriore
va leggermente in crisi, con qualche saltellamento, solo nelle piccole
sconnessioni in rapida sequenza.
Ottimi anche gli spazi di arresto. Le pinze mordono con decisione
i dischi assicurando spazi d’arresto da riferimento, quindi grande
potenza ma anche un’ottima modulabilità.
Se la ciclistica esce quindi dalla prova a pieni voti, il rendimento
del motore merita un’analisi accurata.
Funziona con regolarità fin dai regimi più bassi ed accetta le marce
alte senza rifiuti o strappi di alcun genere. E’ però fiacco finché
non si superano i 4.000 giri, regime al quale comincia a
“svegliarsi”
per trovare vivacità dai 6.000 giri in poi. Superata questa soglia
e fino ai 10.000 giri c’è buona progressione e notevole vivacità, ma
quando
si vogliono risposte davvero rabbiose (e che sound!) occorre tenere
il motore tra i 10.000 e i 14.500 giri, regime al quale interviene
il limitatore.
La Daytona 600, è leggermente meno potente (98,21 CV alla ruota a 12.500
giri) delle recenti concorrenti giapponesi, ma non lo si avverte nemmeno
nell’uso in pista dove le ottime doti della ciclistica permettono
di tenere la scia anche di sportive di cubatura superiore (246 km/h
la velocità massima e 11,5 secondi il tempo per coprire i 400 metri
con partenza da fermo).
E’ nell’uso su strada che abbiamo rilevato un certo
ritardo
di risposta tra la rotazione della manopola del gas e la risposta del
motore, cosa che avviene soprattutto a gas parzializzato. Non è
fastidioso ma è inevitabile farci caso e comunque non genera alcuno
scompenso nell’erogazione; insomma, fatta l’abitudine si finisce per
non farci più caso.
Il cambio assiste il pilota in tutti i frangenti; i rapporti
sono correttamente spaziati e gli innesti rapidi e precisi,
occorre solo un po’ di decisione nell’azionamento della leva.
Corretto e senza giochi il funzionamento della trasmissione mentre
la frizione, resistente agli strapazzi delle prove di
accelerazione,
si è mostrata stranamente spugnosa pur avendo un tradizionale comando
a cavo.
Complessivamente il giudizio sulla Daytona 600 è molto positivo. La
ciclistica ha un equilibrio invidiabile e comunica confidenza anche
ai piloti meno esperti. Il motore spinge forte e segna un notevole
passo avanti rispetto all’unità che equipaggiava la precedente TT 600.
Esteticamente è inconfondibile e mantiene una certa eleganza
che la rende molto “intonata” anche all’ambiente
cittadino. E’
competitiva in pista e ben sfruttabile su strada… in altre parole:
(quasi)
10.000 euro spesi bene.
Test (4/2003)-1
Triumph sfida le medie supersportive giapponesi sul loro campo di battaglia:
le seicento a 4 cilindri. Lo fa con una moto tutta nuova nelle forme e
nella tecnica. Più potente e più leggera della TT 600 di cui raccoglie
il testimone, costa 9.990 euro chiavi in mano.
Abbiamo guidato la nuova Daytona 600 sul circuito spagnolo di
Cartagena,
nel sud della penisola iberica e nelle vicine strade dell’entroterra.
Le caratteristiche per saggiare le doti di una sportiva ci sono tutte,
solo i freni qui non hanno un compito particolarmente gravoso.
Vi anticipiamo subito che la media Triumph supera l’esame della
pista
a pieni voti: la ciclistica è efficace, il motore
spinge
forte e si riesce a tenere un passo elevato con un ridotto
sforzo
fisico e mentale.
La posizione di guida è sportiva senza eccessi: busto proteso in
avanti e polsi moderatamente caricati. I pneumatici di primo equipaggiamento
sono i Pirelli Diablo T, una particolare versione della gomma italiana
studiata dai tecnici Pirelli in collaborazione con i collaudatori
Triumph.
Le differenze con le Diablo standard consistono nella mescola, quella
delle Diablo Corsa, e nella carcassa, più leggera per ridurre
l’inerzia
direzionale e facilitare gli ingressi in curva. Entrano presto in temperatura
e invitano a “fidarsi” fin dalle prime curve.
La frizione è modulabile e precisa ed ha un comando morbido.
Ottimo il cambio, correttamente spaziato e rapido negli innesti.
I freni, molto potenti, assicurano staccate precise in cambio di
un ridotto sforzo alla leva, cosa particolarmente apprezzabile anche su
strada. Deboluccio invece il freno posteriore, anche nelle staccate
più violente arriva raramente al bloccaggio.
Notevole la sensazione di controllo trasmessa dalla Daytona 600
anche guidando al limite.
Gli ingressi in curva sono molto rapidi e progressivi, c’è
una piacevole sensazione di leggerezza che viene confermata dalla rapidità
con cui si eseguono i secchi cambi di direzione. Molto positiva
anche la trazione in uscita di curva, le “scodate” arrivano
solo
andandole a cercare. Ovvio che con due belle gomme “race” siano ben
altri
i “numeri” di cui è capace la media di Hinckley.
In appoggio mantiene con rigore la traiettoria impostata e c’è
molto margine per correggere eventuali errori, è però consigliabile
evitare di correggere pelando i freni perché c’è un sensibile effetto
autoraddrizzante.
Com'è fatta
Discreta la protettività aerodinamica, il plexiglass (fumé a
doppia
bombatura), ripara bene il casco ma le spalle restano esposte.
Il
serbatoio ha incavi per le ginocchia poco pronunciati
costringendo
la gamba esterna alla piega a rimanere un po’ sporgente. In compenso
in
uscita di curva si può fare leva con gli avanbracci sul serbatoio
stesso,
evitando di “appendersi” al manubrio.
Le sospensioni hanno una taratura standard azzeccata per
l’utilizzo stradale, in pista occorre invece frenare di qualche click
l’idraulica in compressione sia al posteriore che sulla forcella.
Il motore ha fatto sicuramente un passo in avanti rispetto alla
TT600. I CV dichiarati sono 110 a 12.750 giri e la coppia massima
è di 6,93 kgm a 11.000 giri. Si tratta di dati inferiori alla diretta
concorrenza giapponese ma la differenza si sente solo agli altissimi regimi
di rotazione, oltre i 14.000 giri per intenderci. Qui la spinta della Daytona
tende ad affievolirsi più che sulle giapponesi.
Il motore si “sveglia” a 4.000 giri circa ed intorno ai
6.000
c’è un primo cambio di “carattere”. Se si vuole più
prontezza di
risposta occorre superare gli 8.000 giri, dove comincia il
“concerto”
di aspirazione e scarico (la moto in prova aveva il silenziatore in
fibra di carbonio). La guida veramente sportiva richiede di non scendere
sotto i 9.500-10.000 giri. A quota 11.000 giri arriva altra
“birra”
con il contagiri che schizza verso quota 14.500 dove interviene
il limitatore.
Il comfort globale è discreto, c’è qualche vibrazione in rilascio
intorno ai 6.000 giri sulla sella e su manubri e pedane oltre gli 8.000
giri.
Il prezzo di 9.990 euro è invitante, la Daytona 600 è ben fatta
ed appaga “polso” e vista. In attesa di
un’approfondita prova
con la Daytona 600 “nelle nostre mani” possiamo sicuramente
affermare
che nel confronto con le seicento giapponesi è in grado di ben figurare.
Test (4/2003)-3
Lo scarso successo commerciale della media sportiva TT600 ed il completo
rinnovamento delle concorrenti giapponesi, improntato alla ricerca della
massima competitività in pista, ha convinto i vertici della casa di Hinckley
a realizzare una una nuova Seicento molto più sportiva ed in linea con
le tendenze tecniche, ma anche estetiche, delle moderne 600 supersport.
L’estetica della moto, curata dal punto di vista aerodinamico, appare
aggressiva e conferma quanto visto nelle prime foto divulgate in
primavera:
linee squadrate e carene dalle superfici sfaccettate. Per non
rinunciare
all’ understatement tipico delle proprie moto, Triumph ha scelto
tinte monocromatiche (‘Racing Yellow’ e
‘Aluminium silver’)
accoppiate al nero di telaio e forcellone.
Nella realizzazione della nuova moto, gli obiettivi dei progettisti
Triumph erano essenzialmente due: meno peso e più potenza. Durante
lo studio del prototipo è stato fatto grande uso dell’Analisi agli
Elementi finiti, per verificare a quale tipo di stress sarebbe stato
sottoposto ogni singolo componente in vista di un’ottimizzazione per la
ricerca delle migliori prestazioni.
Test (4/2003)-4
Per il nuovo motore di 599 cc (alesaggio x corsa 68x41,3 mm)
Triumph
dichiara 110 CV a 12.750 giri (coppia di 6,93 kgm a 11.000
giri),
ottenuti anche grazie all’utilizzo di un sistema di iniezione
elettronica
sequenziale Keihin a doppia farfalla del diametro di 38 mm.
Per migliorare il flusso d’aria e l’atomizzazione della miscela
la
prima farfalla è controllata dall’acceleratore mentre la
seconda
dalla centralina elettronica, alla ricerca di un miglioramento
dell’erogazione
a tutti i regimi. La centralina elettronica utilizza un processore a
32 bit per garantire l’adeguata capacità e velocità di calcolo. Si
avvale di 7 sensori per la misurazione di alcuni parametri motoristici
e delle temperature aria e liquido refrigerante, velocità veicolo. I condotti
di aspirazione e scarico sono stati maggiorati rispettivamente del
2 e 11%.
La presa d’aria dinamica, posizionata sulla punta del cupolino,
si trova in una zona di pressione aerodinamica molto favorevole.
L’airbox
ha una capacità di 8,5 litri. Il sistema di scarico in acciaio,
con tubi dello spessore di 1,2 mm è del tipo 4 in 2 in 1. Il
telaio è un doppio trave in alluminio di nuovo disegno, più leggero
rispetto a quello della TT600 senza sacrificare la rigidità. Anche il telaietto
reggisella è in alluminio.
La forcella di tipo tradizionale con steli da 43 mm di diametro,
completamente regolabile, è stata riprogettata rendendo possibile un risparmio
di peso di 1 kg. Completamente regolabile anche il monoammortizzatore
posteriore.
L’impianto frenante è composto dai dischi anteriori da 308 mm di
diametro
(-2 mm rispetto a quelli della TT600) con pinze a 4 pistoncini.
Sul disco posteriore da 220 mm opera una pinza a singolo pistoncino. Sui
cerchi in lega d’alluminio a tre razze da 17” sono montati
pneumatici
nelle misure standard 120/70 e 180/55. Il primo equipaggiamento prevede
i Pirelli Diablo.
Le misure caratteristiche della ciclistica sono improntate all’agilità:
interasse di 1.390 mm, inclinazione cannotto di sterzo di 24,6°
e avancorsa di 89,1 mm. Il peso a secco dichiarato è di 165 kg.
Test (4/2003)-5
MOTORE
|
|
Tipo
| Quattro cilindri in linea,
raffreddato ad acqua, DOHC.
|
Cilindrata
| 599cc
|
Alesaggio e Corsa
| 68 x 41.3mm
|
Compressione
| 12.5:1
|
Alimentazione
| Doppia farfalla, iniezione
elettronica sequenziale Multipoint, induzione forzata dell'aria
|
Accensione
| Digitale di tipo induttivo,
gestione elettronica
|
TRASMISSIONE
|
|
Trasmissione Primaria
| Ingranaggi
|
Trasmissione Finale
| Catena
|
Frizione
| Multidisco a bagno d'olio
|
Cambio
| 6 velocità
|
CICLISTICA
|
|
Telaio
| Perimetrale in alluminio
|
Forcellone
| Doppio braccio in lega d'alluminio
|
Ruote
| Anteriore: Lega a 3 razze,
17 x 3.5in
Posteriore: Lega a 3 razze, 17 x 5.5in
|
Gomme
| Anteriore: 120/70 ZR 17
Posteriore: 180/55 ZR 17
|
Sospensioni
| Anteriore: Forcella da 43
mm regolabili in freno di compressione, freno di ritorno e precarico molla
Posteriore: Monoammortizzatore con regolazione del freno
di compressione freno di ritorno e precarico molla
|
Freni
| Anteriore: Doppio disco flottante
da 308mm, pinza a 4 pistoncini
Posteriore: Disco singolo da 220mm, pinza a singolo pistoncino
|
DIMENSIONI
|
|
Lunghezza
| 2050mm
|
Larghezza
| 660mm
|
Altezza
| 1135mm
|
Altezza sella
| 815mm
|
Interasse
| 1390mm
|
Incl. Sterzo/Avancorsa
| 24.6°/ 89.1mm
|
Peso (a secco)
| 165kg
|
Capacità serbatoio
| 18 litri
|
PRESTAZIONI
|
|
Potenza massima
| 110 CV a 12.750 giri
|
Coppia massima
| 68N a 11.000 giri
|
COLORI
| Racing yellow,
aluminium silver |
© RIPRODUZIONE RISERVATA