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Yamaha YZF-R1M 2018: ancora tu

Prendi una supersportiva estremamente performante, migliorane i pochi punti deboli, rendila ancora più efficace dov’era già forte, servi con nuove carene in carbonio. Et voilà: ecco la Yamaha R1M in versione 2018. Le prime impressioni di guida dal Circuito di Valencia
1/6 Yamaha YZF-R1M 2018
Rispetto alla versione 2017 la nuova YZF-R1M 2018 non cambia nella sostanza ma vede l’arrivo di alcuni aggiornamenti che riguardano le sospensioni, il cambio, il look e l’elettronica. Per il 2018, YZF-R1M viene equipaggiata con la versione aggiornata delle sospensioni elettroniche Öhlins Smart EC 2 ERS, un cambio Quick Shift System perfezionato e utilizzabile anche in scalata che offre la possibilità di scegliere tra due modalità di innesto delle marce (1, la più veloce, 2, più progressiva) e una centralina con una diversa mappatura, che include anche il sistema anti-impennata (LIF) perfezionato. Inoltre, le grafiche della moto sono state riviste e sono aumentate le superfici realizzate in carbonio. Invariate invece le altre caratteristiche tecniche della moto: cliccate qui per tutti i dettagli.

Ora è arrivato il momento di salire in sella; ecco le prime impressioni di guida dal Circuito Ricardo Tormo di Valencia.
Yamaha YZF-R1 2018

Un'ottima base di partenza

Prima di oggi, l’ultima volta che avevamo guidato la R1M è stata nel 2017, al Motorland Aragon, in occasione della comparativa delle supersportive. Aveva siglato il miglior tempo e vinto la classifica di gradimento dei tester. Lo stesso era successo due anni prima, quando, all’esordio, aveva vinto la sfida con le rivali. Questo per dire che è difficile - forse addirittura presuntuoso - aspettarsi di più da una moto tanto valida. Il mondo, però, si sa, corre veloce. Soprattutto quello delle supersportive. Sedersi sugli allori vuol dire ritrovarsi a inseguire in un batter d’occhio, meglio quindi giocare d’anticipo; in fin dei conti, pur essendo mostruosamente veloce, la R1 qualche piccolo margine di miglioramento l’ha sempre mostrato. Era rimasta una delle poche senza il cambio elettronico bidirezionale, per esempio, e in alcune occasioni abbiamo anche criticato il fatto che l’ABS non fosse disinseribile - salvo poi trovare il modo di rallentarla efficacemente lavorando sull’assetto. E se quest’ultima caratteristica rimane tale e quale sulla versione 2018, sia riguardo il fatto che preferiremmo poterlo disinserire come sulle supersportive europee, sia riguardo l’indiscutibile efficacia in frenata una volta ottenuto un setting azzeccato, i passi avanti sono quelli che era prevedibile aspettarsi. Più qualche sorpresa.
Yamaha YZF-R1 2018

Ulteriormente migliorata

Yamaha YZF-R1 2018
Ecco il cambio elettronico bidirezionale, che la rende ancora più facile e incisiva in staccata e inserimento. La logica di controllo del quickshifter permette di scalare anche a moto inclinata, così ci si può letteralmente dimenticare della frizione. Minor impegno mentale, qualche frazione di secondo guadagnata qua e là: ben fatto. Ma Yamaha ha lavorato anche in aree dove era già forte. Le sospensioni semiattive Öhlins hanno una logica di controllo più evoluta, che rende più semplice cucirsi addosso l’assetto, grazie anche a una rinnovata interfaccia sul cruscotto. Serve, che so, un maggior trasferimento di carico sull’avantreno per favorire l’inserimento? Fatto: si va a intervenire solo in quella fase di guida lasciando inalterato il comportamento nel resto del tracciato. Sulla “vecchia” R1M non si poteva modificare il comportamento delle sospensioni solo in una determinata area. Un altro miglioramento è stato fatto nel funzionamento del controllo dell’impennata. In sostanza, riesce a garantire una miglior accelerazione senza ridurre più del dovuto la potenza del motore. Può sembrare una piccolezza ma è importantissimo. Un po’ come succede in MotoGP, la velocità che le supersportive moderne riescono a raggiungere in fondo ai rettilinei dipende non tanto dalla potenza massima del motore, ma più che altro da quanta accelerazione riescono ad avere in uscita di curva: meno potenza taglia l’antiwheelie nelle prime marce (ovvero, più è efficace nel funzionamento), maggiore sarà la velocità alla staccata e migliore sarà il tempo sul giro. Elementare, Watson. La R1 era già ottima in questa fase, grazie anche ad una trazione strepitosa; ora è semplicemente impressionante.
In verità, quello che stupisce di più è la completezza del pacchetto, perché queste migliorie vanno a sommarsi a un livello di efficacia già elevatissimo. La precisione del telaio è da riferimento (di migliorabile resta solo la maneggevolezza), le reazioni della ciclistica sempre controllate e controllabili, il pacchetto di aiuti elettronici è tra i migliori. Il motore ha coppia da vendere e un allungo deciso e coinvolgente, il tutto reso sfruttabile da una risposta al gas precisa e coerente. E ancora, la posizione di guida è azzeccata, la luce a terra abbondante, la protezione aerodinamica efficace. Tutto ciò, si traduce in una moto che, nel rapporto tra l’efficacia nel tempo sul giro e l’impegno richiesto alla guida, è probabilmente la migliore sul mercato. Di nuovo.
Yamaha YZF-R1 2018
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