Nelle sospensioni tradizionali, una molla sostiene la moto ed è la componente elastica che smorza le forze generate dalle asperità del suolo. Le masse sospese, tutte quelle non direttamente appoggiate a terra, sono sorrette dalle molle delle sospensioni, che però “oscillano” tra il punto di massima a minima compressione sino a che l’energia applicata si disperde naturalmente in calore. Prima o poi questa oscillazione termina, ma l’effetto sarebbe sgradevole e gli pneumatici rimbalzerebbero in modo incontrollato. Entra in scena l’ammortizzatore, che “frena” il movimento della molla, controlla l’oscillazione e garantisce il contatto a terra degli pneumatici. L’ammortizzatore è sostanzialmente un cilindro in cui scorre un pistone che costringe il fluido idraulico a passare attraverso fori e lamelle che si oppongono in modo controllato allo scorrimento. Scegliendo lamelle adatte e calibrando i fori si dosa il passaggio del fluido, quindi il suo attrito, quindi lo smorzamento. Sostituendo le lamelle e allontanando o avvicinando gli spilli conici dai fori di passaggio tramite viti esterne, si regola il “freno idraulico” in compressione, estensione e, nei componenti più evoluti, alle alte e basse velocità di movimento del pistone dell’ammortizzatore. Il limite delle normali sospensioni è di non riuscire ad adeguarsi a ogni condizione del terreno e alle sollecitazioni che arrivano dalla moto.
Sul sito abbiamo due interessanti articoli di Aldo Ballerini in tema di sospensioni: cliccate qui per la prima parte, dove si illustrano i segreti delle molle e dell’assetto; qui la seconda parte, dedicata all’idraulica.