Gli ultimi 70 chilometri, percorsi prevalentemente lungo la D58, ci portano a Spalato, Split in Croato. Io non ci avevo mai pensato, ma due turisti con cui ci fermiamo a fare quattro chiacchiere al ristorante, ci fanno notare che il nome della città riporta a qualcosa di diviso, spaccato, frazionato. Split, appunto. Solo che non è una città inglese questa.
No, non c’entra nulla nessuna spaccatura o divisione (Diocleziano che divideva la società colpendo i cristiani, mi dicono), il nome è parecchio più antico dello splendido palazzo che rappresenta oggi la ricca cittadina dalmata: deriva dalla ginestra spinosa, arbusto molto comune nella regione, che in greco antico era denominato Aspálathos. Ginestra.
Torniamo a noi. Spalato ha bisogno di molti meno salamelecchi di presentazione rispetto a Sibenik che, lo sottolineo, è stata la più bella sorpresa di questo viaggio. Al suo fascino innegabile contribuisce anche la posizione sontuosa, incorniciata dalle montagne costiere che si specchiano nelle acque turchesi dell’Adriatico, impreziosite da un mosaico di isolotti.
È tutta bella, Spalato, ma inutile girarci attorno, il polo d’attrazione qui è il Palazzo che l’Imperatore Diocleziano si fece costruire tra il 293 ed il 305 d.C. per trascorrere la vecchiaia (patrimonio UNESCO dal ‘79, manco a dirlo). In effetti, oltre a essere una delle più imponenti tracce monumentali di epoca romana giunte fino a noi, è probabilmente il luogo in cui passerete maggior tempo se deciderete di visitare questa città, anche senza esserne del tutto coscienti.
Non è esattamente un palazzo, né un museo, ma il cuore pulsante di Spalato, il suo centro storico, attraversato da una fitta rete di vie piene di gente, abitanti, negozi, bar, ristoranti e piccoli mercati. Un rettangolo chiuso da mura con i due lati rispettivamente di 215 e 180 metri. C’è gente che ci vive, nel palazzo di Diocleziano, e tanta, tra passaggi coperti e cortili dove i ragazzini giocano a pallone e gli anziani siedono alle finestre delle loro case osservando il viavai tra queste mura millenarie.
Cardo, decumano, quattro porte intitolate a quattro diversi metalli che si aprono a ogni lato delle mura, cattedrale, peristilio, sfingi e colonne. C’è di che passare una buona giornata ad ascoltare una guida camminando, soffermandosi sui mille particolari. Ma una delle cose più interessanti è attraversare il mercato coperto, permanente, ed infilarsi nei sotterranei in un’atmosfera che si perde nelle pieghe del tempo.
Guardate quelle volte di pietra, le arcate, le sale: tutto quello che c’è sopra si regge su questi pilastri, e lo fa da oltre 1.700 anni. Se non vi basta questo per una bella sindrome di Stendhal vecchia maniera, beh, allora potrete concentrarvi sul fatto che siete appena entrati nell’antro dei draghi, il luogo in cui Daenerys Targaryen custodisce la sua preziosissima nidiata squamata quando è a Meereen. Non lo sapevate? Molte scene del Trono di Spade sono state girate qui. Chissà cosa ne penserebbe Diocleziano.