Il programma prevedeva di atterrare all’aeroporto di Lisbona nella tarda mattinata, per cui pensavo che ci sarebbe scappata una passeggiata pomeridiana nell’Alfama, il quartiere più suggestivo, di origine araba, con vicoli di casette bianche in forte pendenza, percorsi dall’iconico tram numero 28… e da una gara di downhill in bicicletta. Ma stiamo parlando di una città da mezzo milione di abitanti, composta da diversi quartieri, ciascuno con le sue attrazioni: Pena, Bairro Alto, Príncipe Real, Campo Grande, Alto da Pina e tanti altri. Siamo stati alloggiati a Parque das Nações, all’estremità orientale della città, dove non ero mai stato: ed è stato un bene, perché un difetto di noi turisti è fissarci soltanto su alcuni posti, ignorandone tanti altri. È stato il quartiere dell’Expo di Lisbona 1998: in precedenza era un’area industriale malfamata sulle rive del fiume Tago, adesso è un quartiere alla moda, con edifici moderni, parchi e importanti luoghi di aggregazione come l’enorme acquario Oceanario, il Casino e l’Altice Arena, sede principale dei concerti della città (il 19/20 marzo 2024 ci si esiberanno i Depeche Mode, il 26/27 aprile Hans Zimmer, autore di quasi 150 colonne sonore per film cinematografici tra il 1984 ed oggi). Tra i vari locali alla moda spicca un ristorante panoramico che si trova in cima alla Torre Vasco de Gama, eretta nel 1998, alta 145 m e costruita a forma di vela di caravella. Nel 2006 è stata scalata dal francese Alain Robert, classe ‘62, noto come “Il vero Spider-Man” per la sua mania di arrampicarsi sulle più alte costruzioni del Mondo. La sua prima volta è avvenuta quando, a 12 anni, è rientrato in casa dopo avere perso le chiavi: e lui abitava al settimo piano... Appiccicato alla torre c’è un albergone di 20 piani, il Myriad ed è lì che siamo stati ospitati.
SONO UN PROVINCIALE
Appena uscito dall’aereo ho iniziato a menarla che dovevo assolutamente mangiare i pastéis de nata, che sono dei dolcetti tipici, nati nel Medioevo nel monastero Dos Jerónimos di Belém, a Lisbona. Si tratta di ciotole di pasta sfoglia riempite con crema pasticcera con strutto e albume d’uovo. A me piacciono da pazzi, ma a Milano li vendono soltanto in tre posti, così qua volevo andare in overdose. “Ah, sì, conosco un posto dove li fanno, al Bairro Alto”, diceva un collega. Ma tra arrivo in hotel, pranzo di gruppo e presentazione delle moto, il tempo per andare al Bairro non c’è stato. Ma sono un provinciale: quei dolcetti li fanno dappertutto, in Portogallo. Ed è facile trovarli anche in altre zone d’Europa, come Londra.
Dalla finestra dell’hotel vedevo un viadotto dalla lunghezza esagerata, che spariva in mare aperto. In realtà si tratta di un lago formato dal fiume Tago. Qui, sempre in occasione di Expo 1998, allo scopo di alleviare il traffico sul Ponte 25 Aprile (l’unico che superasse il fiume) hanno costruito questo viadotto, lungo oltre 17 km, anche se la parte di fiume che attraversa ne misura 10. L’Expo è stato realizzato in occasione del cinquecentesimo compleanno della rotta marittima per l'India compiuta da Vasco da Gama ed è per questo che anche il viadotto prende il nome dell’esploratore. Fino al 2018 era il ponte più lungo d’Europa, ma è stato battuto, per un chilometro, dal Ponte di Crimea. Il nostro viaggio è iniziato proprio su questo viadotto. La foto che non ho potuto fare era un pescatore con stivaloni in mezzo al lago, sullo sfondo di Lisbona emergente dalle acque.
Il nostro gruppo prevedeva giornalisti di ceppo latino, quindi anche italiani. I 630 km del percorso sono stati divisi in tre, in maniera tale da coprirne oltre 200 con ciascuna moto, tutte e tre con il cambio automatico. Ma le tappe erano due. Tutto il viaggio è stato un continuo alternarsi tra parti scorrevoli e veloci ad altre molto tortuose, con fondi stradali perfetti, divertentissimi. Ogni tanto ci fermavamo in un posto significativo: il primo, al km 173, era un canyon del fiume Tago, con tanto di spiaggia e gente in costume da bagno (in aprile), ai piedi del trecentesco castello di Benver.
Seguiva la traversata di una catena di montagne basse e cespugliose, Serra da Melriça, dove ci fermavamo nel Centro Geodetico del Portogallo, la cui definizione, lo confesso, non mi è chiara (in rete leggo che sarebbe il centroide della proiezione di una regione della superficie terrestre su un ellissoide o sul geoide ma, per me, è arabo). Non è il punto di incrocio delle diagonali del rettangolo dentro cui sono inscrivibili i confini del Portogallo. Ha a che fare con il baricentro di una nazione e la cosa non è facile da stabilire se considerate che, in Italia, ben cinque località tra Umbria e Lazio rivendicano tale primato (e il centro di Bari… non c’entra).
In serata arrivavamo ad Unhais da Serra, un piccolo paese ai piedi della Serra da Estrela, nell’omonimo parco naturale, dove venivamo ospitati nell’H2otel Congress and Medical SPA. Di solito gli alberghi hanno la piscina, ma qua era la piscina ad avere l’albergo.