Per la serie: trova le differenze (con oggi). Semplice: c’erano un sacco di moto! Anche una 500, il massimo delle prestazioni e della tecnica disponibile, si comprava dal concessionario. Provate a immaginare se oggi un pilota privato potesse comprare una MotoGP! Sta di fatto che nel campionato italiano correvano in 30, e c’era la possibilità di non qualificarsi. Un amatore poteva sentirsi un campione, e quando capitava, se le finanze lo consentivano, addirittura disputare una prova mondiale. Un Becheroni si confrontava nelle gare nazionali con campioni come Lucchinelli e Uncini, e nel GP d’Italia con gente come Sheene e Roberts. Ed era così non soltanto in 500, ma anche nelle classi minori, che pure avevano i loro specialisti. Figura ormai scomparsa: oggi si parte dalla Moto3 per passare alla Moto2 e poi finire in MotoGP. Dove però i posti sono molto limitati, e quindi c’è il rischio di finire la carriera lì, o al massimo riciclarsi in Superbike, se va bene, o categorie minori. A rischio di apparire nostalgico, mi spingo a dire che l’elemento sportivo allora era molto più presente, e importante, di oggi. Il pilota “della domenica” correva per passione ed era un vero protagonista. Penso per esempio al povero Guido Paci: di professione… pilota, ma di caccia dell’Aeronautica Militare, e di diletto pure, con moto e bob. Era velocissimo, tanto che Honda Italia lo mise sotto contratto affidandogli una delle RS500R derivate dalla moto iridata l’anno prima con Spencer. Che lui dipinse di rosa, il suo colore. Paci era completamente calvo, aveva i baffi da tartaro ed era velocissimo, tanto da mettere paura agli ufficiali del mondiale. Un vero personaggio, la cui carriera purtroppo terminò, insieme alla sua vita, alla 200 Miglia di Imola di quarant’anni fa, tradita proprio da quella moto importante mentre era in lotta per il secondo posto con Lucchinelli e Uncini. Le gare di Campionato Italiano erano combattutissime, perfino la RAI se ne accorgeva e per gli appuntamenti più prestigiosi a volte c’era anche la diretta TV.
Dopo il 1985, con la vittoria di Franco Uncini, il Campionato Italiano della 500 cala in prestigio e partecipanti, essendo disputato negli ultimi anni in prova unica a Vallelunga, ma nell’albo d’oro figurano nomi di tutto rispetto, come quelli di Biliotti, Chili e Papa.
Quando vedo griglie del mondiale con 22 moto, non riesco a non ripensare a quando da ragazzino leggevo cronache di gare nazionali della 500 con 30/40 moto al “Via!”; e piloti come Becheroni, come Paci e come Ekerold, eroi di un motociclismo che faceva sognare.