Caro Ivan, la suddivisione delle gomme tra globali (focus sul chilometraggio) ed europee (grip, in particolare sul bagnato) non è l’opinione di Motociclismo, ma la risposta ufficiale di Dunlop alla lettera del lettore. Per esempio, Michelin, Pirelli e Metzeler sviluppano prodotti in base alla destinazione d’uso e non differenziano i pneumatici in base all’area geografica di utilizzo, salvo rarissime eccezioni. È il caso delle Pirelli destinate alle naked di piccola cilindrata tipiche del Sud America, che hanno specifiche di progetto che rispecchiano le esigenze locali.
Eccezioni a parte, i costruttori identificano le gomme in base alla tipologia della moto e alle scelte del motociclista. Tanto che per una naked vengono proposte fino a cinque-sei differenti soluzioni, dalla più stradale a quella dedicata alla pista. I pneumatici sono un prodotto di compromesso: semplificando, una copertura stradale sarà più dura di una sportiva e avrà una maggiore resa chilometrica, ma un grip inferiore su asciutto. Inoltre, una copertura dura sopravvive più a lungo sulle strade rovinate del terzo mondo.
Questo dipende in buona parte dalle formule utilizzate dai costruttori per le mescole: per esempio, la silice è determinante nel grip sul bagnato e nella stabilizzazione della temperatura del pneumatico, ma non favorisce l’alto chilometraggio. È infatti molto utilizzata nelle gomme invernali, che non appena escono dal loro range di temperatura ideale si consumano con un ritmo superiore alle estive.
Quanto a montare una gomma “globale” da noi (la Trailmax Mission di cui si parlava sul numero di settembre è regolarmente in vendita), ribadiamo quanto scritto nella precedente risposta: una gomma deficitaria nel grip sul bagnato ci pare inadeguata per qualsiasi mercato.