Lanzarote, in una calda giornata di sole ci aspettano oltre 200 km di strade per mettere alla prova la nuova Yamaha MT-09. La prima grande curiosità è proprio quella di metterci sopra il sedere e partire, per capire quanto e se la diversa impostazione abbia davvero modificato il carattere della MT che conosciamo. Ci accorgiamo subito che gli interventi fatti alla triangolazione hanno conferito una posizione più caricata sul manubrio, senza però andare ad influire sul comfort, scopriremo poi. Il busto rimane eretto e il peso gravante sulle braccia è minimo e non le affatica nemmeno dopo svariati chilometri. Anche le gambe godono di un buon agio nonostante il riposizionamento delle pedane, sono poco piegate e ora lo spazio per i piedi è sufficiente anche quando si vuole guidare premendo con le punte.
L’avantreno è più solido e stabile, incrementando la fiducia trasmessa anche quando si entra in curva ad una velocità sostenuta, e con il freno ancora un pelo tirato. Rispetto alla precedente versione il passo in avanti è evidente e lo si percepisce, ma restano comunque i 130 mm di escursione della forcella, che pongono la MT a metà strada fra una naked e una motardona, e i trasferimenti di carico in accelerazione e frenata sono ancora percettibili e leggermente maggiori rispetto ad alcune delle sue rivali nate come stradali pure. È sufficiente però essere consci di avere a che fare con questo e adottare uno stile di guida meno nervoso, avendo un minimo di riguardo quando le si chiede di sfoderare la possente coppia del motore. Se guidata così, la MT tiene la linea con grande precisione e restituisce un’ottima sensazione di appoggio. L’impianto frenante è molto modulabile, l’avvento della pompa radiale Brembo ha aumentato il mordente perdendo quella sensazione di spugnosità che si aveva nel precedente modello. Un plauso anche all’elettronica; traction control e ABS (disattivabili) sono regolabili su più livelli e l’intervento è discreto e mai brusco.
Il motore guadagna l’omologazione Euro5+ ma resta sempre lui, il tre cilindri in linea da 899 cc capace di 119 CV a 7.000 giri/min, che ci basta una sola parola per definirlo: stupendo. Un aggettivo che gli si attribuisce sotto tutti gli aspetti, a partire dal sound cupo, ruggente, e che agli alti grida come un fossennato. Secondo punto di forza è il suo carattere elastico, dolce nell’erogazione ma allo stesso tempo grintoso ad ogni regime. Riprendendo il gas in mano sin da bassissimi giri lui è li, pronto ad accompagnarvi senza mostrare alcun cenno di pigrizia o debolezza. Volete allungare una marcia? Lui sfodera tutta la rabbia dei suoi 119 CV. In prima e seconda a decise rotazioni del polso destro si ottengono piacevoli alleggerimenti di avantreno, traducibili in goduriose impennate accentuando di poco l’angolo di rotazione, e in terza è sufficiente dare un colpetto di frizione per puntare il muso al cielo.
Terzo aspetto è la poliedricità, che ancor più in quest’ultima MT gioca un ruolo fondamentale. In aggiunta alle tre mappature preimpostate: Sport Street e Rain, ora è possibile personalizzare due mappature “Custom” scegliendo a proprio piacimento il livello di erogazione della potenza, dell’intervento del traction control, dello slide control, del lift control e dell’ABS. La Street è quella più equilibrata e che meglio si adatta ad un utilizzo extraurbano e alla guida fra le curve, con una risposta del gas pronta, corposa ma lineare, mai troppo brusca, sempre ben dosabile. La mappa Sport è invece la più “nervosa”, rende davvero molto sensibile la manopola destra e fa emergere un certo effetto on-off. Qualche vibrazione di troppo c'è, e la si avverte già a regimi medio-bassi, intorno ai 4.500 giri/min, dopodiché si intensificano superati i 6.000 e alla lunga, se tenuta in questa fascia, quindi a regimi autostradali, infastidiscono braccia e gambe.