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Il designer della H2R: “Avevamo pensato di farla naked e l’avrei voluta senza telaio”

A cosa si ispirano le linee della velocissima verdona? Quale è stata la parte più difficile da realizzare? E perché è diventata una supersportiva? Di questo e altro parliamo in un’intervista esclusiva con Keishi Fukumoto, responsabile del design di questa moto pazzesca

la capostipite

Proprio nel giorno in cui Kawasaki conferma al Salone di Tokyo la propria volontà di sviluppare una linea di moto spinte da motori sovralimentati, torniamo a parlare di Ninja H2 (cliccate qui per conoscere la versione 2016), la capostipite della famiglia, la moto che ci ha strabiliato a Losail e ci ha fatto vivere un’esperienza indimenticabile al Nürburgring. Iniziamo con l’intervista esclusiva al designer, cui seguiranno quelle al progettista e al collaudatore.

intervista esclusiva a Keishi Fukumoto, responsabile del design della Ninja H2

L’aspetto della moto è frutto più del design o più della funzionalità aerodinamica?
Il design arriva dalla funzione. All’inizio avevamo addirittura pensato di farla naked, perché lo smaltimento del calore era uno dei punti più importanti da gestire. In realtà c’erano tre punti fondamentali: fare arrivare più aria possibile al compressore, generare deportanza e smaltire il calore. Il disegno che vedete ora è quello che soddisfa meglio questi tre obiettivi.
 
È corretto dire che queste linee sono originate da vincoli tecnici?
In qualche modo sì. Se non avessimo fatto alcune scelte non avremmo potuto raggiungere performance così elevate.
 
Se qualcuno le avesse detto: deve disegnare la moto più veloce del mondo, liberamente, che tipo di moto avrebbe disegnato?
La moto più veloce. Ma in che modo? Questa è una domanda. Più veloce in pista, più veloce a Bonneville, più veloce in una drag race. La definizione di veloce ha risposte differenti, e dà origine a forme differenti.
 
C’è qualcosa a cui si è ispirato per dare forma alla H2/H2R?
Un aereo stealth.
 
Riesce a sfuggire anche ai radar della polizia...?
(Ride di gusto, ndr) No, purtroppo no.
 
La particolare verniciatura cromata è un elemento di design?
Sì. È una verniciatura molto difficile in termini di produzione, ma non abbiamo voluto accettare compromessi su questo punto. È stata una mia idea e ho chiesto al reparto produzione di realizzarla.
 
È soddisfatto del design finale, considerando tutti i vincoli che ha dovuto rispettare?
Molto contento. Io penso che il design non dev’essere fine a se stesso, ma dev’essere al servizio della performance.
 
C’è qualche soluzione imposta da motivazioni tecniche che avrebbe voluto diversa?
Sì, non mi piace la zona centrale del telaio, dove c’è il lungo tubo che scende quasi in verticale. Avrei voluto che la moto non avesse il telaio, con l’avantreno collegato al motore tramite una soluzione particolare.
 
Come mai ha dovuto rinunciare?
Non avremmo potuto industrializzare una soluzione del genere, sarebbe stato troppo difficile.
 
Qual è stata la parte più complicata da disegnare?
Il muso. Quando disegni una moto la vista laterale è sempre facile da realizzare, mentre quella frontale difficile.
 
Quanto avete lavorato su questa moto?
Due anni.
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