Iniziamo subito da ciò che tutti voi volete sentirvi dire: dopo 200 km di curve sulle strade alpine tra Bassano del Grappa, Asiago e Feltre, non possiamo che confermare le ottime impressioni che avevamo avuto qualche settimana fa in sella all’esemplare di pre-serie. Cominciamo con la posizione in sella e la maneggevolezza: la nuova RS 660 sa ospitare abbastanza comodamente anche i piloti più alti e di spazio ce n’è a sufficienza per muoversi con il sedere (chi scrive è 190 cm). La sella (a 820 mm dal suolo) è comoda e non è troppo cedevole (anche se un po’ scivolosa nelle frenate più importanti) e la triangolazione con le pedane e manubrio coniuga alla perfezione comfort e sportività. Si viaggia bene quando si cerca una posizione di guida sportiva, come quando si è alla ricerca di un minimo di comfort in più, nei trasferimenti e nel traffico cittadino ad esempio. La posizione di guida è una via di mezzo tra quella di una moto sportiva e una turistica. Il carico sui polsi non è poi così elevato: permette di sentire bene l'avantreno tra le curve, ma dopo una mezza giornata di guida i polsi iniziano ad affaticarsi, nonostante i semimanubri abbastanza aperti. Stanno meglio, invece, gli arti inferiori, che seppur molto piegati, non si affaticano particolarmente. Appena ci si mette in movimento ci si rende subito conto di due caratteristiche da non sottovalutare: la prima è l’elevato raggio di sterzata, che permette di fare inversione in spazi impensabili per una sportiva, la seconda è la leggerezza. I 183 kg in ordine di marcia (quindi con tutti i liquidi e il 90% del pieno sembrano in realtà molti meno. A livello di comfort possiamo fare un unico appunto: le vibrazioni su pedane e zona interna delle gambe, che crescono con il salire dei giri motori e nei lunghi trasferimenti risultano essere fastidiose. Apprezzabile, invece, il riparo aerodinamico: spalle e braccia rimangono ben protetti dalla bolla d’aria formata da cupolino e carenatura. Solo il casco ne rimane fuori, ma è colpito da un flusso d’aria costante, di quelli che non creano turbolenze e non “sballottolano” la testa.
Ma il bello della RS 660 viene quando si accende il motore e si ruota la manopola del gas. Il bicilindrico è accordato alla perfezione, forse in basso c’è meno pepe rispetto ad altri bicilindrici, ma ha una fluidità esemplare. Vero che il dato di coppia massima non è elevatissimo (67 Nm), ma c’è da considerare che l’80% di questo valore è disponibile già a 4.000 giri/min., questo significa avere una bella schiena fin da subito. Anche uscendo da una curva in terza marcia, a 3-3.500 giri/min. non c’è nessuna incertezza e il motore sale lineare fino ai 6.000 giri/min. Qui si “accuccia” un attimo per poi dare il meglio di sé sopra agli 8.000 e da questo regime e fino al limitatore (posto a 11.500 giri/min) è capace di una spinta esemplare. E poi… che sound! Mai ci saremmo aspettati una melodia simile da questo bicilindrico, che è capace di una voce cupa, rauca, del tutto simile a quella dei V4 di Noale. Questo è stato possibile grazie al suo manovellismo a 270°, che ha permesso alla Casa di simulare il sound, e il comportamento, di un motore a V.
Che possiamo dirvi della ciclistica? Beh, è un’Aprilia! Precisa, veloce e stabile. Forse non ha la rapidità di una naked nei cambi di direzione, ma la precisione e la stabilità di una vera sportiva. Le sospensioni sono il giusto mix tra sportività e comfort e permettono quindi di spingere (forte!) tra le curve e viaggiare senza che polsi e fondoschiena vi chiedano una pausa ogni 30 km. Ottima anche la frenata, che all’anteriore non ha un attacco nervoso, ma risponde perfettamente ad ogni minima variazione di pressione sulla leva ed è capace di staccate importanti. Da premere con decisione il pedale del freno posteriore.