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Royal Enfield Classic 350, come va, pregi e difetti

Il claim di un amaro in voga negli Anni 70 e 80 riassume al meglio la caratteristica principe dell’erede della storica Bullet: la capacità di staccare dalla frenesia che scandisce il nostro tempo. La Royal Enfield Classic 350 è facile e comoda, ha un motore pulsa senza correre, mentre la frenata manca di mordente

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Chissà quanti di voi hanno riconosciuto nel titolo il claim pubblicitario dell’amaro Cynar? Se lo avete fatto, significa che avete qualche annetto sulle spalle proprio come chi sta scrivendo. L’abbinamento con la protagonista della nostra prova è venuto d’istinto, senza forzature né possibili secondi fini se non quello di riassumere al meglio la filosofia dell’inedita Royal Enfield Classic 350.

Lei nasce per rivitalizzare la famiglia delle vintage che, a causa della normativa Euro 5, nel 2021 è rimasta orfana della vecchietta Bullet. La storica monocilindrica ad aste e bilancieri è stata in piedi finché ha potuto, ben novant’anni di onorata carriera passata, tra alti e bassi, a pistonare - e a vibrare con una certa insistenza, bisogna scriverlo - sulle strade di tutto il mondo, tenendo alta la bandiera del classico “duro e puro”.

Ma il fiume del tempo scorre inesorabile e la modernizzazione è un predatore vorace, di quelli che mangiano tutto e velocemente, deglutendo senza quasi masticare. Un ritmo forsennato e ansiogeno al quale o ci si adatta oppure si tenta di combattere proponendo un concetto totalmente opposto, altrettanto valido e, soprattutto, coerente con il proprio essere. E in questo Royal Enfield è maestra.

Ispirata nelle linee alla G2 del 1948, la prima Bullet del dopoguerra, la nuova Classic 350 prende dalla tecnologia di oggi tutto quello che serve per non rinunciare alla propria filosofia (iniezione elettronica e catalizzatore), mettendo così al centro del progetto un monocilindrico in pace con gli obblighi antinquinamento e forte del proprio marchio di fabbrica: il raffreddamento ad aria e olio.

Che poi questo propulsore sia lo stesso già visto sulla cugina cruiser Meteor 350 tanto meglio, visto che a noi è piaciuto molto (così come la moto, di cui potete leggere cliccando qui). In più, non toglie nulla sull’originalità del progetto della Classic, che da subito cattura gli sguardi degli amanti del genere per l’attenzione posta su tanti piccoli dettagli, curati tanto nella qualità quanto nel richiamo al passato senza mai cadere nel pacchiano.

Tra questi c’è di certo il frontale: il faro tondo alogeno sfoggia l’immancabile aletta, le caratteristiche luci di posizione incastonate nella nacelle che, tra l’altro, ingloba sempre la strumentazione e il blocchetto d’accensione. Ci sono poi le manopole tonde, i comandi elettrici al manubrio in stile anni Cinquanta, i grossi indicatori di direzione arancioni, le cover sugli steli della forcella, i parafanghi lunghi e avvolgenti, gli specchietti cromati e la seduta sdoppiata in un iconico colore marrone.

E infine quei particolari che una vera classica deve per forza avere: le ruote a raggi in acciaio dalle misure d’antan (19” all’anteriore e 18” al posteriore), gli ammortizzatori regolabili nel precarico molla imbullonati al parafango, lo scarico a collo di bottiglia che corre lungo tutta la moto sul lato destro e per ultimo, il pezzo forte, il sopracitato motore, un “corsa lunga” generoso ai bassi (per quanto possa esserlo un 350) e dalla scarsa propensione ad allungare.

Rispetto al suo predecessore, questo motore ha forme morbide e tondeggianti in linea con il design di tutta la carrozzeria ed è molto più compatto sia in larghezza sia in lunghezza. Sfrutta sempre un cambio a cinque marce, ma questo funziona molto meglio, con rapporti ben spaziati tra loro e innesti fluidi sia a salire sia a scendere: ha giusto un leggero impuntamento tra la prima e la seconda se non si dà un colpo deciso sulla leva, che risulta un po’ scomoda da azionare per via della poca distanza dalla pedana. Anche la frizione convince, con la leva mai pesante da azionare.

A proposito di peso, i 189 kg rilevati a secco non si sentono affatto, nelle manovre da fermi la moto è una bicicletta sia se si è in sella sia che si stia giù, l’angolo di sterzo ampio permettere di girare in un fazzoletto e issarla sul cavalletto centrale è alla portata di tutti, anche dei meno forzuti: si fa presa sulla piccola maniglia a lato della sella e oplà, la Classic è parcheggiata.

Una volta avviata si scopre una moto votata al relax. Non che ci fossero dei dubbi, basta guardarla per capirlo, ma tra le pedane leggermente avanzate, il manubrio che va incontro al pilota e “costringe” la schiena a stare dritta, le selle basse e ben imbottite, il sound allo scarico pacato e il pistonare bradicardico del mono, seduti sulla “tremmezzo” si prova solo distensione e pace interiore.

Se facessimo un'analogia con il mondo animale, la Classic 350 sarebbe uno degli esseri più pacifici e “buddisti”: il bradipo. Perché nonostante si spalanchi il gas lei si muove sempre con la stessa andatura placida e romantica che la contraddistingue, come uno di quegli slow (i “lenti” da ballare abbracciati guancia contro guancia) che andavano tanto di moda negli Anni 50.

Insomma, vietato correre con lei: la sostanza è tutta nei primi 3.000 giri. La velocità massima indicata dalla lancetta del tachimetro parla chiaro: 120 km/h raggiunti con parecchia calma. L’andatura di crociera qui si attesta sui 60 km/h. Al massimo 70, visto che a “ottanta all’ora” si è sensibilmente al di fuori dell’effetto “Cynar”. Le vibrazioni iniziano a farsi sentire su manubrio e pedane (senza però infastidire), ma soprattutto è netta la percezione del motore che “mura”, che smette di fare strada invogliando il cambio di marcia. Insistere sul gas non serve, si rischia solo di amplificare il senso di frustrazione. Meglio far propria la filosofia della moto, mettere da parte la sportività che ci contraddistingue e liberare la propria parte zen pensando alla storiella della lepre e della tartaruga, scoprendo quanto è vero il vecchio adagio: “chi va piano, va sano e lontano”.

A proposito di distanze, la Classic è la perfetta moto da città, poco larga, corta, con il baricentro basso, intuitiva nei movimenti e maneggevole nello stretto: è così ben equilibrata che tra le auto in coda ci si muove con un filo di gas sfruttando la dolcezza e la prontezza ai bassi del motore. Se non si è masochisti, l’autostrada è meglio evitarla, ma in extraurbano di strada se ne può fare quanta se ne vuole.

La seduta non stanca né gambe né schiena e le selle sono ben conformate da reggere una giornata intera senza afflosciarsi. Certo, bisogna armarsi di pazienza e tanta voglia di godersi il viaggio per macinare asfalto come non ci fosse un domani. In compenso, si possono apprezzare i panorami, i profumi e l’aria fresca sul viso senza lo stesso non rinunciare anche al piacere di guida. Sì, perché nonostante la Classic sia l’antitesi della sportività, nel misto mette in mostra una piacevole rotondità d’esecuzione, con ingressi di curva e cambi di direzione convincenti, grazie a un avantreno che asseconda ogni comando del pilota. Il tutto con un senso di controllo e sicurezza elevati.

Merito degli pneumatici dal comportamento progressivo e della forcella che non va in crisi, nemmeno nelle frenate più aggressive. Non per una sua particolare taratura (morbida ma funzionale sulle buche), quanto per la mancanza di mordente da parte del disco anteriore. La mente va subito alle frenate di una volta, con l’impianto posteriore più efficace e quello anteriore adibito al rallentamento nonostante si agisca con forza sulla leva. Un appunto anche sugli ammortizzatori che, se sugli asfalti lisci convincono, sugli avvallamenti tendono a rimbalzare, mentre sulle buche più profonde la risposta risulta spesso troppo secca, smorzata più che altro dalla buona imbottitura della sella.

  • Peso a vuoto (% anteriore - posteriore) 188,9 kg (45,3 - 54,7)
  • Capacità serbatoio 12,5 l
  • Consumi urbano 35,6 km/l; extraurbano 33,0 km/l; autonomia indicativa in autostrada 400 km
  • Potenza massima all’albero - alla ruota 17,4 CV - 15,9 CV (a 6.000 giri/min)
  • Coppia massima all’albero - alla ruota 26,0 Nm - 23,7 Nm (a 2.750 giri/min)
  • Velocità massima 117,9 km/h
  • Accelerazione 0-100 km/h 14,0 s
  • Accelerazione 0-400 m - velocità di uscita 18,8 s - 108 km/h
  • Ripresa da 50 km/h in 5a su 400 m - vel. uscita 18,3 s - 99,4 km/h
  • Frenata da 90 e 50 km/h 38,2 m - 11,2 m

  • COMMENTO Il segreto del monocilindrico indiano è la disponibilità immediata della coppia nei primi 3.000 giri/min, con il picco addirittura a 2.750 giri/min. Una erogazione da “tutto e subito” che fa da contraltare a una maggiore lentezza nello sviluppare potenza ai medi regimi. Il picco di potenza inferiore rispetto al dichiarato è attribuibile al fatto che il nostro esemplare avesse pochissimi chilometri.

  • PREGI motore fluido; guida rotonda; selle comode
  • DIFETTI poca potenza; frenata debole; ammortizzatori secchi

  • CONCORRENTI
    Benelli Imperiale: 374 cc; 17,4 CV a 5.400 giri/min; 26,1 Nm a 3.000 giri/min; 127 km/h; acc. 0-400 m 17,9 s; frenata 39,7 m; 195,9 kg (42,5% - 57,5%); 4.240 euro c.i.m.
  • MOTORE 4T, monocilindrico, alesaggio x corsa 72x85,8 mm, cilindrata 349,34 cc, rapporto di compressione 9,5:1, distribuzione monoalbero a camme in testa, 2 valvole, raffreddamento aria/olio. Potenza massima 20,2 CV (14,87 kW) a 6.100 giri/min, coppia massima 27 Nm (2,75 kgm) a 4.000 giri/min. Velocità max 114 km/h.
  • ALIMENTAZIONE iniezione elettronica, diametro corpo farfallato n.d. Capacità serbatoio carburante 13 litri (4 di riserva).
  • TRASMISSIONE primaria a ingranaggi, rapporto 2,313; finale a catena, rapporto 2,800.
  • CAMBIO a cinque marce. Valori rapporti: 2,615 in prima, 1,706 in seconda, 1,300 in terza, 1,040 in quarta, 0,875 in quinta.
  • FRIZIONE multidisco in bagno d’olio con comando meccanico.
  • TELAIO monotrave con culla inferiore in tubi di acciao, inclinazione cannotto di sterzo n.d., avancorsa n.d.
  • SOSPENSIONI anteriore, forcella tradizionale con steli da 41 mm ed escursione di 130 mm; posteriore, coppia di ammortizzatori regolabili nel precarico molla su sei posizioni, escursione n.d.
  • RUOTE cerchi a raggi; pneumatici Ceat, anteriore 100/90-19”, posteriore 120/80-18”.
  • FRENI anteriore, disco singolo da 300 mm con pinza flottante ad attacco assiale a doppio pistoncino, posteriore, disco da 270 mm e pinza a singolo pistoncino. ABS a due canali.
  • DIMENSIONI (IN MM) E PESO lunghezza 2.145, larghezza 785, altezza 1.090, interasse 1.390, altezza sella 805; peso 195 kg in ordine di marcia. COLORI sette: verde, nero, grigio, rosso, bronzo, nero opaco, grigio opaco.
  • PREZZO E DISPONIBILITÀ da 5.050 euro c.i.m., già in vendita
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