Una volta avviata si scopre una moto votata al relax. Non che ci fossero dei dubbi, basta guardarla per capirlo, ma tra le pedane leggermente avanzate, il manubrio che va incontro al pilota e “costringe” la schiena a stare dritta, le selle basse e ben imbottite, il sound allo scarico pacato e il pistonare bradicardico del mono, seduti sulla “tremmezzo” si prova solo distensione e pace interiore.
Se facessimo un'analogia con il mondo animale, la Classic 350 sarebbe uno degli esseri più pacifici e “buddisti”: il bradipo. Perché nonostante si spalanchi il gas lei si muove sempre con la stessa andatura placida e romantica che la contraddistingue, come uno di quegli slow (i “lenti” da ballare abbracciati guancia contro guancia) che andavano tanto di moda negli Anni 50.
Insomma, vietato correre con lei: la sostanza è tutta nei primi 3.000 giri. La velocità massima indicata dalla lancetta del tachimetro parla chiaro: 120 km/h raggiunti con parecchia calma. L’andatura di crociera qui si attesta sui 60 km/h. Al massimo 70, visto che a “ottanta all’ora” si è sensibilmente al di fuori dell’effetto “Cynar”. Le vibrazioni iniziano a farsi sentire su manubrio e pedane (senza però infastidire), ma soprattutto è netta la percezione del motore che “mura”, che smette di fare strada invogliando il cambio di marcia. Insistere sul gas non serve, si rischia solo di amplificare il senso di frustrazione. Meglio far propria la filosofia della moto, mettere da parte la sportività che ci contraddistingue e liberare la propria parte zen pensando alla storiella della lepre e della tartaruga, scoprendo quanto è vero il vecchio adagio: “chi va piano, va sano e lontano”.
A proposito di distanze, la Classic è la perfetta moto da città, poco larga, corta, con il baricentro basso, intuitiva nei movimenti e maneggevole nello stretto: è così ben equilibrata che tra le auto in coda ci si muove con un filo di gas sfruttando la dolcezza e la prontezza ai bassi del motore. Se non si è masochisti, l’autostrada è meglio evitarla, ma in extraurbano di strada se ne può fare quanta se ne vuole.
La seduta non stanca né gambe né schiena e le selle sono ben conformate da reggere una giornata intera senza afflosciarsi. Certo, bisogna armarsi di pazienza e tanta voglia di godersi il viaggio per macinare asfalto come non ci fosse un domani. In compenso, si possono apprezzare i panorami, i profumi e l’aria fresca sul viso senza lo stesso non rinunciare anche al piacere di guida. Sì, perché nonostante la Classic sia l’antitesi della sportività, nel misto mette in mostra una piacevole rotondità d’esecuzione, con ingressi di curva e cambi di direzione convincenti, grazie a un avantreno che asseconda ogni comando del pilota. Il tutto con un senso di controllo e sicurezza elevati.
Merito degli pneumatici dal comportamento progressivo e della forcella che non va in crisi, nemmeno nelle frenate più aggressive. Non per una sua particolare taratura (morbida ma funzionale sulle buche), quanto per la mancanza di mordente da parte del disco anteriore. La mente va subito alle frenate di una volta, con l’impianto posteriore più efficace e quello anteriore adibito al rallentamento nonostante si agisca con forza sulla leva. Un appunto anche sugli ammortizzatori che, se sugli asfalti lisci convincono, sugli avvallamenti tendono a rimbalzare, mentre sulle buche più profonde la risposta risulta spesso troppo secca, smorzata più che altro dalla buona imbottitura della sella.