Abbiamo guidato le nostre BSA per il tratto di Provenza compreso tra le provincie di Vaucluse e Alpi dell’Alta Provenza, dove il colore dominante è il viola e tutto ha il sapore ed il profumo della lavanda. Questa è solo una particolarità della regione, un tratto forte della sua economia, ma l’Alta Provenza offre anche i villaggi in pietra, le vestigia romane, i mercatini e soprattutto le belle e tortuose strade “secondarie”. Siamo partiti da di St. Remy de Provence, per arrivare a Valensole.
IMPATTO CON LA PROVENZA
IMPATTO CON LA PROVENZA L’aria è calda e pervasa da un odore
dolciastro,
intenso, che arriva a folate, sospinto dal vento che, di tanto in tanto,
si alza per dare tregua all’afa. La strada scorre tra macchie di colore
giallo e viola, come in un quadro impressionista. Il profumo della lavanda
si fa sempre più forte, quasi alcolico. Chi capita da queste parti in macchina,
finestrini ermeticamente chiusi, aria condizionata a 22°C, non può apprezzare
le ondate inebrianti che ti avvolgono mentre passi in moto davanti alle
distillerie. È quasi un’ubriacatura. Fa girare la testa. Siamo in Provenza.
LA GUIDA
LA GUIDA Abbiamo lasciato l’autostrada A7, all’altezza di Cavaillon,
e con essa il salasso degli sbarramenti “a peage”, per raggiungere il
piccolo borgo di St. Remy de Provence. Ci aspettano qui, alla Classic Bike
Provence, tour operator particolare, che organizza itinerari in sella a
moto d’epoca, le nostre Birmingham Small Army, meglio note come BSA. E
con loro Neil, gallese doc, mente e cuore dell’organizzazione, intento
a oliare e lucidare i suoi tesori. Un breve briefing giusto per ricordarci
che il cambio è all’inglese, cioè a destra, cosa che per altro ci risulterà
evidente alla prima frenata brusca e servirà come memento imperituro. Ed
è già ora di una panaché fresca. Diamo uno sguardo alle carte, per decidere
quali strade prendere. Neil è informatissimo su lavori stradali, gare
ciclistiche,
sagre di paese e, ovviamente, la fioritura della lavanda. Sa dove i tagli
sono già stati fatti e dove, invece, è tutto viola, a perdita d’occhio.
LE STRADE DELLA PROVENZA
LE STRADE DELLA PROVENZA Il mattino successivo partiamo diretti verso
la pianura di Valensole, il cuore viola della Provenza. Il nostro viaggio
ha un ritmo rilassato: niente corse, solo qualche piacevole sgranchita
sui rettilinei per sfruttare il gran tiro del motore bicilindrico. Del
resto, si sa, che le inglesi bevono olio e, a marcia serrata, servono frequenti
rabbocchi. Neil è equipaggiato per qualsiasi emergenza, ma la nostra andatura
è un elogio alla lentezza, un omaggio alle bellezze che incontriamo lungo
il percorso. Niente inconvenienti, dunque. Ci muoviamo solo su strade
secondarie,
asfalto granuloso, ma buono, su e giù per le colline punteggiate di balle
di paglia, lungo le piane che alternano il giallo dei girasoli al viola
della lavanda. Il manubrio, decisamente alto, ci permette un assetto di
guida comodo e ideale per godere al massimo del paesaggio. La piana si
corruga di tanto in tanto e, appollaiati in cima ai rilievi, ci sono piccoli
villaggi di case basse, protetti dall’ombra di platani secolari, .lari
di pioppi e viali di faggi. Le mura sono di sasso, vestite d’edera, le
finestre pervinca. Le chiese, semplici, color ocra, si concedono un unico
vezzo: i campanili provenzali. Qui hanno le fogge più diverse, come i cappellini
di paglia che si vendono nei mercati da queste parti.
VITA E TRADIZIONI PROVENZALI
VITA E TRADIZIONI PROVENZALI Attraversiamo Cadenet e Lurmarin, con
il suo castello e la torre dell’orologio. Saliamo a Cucuron, passando
sotto mura del XII secolo e veniamo accolti dalle bancarelle del mercato,
strette intorno al Bassin de l’Etang, un grande stagno artificiale circondato
da platani secolari. È stato costruito per raccogliere acqua da diverse
sorgenti del Luberon e far girare le macine dei mulini. Oggi il suo specchio
celeste è al centro delle numerose feste di paese. Alcune bancarelle vendono
prodotti provenzali: essenze, tessuti, cappelli di paglia, ma anche liquori,
formaggi, olive e tutto quanto possa si possa mangiare e bere a base di
lavanda. Qua e là qualche immancabile venditore di brocantage propone crinoline,
porcellane e vecchie stampe che sembrano usciti dal corredo della nonna.
Ci fermiamo all’ombra dei platani per mangiare un insolito gelato alla
lavanda (non troppo insolito da queste parti) e guardare la gente indaffarata
nelle compere. Niente borse di plastica. Qui la cesta è sempre molto a
la page. Intanto Neil stringe un paio di bulloni e controlla l’olio alle
moto.
LE TERRE DIPINTE DAL SOLE
LE TERRE DIPINTE DAL SOLE Scampati un po’ alla calura, riprendiamo
le nostre moto e puntiamo, decisi, verso Manosque, sempre per strade secondarie.
Man mano il paesaggio si appiattisce e i campi occupano per intero la visuale.
Il sole amplifica gli odori che arrivano dalla campagna. Ogni volta che
rallentiamo ecco, improvviso, il frinire delle cicale. Le piante di lavanda
sono coltivate in lunghe file regolari, che seguono i profili del terreno
con ardite fughe prospettiche. In questa stagione, con l’aria tersa, secca,
e il sole che sublima i colori, la terra chiara, a tratti quasi bianca,
contrasta ancora di più con i .ori viola, sfacciati, al culmine della fioritura.
Il chiodo rosso di Neil e le BSA color amaranto con le marmitte a specchio,
formano un cromatismo insolito, ma sorprendentemente piacevole. Attraversiamo
la Durance, in questo periodo in secca, con i ghiaioni nudi al sole. Siamo
ormai prossimi alla Vallée du Soleil. Nei campi il taglio è cominciato
e ferve l’attività dei trattori. Il rombo allegro delle nostre BSA quasi
si perde mentre li incrociamo con il loro prezioso carico. Mentre ci avviciniamo
a Valensole sono sempre più numerosi e coi rimorchi rigorosamente viola.
VALENSOLE
VALENSOLE Siamo su un plateau a 580 metri s.l.m., dove tutto,
inclinazione
del sole, vento, condizioni atmosferiche, sembra perfetto per la coltivazione
di questo fiore. Ci fermiamo nei pressi di una distilleria e assistiamo
alla lavorazione delle piante appena raccolte. Vicino alle cisterne del
distillatoio l’aria è invasa da un odore caldo, dolciastro. Un elicottero
ronza sopra i campi. Qualcuno si sta godendo il panorama dall’alto. Valensole
è bardato a festa. Un palco ospita musiche e danze tradizionali. Il corso
principale è un fiume di persone intente a comprare prodotti a base di
lavanda. Sembrano api in preda alla frenesia: si assaggia, si annusa, si
spalma. Nelle mani o tra i capelli alcuni steli tagliati da poco. La fontana
di pietra assiste a questo rito da innumerevoli anni.
LAGO DI SAINTE CROIX E VERDON
LAGO DI SAINTE CROIX E VERDON Ubriachi di lavanda
prendiamo
la via per Riez, antico borgo romano, e raggiungiamo le sponde del lago
di Sainte Croix, un bacino artificiale ottenuto con lo sbarramento del
fiume Verdon negli Anni Settanta. La strada segue la riva con qualche ampio
tornante. La frizione non è morbidissima, ma a quest’ora ci siamo più
che abituati. Seguiamo il fiume che si è scavato la sua via verso la Durance
tra gole e contrafforti di calcare grigio, qui meno famosi che dall’altra
parte del lago, dove si trovano invece le celebri Gorges e il Gran Canyon
du Verdon. Arriviamo fino a Quinson, comune di 350 anime, abitato, però,
da tempi remoti: un milione d’anni. Non a caso il villaggio è sede di
un coreografico Musée de Préhistoire (
www.museeprehistoire.com),
realizzato niente meno che dal celebre architetto Norman Foster. Qui il
Verdon si allarga per la gioia degli appassionati di kayak, canoa e canyoning
e le falesie sono una palestra di arrampicata a cielo aperto.
SAPORI PROVENZIALI
SAPORI PROVENZIALI La strada
che ci riporta verso il plateau di Valensole è un susseguirsi di curve
morbide e il motore fila via liscio, grazie alle amorevoli cure di Neil.
Sulla via di casa, l’aria si è fatta, nel frattempo, più fresca e i colori
più morbidi. Neil trova anche il tempo di viziarci con un aperitivo e qualche
assaggio. Ci fermiamo prima in una charcuterie, dove, a detta sua, “spacciano”
il miglior prosciutto dolce della zona, e gli crediamo al primo morso.
Questo ci prepara al calice di vino rosé che ci concediamo, nel rispetto
del codice di guida francese, facendo tappa in una vecchia cantina. Ma,
a fine giornata, sono comunque l’odore della lavanda, che ha impregnato
i vestiti, il suo colore, che ci ha riempito gli occhi, persino il suo
sapore, a restarci dentro.
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