La R1 fa dell'equilibrio e del feeling di guida le sue armi e Yamaha, per la versione 2020, ha deciso di non cambiare rotta puntando, per esempio, su un motore più potente - anche se i tecnici dicono che la nuova unità ha più potenziale in ottica gara - ma piuttosto di migliore ulteriormente questa alchimia con tantissimi aggiornamenti. Far sì che il pilota si senta, come prima e più di prima, un tutt'uno con la moto è, per Iwata, la strada più efficace per ottenere buoni tempi sul giro. Ecco quindi freno motore regolabile, nuove sospensioni, un nuovo comando del gas, ABS regolabile, una carenatura più efficace. Più tanto altro che trovate nella sezione tecnica: qui. Nulla di rivoluzionario dal punto di vista della guida, mentre "un grande passo per l'umanità" il motore Euro 5. Se nessuno ce l'avesse detto non ce ne saremmo accorti, il che è una buona notizia: vuol dire che, a fronte di un buon lavoro da parte delle Case, questa normativa non ci spegnerà il sorriso.
In sella la R1 è... una R1. Veloce senza essere spaventosa, maneggevole senza essere nervosa, stabilissima. Restiamo convinti di quanto scritto in occasione della comparativa supersportive: è quasi certamente la moto che chiede meno sforzo per andare forte. Ha una trazione strepitosa, una perfetta connessione tra comando del gas e ruota posteriore, un'elettronica attenta senza essere invasiva, una posizione di guida azzeccata (e che potrebbe migliorare ancora se i semimanubri fossero leggermente più "aperti"). L'elettronica prevede ora la possibilità di regolare freno motore e ABS, ma ci riserviamo di esprimere un giudizio più accurato su questo due sistemi in un secondo momento. Da un lato, ci spiace che il nuovo ABS non preveda più la ripartizione di frenata sulla ruota posteriore; il sottoscritto la trovava comoda e efficace nell'aiutare a fermare la moto (da sempre punto abbastanza delicato della guida con la R1). Dall'altro si può frenare con più decisione a moto piegata senza chiamarlo in causa. Difficile quindi capire se il bilancio sia a favore o contro.
Yamaha dice però che la maggior parte dei piloti non apprezzava la frenata automatica sulla ruota posteriore, ed è quindi pensabile che, in generale, il sistema piacerà di più. Jerez non è nemmeno la pista giusta per apprezzare la possibilità di ridurre il freno motore: con le frenate in discesa e i curvoni velocissimi meglio una moto che rallenti tanto a gas chiuso. Upgrade sensibile quello alle sospensioni: la versione standard digerisce con nonchalance ancora maggiore le frenatone, ed è più sincera in percorrenza sulle sconnessioni. Mentre sulle nuove unità Ohlins della R1M (in foto qui sotto) vi sapremo dire qualcosa nel pomeriggio. Dove la R1 ha fatto secondo noi un passo indietro è nel grip offerto dai fianchi. La nuova carenatura passa sopra il telaio e non aiuta a contrastare la forza in frenata né a rimanere aggrappati con la gamba in piega.