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Change of Season di Freesound Customs: cielo, terra e mare

Una streamliner con elementi del passato, ma proiettata nel futuro: nascosto tra carter e cilindri di una vecchia BMW boxer c’è un motore elettrico, incastonato in un telaio… che si piega. L’avvolgente carenatura aeronautica sovrasta una meccanica terrestre, che a sua volta spinge un’elica nautica. La fantasia al potere!

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Si avvicina il transponder al dorso della carenatura e la strumentazione si accende insieme ai fari. La mano si allunga sul lato sinistro del motore, per pigiare il pulsante di avviamento, annegato nel carter, e subito parte un ronzio: il motore sta girando, succhiando Watt dal pacco batterie, piazzato tra manubrio e sella, dove siamo abituati a trovare il serbatoio.

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Nulla è come sembra

Sta cambiando la stagione, anche nelle special. E questa Change of Season ne è la dimostrazione. L’avevamo vista alla scorsa edizione di Motor Bike Expo e ora abbiamo voluto conoscerla meglio e provarla. Ce la ricordavamo opaca, ma Cristian Morelli (che, insieme al socio Alessandro Bergamini è titolare dell’officina Freesound Customs e che grazie alla collaborazione dell’amico Luca Dinelli l’ha realizzata) ci conferma che la finitura lucida è una modifica degli scorsi mesi. L’adagio “biker’s work is never done” è rispettato anche stavolta. E, anche se è nata per calcare i palchi dei bike show e non l’asfalto della strada, proseguono i lavori di perfezionamento per farla funzionare sempre meglio. Il primo interesserà il volano, non perfettamente complanare con la frizione durante la nostra presa di contatto: clanck, clanck, clanck! Con la marcia inserita, il ronzio del motore elettrico è sovrastato dal rumore meccanico della trasmissione non perfettamente a punto. Il bello di questa special infatti sta nella complessità del progetto, camuffato sotto la semplicità di linee pulite. Il motore – quello di una BMW R 65 dei primi anni Ottanta – è stato aperto e svuotato per ospitare un motore elettrico con una potenza nominale di 8 kW e ben 15 kW di picco. Montato trasversalmente al posto dell’albero motore originale, trasmette la potenza alla frizione e al cambio a 5 rapporti di serie della boxer tedesca. Si tira la frizione e si cambiano le marce proprio come su una moto tradizionale, ma senza mai avvertire il calo di potenza tra un rapporto e quello successivo. In pratica si può anche partire in quinta: l’elettrico concede di farlo senza nemmeno sfrizionare troppo, ma è galvanizzante sentire il “calcio” immediato che arriva ruotando il comando del gas. L’acceleratore comanda il potenziometro e la progressione è estremamente lineare: non devi aspettare che “prenda giri” per andare forte, perché se vuoi c’è tutto subito. La cosa bella è che, da fermo, con la frizione tirata o in folle, ad ogni rotazione del gas corrisponde un lieve spostamento a destra dato dalla coppia di rovesciamento. Proprio come sulla R 65 originale. I cilindri, che non devono ospitare pistoni e organi di distribuzione, sono stati rovesciati e montati al contrario: i fori dei collettori di aspirazione sono rivolti in avanti e ospitano faretti LED. Nelle sedi delle candele, che ora puntano a terra, inglobano dei mini-proiettori che disegnano sull’asfalto un fascio di luce a forma di teschio infuocato: piccola divagazione kitsch di sapore custom che passa inosservata in pieno giorno, quando il sole “se la mangia”.

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I raggi solari trasformano in specchio anche il cockpit, così che fatichiamo a leggere il tachimetro: ci fidiamo dell’esperienza per non esagerare con la velocità. Ad ogni modo, quando c’è da fermarsi, basterebbe chiudere il gas: il freno motore è generoso e in questa fase si ricaricano anche le batterie. Ci sono comunque un disco e una pinza sulla ruota anteriore, fasciata dalla carrozzeria, per arrestarsi in spazi davvero contenuti. Il problema, piuttosto, sono i tornanti e le manovre. Non tanto per il peso (l’ago della bilancia si ferma a circa 160 kg), quanto perché lo sterzo gira solo di pochi gradi e le curve più strette vanno affrontate con cautela. In sella tuttavia non si sta male. Non ci si sente inseriti nella moto, bensì appollaiati sopra, ma l’abitabilità – con pedane regolabili – è sufficiente anche per piloti che superano i 180 cm di statura. Il peso è tutto carico sul manubrio che spunta dalla carena, e la sella è sottile sotto il sedere, ma la sensazione più insolita si avverte in movimento. L’unico sistema di sospensione infatti è un ammortizzatore (prelavato da una Honda CBR600RR) che consente alla moto intera di “flottare”. La forcella (steli di una Harley, piedini di una Ducati Monster) è rigida, mentre il telaio (quello di una BMW R 45) è praticamente diviso in due. La doppia culla in acciaio è giuntata nella parte inferiore con uno snodo su ciascun lato, mentre al posto del trave centrale superiore c’è l’ammortizzatore.

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Il motore è solidale al la parte posteriore, dove il monobraccio di una BMW R 100 GS è imbullonato e lavora sempre nella stessa posizione, senza andare su e giù. In altre parole: la moto si piega a metà ogni volta che passa su un avvallamento o una sconnessione. La sensazione è davvero strana, perché si sente la special muoversi come un oggetto vivo, con le pedane che si avvicinano al piano di seduta e l’anteriore che quasi non affonda in frenata. Definire quali masse siano sospese e quali no diventa un garbuglio mentale, ma l’effetto di questa strana ciclistica è che, quando si accelera, la moto non tende a “sedersi” e il trasferimento della potenza alla ruota è impassibile alle variazioni del fondo e dell’assetto. La carica finisce abbastanza presto, e con essa il divertimento. Il pacco batterie da 72 V e 1.200 Wh fornisce l’energia necessaria a divertirsi per una ventina di minuti al massimo. Ma, come già detto, la destinazione di Change of Season non è la strada aperta. Però ci piace pensare che apra la strada (passateci il gioco di parole) a nuove idee e intuizioni. Al Motor Bike Expo, un ammirato Cory Ness (per chi non lo sapesse, è uno dei maggiori customizer a livello mondiale) è rimasto molto colpito da questa special e si è fatto immortalare al suo fianco. Chissà se i pezzi grossi di Monaco di Baviera l’hanno vista. In fondo, questa moto è un omaggio al Marchio dell’elica. Cristian e soci ne hanno usata una persino per realizzare la ruota posteriore. Anche se è di derivazione nautica, e BMW ha prodotto in passato motori per l’aviazione… In realtà, ci spiegano i ragazzi di Freesound Customs, la moto riassume tre distinti elementi. La parte superiore, che prende le mosse nella carena aerodinamica in alluminio con cupolino rivettato e che termina in un codino che ricorda un reattore, è interpretazione del mondo dell’aviazione. Il propulsore elettrico e il telaio, prettamente motociclistici, sono legati al suolo. La ruota posteriore, con la sua elica d’acciaio, è un richiamo all’ambiente acquatico. Ecco dunque spiegato il titolo dell’articolo: cielo, terra e mare.

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