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MotoGP Mugello: come le maratone che ti esaltano all'ultimo km!

Pecco Bagnaia scende in pista con casco dedicato alla canzone "Rock'n roll all nite" dei Kiss abbinato alla colorazione azzurra con tricolore della moto. Da questa miscela assurda è scaturita una doppietta che gli ha fatto guadagnare 21 punti in classifica. Ma è negli ultimi metri che la gara ha preso una piega inaspettata

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Sembra di tornare ai tempi delle "scenette" di Valentino Rossi, con Bagnaia che festeggia la vittoria al Mugello suonando insieme ai Kiss.

È un paradosso che gare pericolose, adrenaliniche e mozzafiato come quelle della MotoGP vengano viste in salotto, sul divano, nel massimo del comfort. La gara lunga del Mugello è iniziata con una serie di sorpassi allucinanti di Pecco Bagnaia che, a questo punto, vorrei sapere in che posizione è nella classifica dei migliori sorpassatori di tutti i tempi. Non è la prima volta che azzecca una serie di traiettorie che, in una o due curve, gli consentono di superare fino a cinque piloti in pochi secondi. Ma poi, già alla terza curva di tutta la corsa, la situazione s’è congelata con Bagnaia primo, Martin secondo, Bastianini terzo, il Marquez con la M quarto, Acosta quinto, Morbidelli quinto e Viñales sesto. È andata avanti così per un sacco di giri e poiché il mio divano è molto comodo, mi sono addormentato. Mi sono svegliato verso il finale e la situazione era più o meno quella, così ho pensato pessimisticamente che Bagnaia sarebbe caduto durante l’ultimo giro. C’era Viñales che insidiava Morbidelli e Marquez che passava Bastianini, poi di nuovo calma piatta. Ma poi, quando ormai mancavano pochi giri, sono successe delle cose.

Maratone, quelle vere

A questo punto mi viene in mente una volta, di cui non ricordo né la data né l’evento, ma credo fosse vent’anni fa, in cui stavo guardando in tv una gara di maratona, dove un vichingo alto, biondo e barbuto bagarrava con un gruppo di etiopi. La gara era avvincente, ma era lunga 42 km e 195 metri, al che un’amica ha commentato: “Che palle ‘sta roba. Perché la trasmettono intera? Non potrebbero filmare soltanto l’ultimo chilometro?”. Io ero inorridito e mi domandavo quanto fosse modesto il quoziente intellettivo della mia amica, perché non capiva quanto fosse interessante vivere la storia di una gara in diretta, sfumando uno dopo l’altro i momenti che portano al suo epilogo. Del resto, guardare le gare di MotoGP tramite gli Highlight lascia sempre dell’amaro in bocca. Però a ‘sto giro abbiamo veramente assistito a una gara monotona, con quei sei piloti che hanno viaggiato troppo a lungo in fila indiana, senza che succedesse qualcosa per un numero infinito di giri. Guardavo la classifica scritta a sinistra nella speranza che Luca Marini prendesse i suoi primi punti ma niente, mai una gioia nemmeno da quelle parti. Poi, finalmente, negli ultimi giri i piloti si sono ricordati di dare spettacolo. Jorge Martin ha recuperato il gap nei confronti di Bagnaia e sembrava pronto per attaccarlo, invece è finita che all’ultima curva è stato preso da Bastianini che, da quarto che era diventato, come spesso gli succede ha messo il turbo nel finale ed ha terminato secondo.

Enea sta viaggiando a un livello altissimo, con il suo stile da maratoneta, grande rimontatore ed è quarto nel Mondiale. Ma gli manca la vittoria, cosa che riusciva ad ottenere quando guidava una moto privata. Misteri delle corse. Nel frattempo sa già che non verrà confermato come pilota ufficiale nel 2025 e potrebbe finire sulla GASGAS

Anche quello che è successo a Martin è un classico: il crollo delle gomme nel finale, per cui durante l’ultimo giro è diventato da cacciatore di Pecco a preda di Enea. Ma io Martin lo ammiro moltissimo. Quello che gli è successo sabato, durante la Sprint, mi ha fatto ricordare il nostro Francesco Catanese, il tester delle maxienduro, quando partecipò all’Erzberg di una ventina di anni fa con un prototipo di Moto Morini Granpasso che non aveva angolo di sterzo. Era una gestione precedente della Morini, non pensiate male di quella attuale. Francesco mi disse: “Mario, io domani mi ammazzo, questa moto non curva”. Fu di parola: highside e omero spaccato in due. Ecco, sabato Martin non si trovava con l’avantreno della sua Ducati, lo ha detto agli ingegneri, ha paventato un finale drammatico e infatti s’è sdraiato durante la Sprint. Questa è gente che si rende conto che la moto è pericolosa, ma ci prova lo stesso. E siccome qua le gare sono due, lui ha affrontato quella di domenica ben conscio di cosa gli fosse successo al sabato: ma ha lottato fino all’ultimo giro per arrivare primo.

A un certo punto aveva agganciato Pecco.

Come si fa a sgombrare la mente da certi pensieri e guidare al limite? Lo ammiro. Certo, va detto che nel frattempo nel team Pramac erano riusciti a migliorare la situazione, ma il tuo cervello di pilota non ti dice “Questa è la stessa pista dove ti sei appena steso” e tu di conseguenza vai più piano? Evidentemente i cervelli dei piloti sono diversi da quelli delle persone normali. Correre al limite è il loro mestiere, vincere la loro droga, sono esseri sovrumani, se cadono si rialzano e, subito dopo, tirano esattamente come se non fosse successo niente. Se cadi e ti spaventi, non sei un pilota (detto da uno che si spaventa).

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