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Sospensioni rivoluzionate, col fluido magnetico

Abbiamo provato su strada una Moto Morini Granpasso R con le nuove sospensioni magnetoreologiche "Magneto", realizzate da Mupo con l'aiuto dei docenti dell'università di Salerno. Disponibili per l'acquisto, ecco quanto costano, come sono fatte e come funzionano
1/14 La Moto Morini Granpasso R equipaggiata con sospensioni magnetoreologiche "Magneto", realizzate da Mupo con l'aiuto dei docenti dell'università di Salerno.

10 anni di esperimenti, poi arriva Magneto

Da sinistra a destra, gli ingegneri Antonio Pietrosanto e Marco Carratù di Spring Off, Gianluca Maselli (Mupo), il nostro Riccardo Capacchione e Federico Bolognini (tecnico Mupo).
Le sospensioni magnetoreologiche sono ben note nel settore automobilistico di altissima gamma: Ferrari e Audi le montano su alcuni loro modelli, Lamborghini le fornisce come accessorio. Sulle moto, da almeno una decina di anni si fa sperimentazione ma non c’erano applicazioni concrete fino a che Mupo non ha messo in produzione Magneto, un sistema semi-attivo che utilizza questa tecnologia e rivoluziona il comportamento di forcella ed ammortizzatore. La ricerca è stata effettuata da docenti dell’università di Salerno che hanno anche costituito una società, la Spring Off che detiene il brevetto della strategia di controllo del sistema di attivazione delle particelle metalliche che sono seminate nel fluido interno alle sospensioni (nella gallery le foto dei dettagli tecnici e maggiori spiegazioni).

Definizione

Il fluido che si trova nelle sospensioni magnetoreologiche Mupo "Magneto" può cambiare la sua viscosità in una frazione di secondo, diventando liquido o estremamente denso. Questo grazie a particelle metalliche sottilissime (3-5 micron) che vengono attivate da un campo magnetico.
Con “magnetoreologico” si intende un elemento che, quando sottoposto a un campo magnetico, reagisce variando una o più delle proprie caratteristiche fisiche. In questo caso viene modificato il freno idraulico variando la densità dell'olio (che poi olio non è, ma lo vedremo tra poco…) contenuto all'interno delle sospensioni. Il cambiamento è notevolissimo: si va da un fluido che può avere una bassissima viscosità (poco più che acqua) a una specie di malleabile "pongo". Tutto praticamente in tempo reale a seguito delle sollecitazioni che arrivano dalle ruote e dalla strada.

Facciamo un ripasso

Schema di una forcella tradizionale
Nelle sospensioni tradizionali, una molla sostiene la moto ed è la componente elastica che smorza le forze generate dalle asperità del suolo. Le masse sospese, tutte quelle non direttamente appoggiate a terra, sono sorrette dalle molle delle sospensioni, che però “oscillano” tra il punto di massima a minima compressione sino a che l’energia applicata si disperde naturalmente in calore. Prima o poi questa oscillazione termina, ma l’effetto sarebbe sgradevole e gli pneumatici rimbalzerebbero in modo incontrollato. Entra in scena l’ammortizzatore, che “frena” il movimento della molla, controlla l’oscillazione e garantisce il contatto a terra degli pneumatici. L’ammortizzatore è sostanzialmente un cilindro in cui scorre un pistone che costringe il fluido idraulico a passare attraverso fori e lamelle che si oppongono in modo controllato allo scorrimento. Scegliendo lamelle adatte e calibrando i fori si dosa il passaggio del fluido, quindi il suo attrito, quindi lo smorzamento. Sostituendo le lamelle e allontanando o avvicinando gli spilli conici dai fori di passaggio tramite viti esterne, si regola il “freno idraulico” in compressione, estensione e, nei componenti più evoluti, alle alte e basse velocità di movimento del pistone dell’ammortizzatore. Il limite delle normali sospensioni è di non riuscire ad adeguarsi a ogni condizione del terreno e alle sollecitazioni che arrivano dalla moto.
Sul sito abbiamo due interessanti articoli di Aldo Ballerini in tema di sospensioni: cliccate qui per la prima parte, dove si illustrano i segreti delle molle e dell’assetto; qui la seconda parte, dedicata all’idraulica.

Principio di funzionamento delle “megnetoreologiche”

I componenti del sistema di sospensioni magnetoreologiche Mupo Magneto
L’approccio delle sospensioni magnetoreologiche è differente: piuttosto che variare lo scorrimento dell’olio, se ne varia la densità. Disperdendo nel fluido una miriade di particelle metalliche (3-5 micron) sensibili ai campi magnetici e dotando di un elettromagnete il pistone della sospensione, è possibile allineare queste pagliuzze di ferro applicando campi magnetici di intensità variabile. Così, quando il fluido passa nei pressi dell’elettromagnete posizionato nel pistone, la sua densità varia all’istante, e solo nel punto interessato dal campo magnetico. Il pistone infatti scorre con un certo “gioco” nel cilindro che lo ospita consentendo il passaggio dell’olio idraulico. Grazie a una centralina che contiene un giroscopio che valuta 1000 volte al secondo il beccheggio e rollio della moto, la sospensione modifica “in diretta” la risposta alle sollecitazioni. È come se un tecnico agisse col giravite sui registri 1000 volte al secondo. Ovviamente, queste sospensioni non hanno la capacità di sapere in anticipo quello che scorrerà sotto le ruote, ma sono certo rapidissime nel reagire e nell'adattarsi a ogni variazione dell'asfalto o del terreno quando vanno in fuoristrada.

Basta un cellulare per cambiare le sospensioni

L'avantreno della Moto Morini Granpasso R equipaggiata con sospensioni sospensioni magnetoreologiche Mupo Magneto
Il sistema di Mupo comprende questa centralina e gli elementi ammortizzanti, forcella ed ammortizzatore che sono simili a quelli tradizionali. Ma c’è di più: queste due sospensioni dialogano tra di loro, accordando il funzionamento del retrotreno con quello all’avantreno e viceversa. I costi di un kit Magneto completo (anteriore e posteriore), variano da 3.965 a 4.270 euro ed esiste anche un allestimento dedicato alle BMW con Telelever, commercializzato a 3.540 euro (l’olio costa 40 euro al litro). Tutti questi dispositivi consentono di regolare le impostazioni di base, permettendo di scegliere un set tendenzialmente soffice oppure rigido, sia dialogando con la centralina tramite una app dedicata, sia tramite un sistema bluetooth. Non ci siamo limitati a valutare l’aspetto tecnico, ma abbiamo provato (ed è la prima volta che accade con i sistemi magnetoreologici destinati espressamente alle moto) queste innovative sospensioni in un road test: il sistema richiede un certo adattamento nei primi chilometri d'uso, ma il funzionamento di queste sospensioni è così performante che fa davvero la differenza.

Test su strada: risposta istantanea, ma solo a "caldo"

Il tester di Motociclismo prova la Moto Morini Granpasso R equipaggiata con sospensioni magnetoreologiche "Magneto", realizzate da Mupo
Abbiamo provato le Magneto sulla Moto Morini Granpasso 1200 R. Il primo contatto non è stato dei più semplici perché le sospensioni non avevano un’accettabile costanza di funzionamento. Dopo un decina di km cominciano a reagire: il motivo è dovuto alle particelle metalliche che si depositano sul fondo degli ammortizzatori separandosi e stratificandosi progressivamente. Una volta “rimescolate” le particelle metalliche nell’olio idraulico, forcella e mono hanno cominciato a lavorare. La progressione di funzionamento è dolce e lo smorzamento ridotto nel primo tratto di corsa, consentendo di copiare le piccole asperità. Quando si richiama il freno anteriore o si affronta una buca profonda, il sistema risponde istantaneamente offrendo maggior contrasto all’affondamento. Il setting iniziale morbido provoca leggere oscillazioni, per cui abbiamo aumentato del 20% la frenatura di base dell'ammortizzatore: ora la Morini è precisa, ma nervosa sullo sconnesso. Riducendo la rigidità idraulica del 20% la moto corre come su un fuso, offrendo ottimo comfort e adattandosi in tempo reale alla guida veloce. Ci siamo avventurati anche ad affrontare lo sterrato: le Magneto si sono dimostrate molto scorrevoli, concedendo l’intera corsa utile delle sospensioni per assorbire le buche e i dislivelli del terreno
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